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La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet

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Un primo dato che permette di comprendere la potenziale entità del mismatch<br />

verticale tra i giovani toscani proviene d<strong>ai</strong> dati Excelsior 33 relativi <strong>ai</strong> fabbisogni<br />

occupazionali delle imprese dell’industria e dei servizi attesi per l’anno 2011. Infatti,<br />

a fronte di una domanda di lavoro complessiva pari a circa 17.360 lavoratori,<br />

il 42,4% riguarda i diplomati e solo il 9,6% i laureati, mentre per il 12,6% interessa<br />

chi ha frequentato un corso di istruzione-formazione professionale e per il 35,4%<br />

chi ha completato al massimo la scuola dell’obbligo.<br />

Non c’è perciò da meravigliarsi se molti dei nostri giovani qualificati si trovino<br />

oggi a svolgere professioni che richiedono competenze o qualifiche inferiori a<br />

quelle effettivamente possedute. Per verificare l’effettiva entità del fenomeno<br />

dell’overeducation tra i giovani toscani si è scelto di utilizzare sia un approccio<br />

“statistico” 34 , già presente in altri lavori dell’IRPET, che uno di tipo soggettivo”,<br />

che permetta di aggirare eventuali distorsioni legate alla forte eterogeneità di<br />

competenze richieste all’interno di una stessa branca occupazionale e/o possedute<br />

da individui con lo stesso livello di istruzione formale e all’effetto coorte derivante<br />

dal progressivo upgrading <strong>della</strong> domanda di qualificazione da parte delle imprese,<br />

che può essere particolarmente rilevante in un’analisi incentrata sui giovani. <strong>La</strong><br />

nostra metodologia di tipo “statistico” si basa sulla definizione dell’ISTAT, che<br />

ritiene adeguatamente inquadrato il lavoratore che possiede il titolo di studio che<br />

presenta la frequenza relativa più elevata per il gruppo professionale di riferimento<br />

(a un digit).<br />

Le nostre stime, già presentate nel Cap. 2 per il biennio 2008-2010 35 per i giovani<br />

15-29, mostrano un’elevata incidenza del sottoinquadramento tra i giovani toscani, tra<br />

i quali quasi uno su due (il 47,2%) svolge un lavoro per il quale il suo titolo di studio<br />

non è necessario. Gli overeducated sono lievemente più frequenti tra i diplomati<br />

(47,7%) ma anche i laureati presentano un’incidenza molto elevata (45,5%). Inoltre,<br />

nel capitolo 2 si è visto come sia tra i laureati che il sottoinquadramento “grave” 36 è<br />

più diffuso.<br />

<strong>La</strong> misura “soggettiva” di sottoinquadramento, rilevata sul campione italiano<br />

dell’indagine ISFOL Plus, fornisce un quadro parzialmente diverso del fenomeno<br />

dell’overeducation, ridimensionando, in parte, l’entità del fenomeno (Graf. 3.12).<br />

Infatti, dall’autodichiarazione degli under 35 emerge che il 42,7% dei giovani italiani<br />

svolge un lavoro per il quale il titolo di studio posseduto non è richiesto. Distinguendo<br />

per titolo di studio, si osserva come soprattutto per i laureati la misura<br />

soggettiva ridimensioni il fenomeno dell’overeducation, in quanto solo uno su<br />

quattro dichiara di svolgere un lavoro per il quale il suo titolo di studio non è richiesto.<br />

Tale discrepanza è indubbiamente legata alla forte eterogeneità di competenze<br />

richieste all’interno di una stessa branca occupazionale: alcuni datori di<br />

lavoro possono richiedere un titolo terziario anche per posizioni impiegatizie o tec-<br />

È scarsa la domanda<br />

di laureati in<br />

Toscana…<br />

… e ciò da origine al<br />

fenomeno dell’overeducation<br />

33 L’indagine, condotta annualmente dalle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura con il coordinamento<br />

di Unioncamere in accordo con il Ministero del <strong>La</strong>voro, è svolta in ogni provincia italiana con interviste<br />

dirette o telefoniche, coinvolgendo un campione di 100mila imprese private di tutti i settori economici e di<br />

tutte le dimensioni. Si ricorda che l’indagine Excelsior riguarda solamente “dichiarazioni d’intenti” da parte delle<br />

imprese in merito alle assunzioni previste, che potrebbero, per vari motivi, non verificarsi concretamente.<br />

34 In letteratura esistono diverse metodologie per l’individuazione dei casi di overeducation, ognuna delle quali fa leva<br />

su una diversa misura del titolo di studio “necessario” per una determinata occupazione. Le principali sono la metodologia<br />

“normativa”, che prevede un’attribuzione a priori del titolo di studio “necessario” per ogni occupazione, la metodologia<br />

“soggettiva”, che si basa su un’autodichiarazione dei lavoratori circa l’adeguatezza del proprio titolo di studio per<br />

il lavoro svolto e la metodologia “statistica”, che si basa sui valori medi o modali di istruzione per ogni occupazione.<br />

35 I dati presentati in questo capitolo possono differire da quelli del Cap. 2, che riguardano un periodo precedente il<br />

cambiamento <strong>della</strong> classificazione delle professioni avvenuto nel 2011 e incorporato nei dati qui presentati.<br />

36 Sono stati inclusi nella categoria di sottoinquadramento “lieve” i diplomati inseriti nelle professioni qualificate<br />

nelle attività, tra gli artigiani e gli oper<strong>ai</strong> specializzati ed i laureati che svolgono attività impiegatizie e professioni<br />

tecniche; nel sottoinquadramento “grave”, invece, sono stati inclusi i diplomati che svolgono attività da oper<strong>ai</strong><br />

semiqualificati e professioni non qualificate e i laureati che svolgono professioni qualificate nelle attività, artigiani<br />

e oper<strong>ai</strong> semiqualificati oltre, ovviamente, a tutte le professioni non qualificate.<br />

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