La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet
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CONCLUSIONI<br />
Il rapporto ha evidenziato la crescente difficoltà <strong>della</strong> <strong>condizione</strong> <strong>giovanile</strong> e il<br />
ruolo cruciale che in essa svolge il passaggio complesso, travagliato, e talora negato,<br />
dal percorso formativo al lavoro. Un passaggio difficile per ragioni orm<strong>ai</strong><br />
strutturali, da ricercarsi in primo luogo nel relativo declino del nostro sistema produttivo,<br />
posizionato per lo più in settori manifatturieri maturi o nei servizi tradizionali,<br />
contraddistinto da imprese troppo piccole, spesso incapaci di individuare le<br />
necessità dell’investimento e dell’innovazione e dunque anche di esprimere una<br />
domanda di capitale umano qualificato. Un passaggio travagliato, in secondo<br />
luogo, per le caratteristiche del nostro sistema formativo, sempre meno capace di<br />
produrre e riprodurre i saperi e le competenze necessari a rendere competitivi i nostri<br />
sistemi produttivi. Un passaggio, infine, reso ancor più difficile da riforme del<br />
mercato del lavoro che, se nel breve periodo hanno garantito una maggiore occupabilità<br />
dei giovani, sono state travolte dalla mancanza di una ridefinizione complessiva<br />
e coerente dei meccanismi di welfare, finendo per condannare un’intera<br />
generazione alla precarietà lavorativa e all’insicurezza sociale. Il rischio da scongiurare<br />
è quindi che questo sentiero accidentato verso la vita adulta possa minare le<br />
basi stesse <strong>della</strong> riproduzione dei fattori materiali ed immateriali dello sviluppo e<br />
del benessere <strong>della</strong> nostra regione.<br />
Una volta delineato il quadro di ciò che è avvenuto, il rapporto individua le linee<br />
portanti di una exit strategy possibile, organizzando la riflessione sui due passaggi<br />
critici che chiamano in causa le politiche e le istituzioni: la formazione delle<br />
competenze e l’accesso al mondo del lavoro.<br />
5.1<br />
<strong>La</strong> formazione delle competenze<br />
Il primo elemento <strong>della</strong> exit strategy è rappresentato dalla sfida di una complessiva<br />
e profonda ridefinizione dei sistemi di produzione dei saperi e delle competenze. Si<br />
tratta <strong>della</strong> scuola, in particolare dell’istruzione secondaria e dell’Università, nonché<br />
<strong>della</strong> formazione professionale. Il rapporto individua chiaramente l’opportunità<br />
di trasformazione del nostro sistema di produzione dei saperi e delle competenze in<br />
quello che i sociologi chiamano un modello orientato alla ridondanza, un sistema<br />
nel quale esistono rapporti forti e istituzionalmente organizzati tra scuola e mercato<br />
del lavoro e in cui le istituzioni formative producono un sovrappiù di competenze<br />
rispetto al fabbisogno immediatamente espresso dalle imprese. Se lasciato a sé, infatti,<br />
l’equilibrio di mercato potrebbe produrre soluzioni sub ottimali, specie in un<br />
sistema produttivo quale è il nostro, caratterizzato dalla piccola impresa spesso posizionata<br />
in settori tecnologicamente maturi, con la conseguenza che il comportamento<br />
razionale del singolo (l’impresa, ma anche la famiglia) tende a un<br />
sottoinvestimento sistemico in formazione e quindi a privare l’intero sistema economico<br />
di un fattore chiave dello sviluppo, ossia la capacità di assorbimento, applicazione,<br />
e creazione di innovazione tecnologica.<br />
Una tale operazione di riforma richiede l’individuazione di un orizzonte strategico<br />
del cambiamento socio-economico all’interno del quale sia possibile distinguere i<br />
motori dello sviluppo futuro e di conseguenza i profili competenziali da trasferire in<br />
modo stabile nell’asse formativo dell’istruzione e <strong>della</strong> formazione. È questo un<br />
obiettivo ambizioso, impossibile senza una tecno-struttura che sia in grado di<br />
coordinare la strategia di cambiamento, quindi elaborare e poi attuare strategie<br />
all’altezza delle sfide. È un compito che, nell’ambito di un quadro di progressiva<br />
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