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La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet

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golare apprendistato, che permette di completare la formazione <strong>ai</strong> giovani che non trovano<br />

un posto come apprendisti.<br />

L’avvicinamento dei giovani al mercato del lavoro è perseguito anche attraverso la promozione<br />

delle esperienze di stage durante o subito dopo gli studi, in modo da rompere il circolo<br />

vizioso “no lavoro, no esperienza; no esperienza, no lavoro”. Tali iniziative si concretizzano<br />

spesso in incentivi economici per gli stagisti, come nel caso dello “start-up bonus” belga, un<br />

premio pagato <strong>ai</strong> giovani che svolgono un’attività lavorativa di almeno 4 mesi durante il periodo<br />

<strong>della</strong> scuola dell’obbligo. In altri casi l’obiettivo è favorire l’assunzione degli ex stagisti<br />

una volta che hanno conseguito la laurea, come avviene in Slovenia grazie al programma<br />

“Graduate-Activate yourself and get the job”, che fornisce <strong>ai</strong> datori di lavoro un incentivo di<br />

2.000 euro per ogni assunzione. Di particolare interesse è l’iniziativa olandese denominata<br />

“XXL Jobs”, che si pone l’obiettivo di colmare il mismatch tra istruzione e sistema produttivo<br />

offrendo <strong>ai</strong> neodiplomati la possibilità di svolgere un’esperienza di lavoro affiancati da lavoratori<br />

maturi in settori dove la domanda di lavoro supera l’offerta. Infine, alcuni Paesi hanno<br />

introdotto misure per prevenire lo sfruttamento dello strumento dello stage come forma di<br />

lavoro sottopagato; a tal fine, in Francia è stato introdotto un “salario minimo” da pagare allo<br />

stagista dopo i primi 2 mesi di stage.<br />

Politiche attive (o di attivazione)<br />

Nell’ultimo decennio la maggior parte dei Paesi europei ha attribuito un ruolo di primaria importanza<br />

alle politiche di attivazione dei disoccupati, che sono fondamentali per prevenire la<br />

loro perdita di contatto col mercato del lavoro con conseguente dequalificazione e, infine,<br />

scoraggiamento. Le politiche attive rivestono un ruolo particolarmente importante nel caso<br />

dei giovani, in quanto periodi prolungati di disoccupazione in giovane età possono compromettere<br />

seriamente le prospettive occupazionali future. Tra le politiche attive, spesso legate<br />

alla fruizione di un’indennità di disoccupazione, si distinguono quelle consistenti nella sola<br />

attività di informazione e di orientamento da quelle appartenenti <strong>ai</strong> “programmi outreach” o<br />

al modello di “lavoro garantito” (job guarantee).<br />

Quest’ultimo tipo di interventi, particolarmente diffuso nei Paesi del nord Europa, garantisce<br />

<strong>ai</strong> disoccupati di medio-lungo periodo politiche attive volte al reinserimento lavorativo,<br />

all’avvio di un’attività d’impresa o all’attivazione di percorsi di formazione e prevedono delle<br />

penalizzazioni per coloro che non vi prendono parte. Garanzie di questo tipo sono state<br />

introdotte durante la <strong>crisi</strong> economica in Norvegia, Svezia, Gran Bretagna e Danimarca, con<br />

<strong>tempi</strong> diversi di attivazione da Paese a Paese. In Olanda (Investment in Youth Act), l’obiettivo<br />

di prevenire la dipendenza dei giovani dal welfare è stata perseguita in modo ancora più<br />

drastico, stabilendo che i disoccupati di età 18-27 non hanno più diritto all’assistenza sociale<br />

bensì alla formazione o ad un posto di lavoro; nel caso in cui si inseriscano in un percorso<br />

formativo ricevono un’indennità pari a quella garantita dall’assistenza sociale.<br />

Tra i programmi di attivazione meritano una particolare attenzione i “programmi outreach”,<br />

che si rivolgono <strong>ai</strong> giovani disoccupati sconosciuti <strong>ai</strong> centri per l’impiego, in quanto non beneficiari<br />

di ammortizzatori sociali. Per attivare questa categoria di disoccupati, spesso ad<br />

elevato rischio di inattività, alcuni Paesi europei hanno creato delle vere e proprie agenzie<br />

per i giovani (ad esempio i Connexions Services in Gran Bretagna) o comunque messo in<br />

atto programmi con l’obiettivo di intercettare i giovani a rischio di esclusione quando ancora<br />

nel sistema dell’istruzione o non appena abbandonano gli studi.<br />

Un ulteriore tipo di politica attiva, invece, consiste nello stimolare i giovani rimuovendo gli<br />

ostacoli logistici e/o economici che possono limitare le loro possibilità di cercare un impiego.<br />

In particolare, alcuni Paesi hanno intrapreso misure volte a stimolare la mobilità geografica<br />

dei giovani in cerca di impiego, contribuendo <strong>ai</strong> costi di trasporto e/o alloggio. Ad esempio,<br />

in Bulgaria il programma “Close to Work” prevede la copertura dei costi di viaggio per i primi<br />

12 mesi di lavoro di coloro (non solo giovani) che hanno trovato un impiego ad oltre 80km<br />

dalla propria residenza, mentre in Ungheria tutti i giovani disoccupati da oltre 3 mesi ricevono<br />

un sussidio per il trasporto al posto di lavoro. Infine, in Francia i giovani che hanno<br />

perso il lavoro in certi settori o hanno appena concluso un apprendistato e hanno bisogno di<br />

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