La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet
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essere sviluppate a proposito <strong>della</strong> filiera sanità e turismo o sui distretti dei beni<br />
culturali.<br />
Per favorire la difficile transizione dei giovani al mondo del lavoro, appare infine<br />
fondamentale migliorare gli strumenti di indirizzo delle loro scelte formative.<br />
Oggi le scelte scolastiche e universitarie tendono a rispecchiare in larga parte il<br />
background socio-culturale <strong>della</strong> famiglia di origine, con la conseguenza che molto<br />
spesso i figli dei laureati scelgono di frequentare il liceo (anche se non particolarmente<br />
motivati a farlo), mentre i giovani con capitale culturale più debole tendono<br />
ad essere traghettati verso scuole considerate di “rango inferiore”, dopo le quali<br />
l’accesso all’università non sia una scelta obbligata. Inoltre la funzione dell’orientamento<br />
è svolta dagli insegnanti in modo perlopiù approssimativo: basandosi sui<br />
risultati scolastici, essi indirizzano gli studenti verso un determinato tipo di scuola<br />
piuttosto che un altro sulla base <strong>della</strong> quantità d’impegno richiesto in ognuno. Ma<br />
consigliare a studenti con scarsi profitti principalmente l’istruzione e formazione<br />
professionale mentre a studenti con ottimi profitti l’istruzione liceale non è un buon<br />
metodo per fare orientamento. Affinché l’orientamento sia effettivamente efficace<br />
nel traghettare i giovani verso il percorso di studio più idoneo, si dovrebbe partire<br />
da una revisione delle modalità secondo le quali viene formulato il consiglio<br />
orientativo da parte degli insegnanti, i quali più che ragionare sui risultati scolastici<br />
dovrebbero considerare le potenzialità e le attitudini del giovane, indirizzandolo<br />
quindi verso un certo indirizzo di studi per le caratteristiche disciplinari e<br />
qualitative che questo presenta, piuttosto che per la quantità d’impegno richiesto<br />
(distinguendo tra scuole di “serie A”, di “serie B” e di “serie C”). Un tale tipo di<br />
attività orientativa presuppone innanzitutto che sia trasmessa <strong>ai</strong> giovani una nuova<br />
cultura del lavoro, che dia eguale dignità a tutte le professioni, comprese quelle<br />
manuali, che spesso risultano scarsamente appetibili pur fornendo in molti casi<br />
maggiori opportunità occupazionali.<br />
3.4.2 Stimolare la domanda di lavoro qualificato<br />
<strong>La</strong> qualità dei posti di lavoro dipende in primo luogo dalla capacità di espansione<br />
di un’economia verso i settori tecnologicamente più avanzati. Da questo punto di<br />
vista, un presupposto necessario per riattivare la domanda di lavoro qualificato è<br />
una seria politica industriale che favorisca la riorganizzazione del sistema produttivo<br />
verso settori con prospettive di espansione e di crescita, sia produttiva che occupazionale,<br />
di buona qualità. Una simile strategia potrebbe stimolare la valorizzazione<br />
delle risorse umane qualificate, riducendo il mismatch e favorendo<br />
l’investimento in formazione dei lavoratori.<br />
Sul fronte delle istituzioni, invece, si dovrebbe stimolare un utilizzo virtuoso<br />
del fattore lavoro da parte delle imprese, disincentivando un impiego del lavoro<br />
“usa e getta”, che non prevede alcuna forma di investimento sulla qualità delle<br />
proprie risorse umane, con conseguenze ovvie sia sull’azienda che sul lavoratore.<br />
Per fare ciò, sarebbe necessario rendere più oneroso il ricorso a forme contrattuali<br />
di estrema flessibilità (es. contratto a chiamata) e favorire forme di inserimento sì<br />
flessibili ma con contenuto formativo, che abbiano un ritorno tanto per l’impresa<br />
che per il giovane lavoratore, fornendo così incentivi alla stabilizzazione. In questo<br />
senso è apprezzabile il tentativo <strong>della</strong> riforma Fornero di valorizzare il contratto<br />
d’apprendistato come la modalità da prediligere per l’ingresso dei giovani sul mercato<br />
del lavoro, limitandone al contempo le modalità di utilizzo al fine di contenere<br />
gli abusi. Tuttavia, resta aperto il grave e diffuso problema dell’inadeguatezza dei<br />
contenuti formativi, utilizzati principalmente per poter beneficiare delle (spesso<br />
generose) agevolazioni dei contratti a causa mista. A questo proposito, l’erogazione<br />
delle stesse solo al termine dell’intervento di formazione, previa verifica <strong>della</strong><br />
formazione impartita e delle conoscenze acquisite, potrebbe rappresentare una<br />
buona strategia per cercare di migliorare gli esiti formativi degli apprendisti.<br />
Migliorare la funzione<br />
di orientamento<br />
Favorire i settori con<br />
prospettive di crescita<br />
di buona qualità<br />
Fornire incentivi<br />
all’investimento nelle<br />
risorse umane<br />
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