La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet
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Il sottoinquadramento<br />
è più diffuso tra i<br />
diplomati …<br />
… ma è più “grave”<br />
tra i laureati<br />
2.2.1 Il sottoiquadramento 12<br />
Con la contrazione <strong>della</strong> domanda di lavoro anche il fenomeno del sottoinquadramento<br />
è diminuito e la stretta è stata più forte proprio all’interno delle categorie<br />
maggiormente esposte alla congiuntura, come nel caso dei laureati, per i quali si è<br />
assistito a una discesa di oltre 10 punti percentuali del tasso di occupazione e ad<br />
una parallela contrazione <strong>della</strong> quota di sottoinquadrati (-36%).<br />
Nel confronto per titolo di studio, infatti, sono i diplomati a registrare la probabilità<br />
più elevata di sottoinquadramento (53% contro il 48% dei laureati), una percentuale<br />
peraltro in lieve crescita negli ultimi anni. Per intercettare la porzione più<br />
penalizzante del fenomeno, comunque, si è scomposto il sottoinquadramento in due<br />
componenti: il sottoinquadramento di livello “lieve”, che comprende i casi in cui la<br />
maturazione delle competenze potrebbe andare di pari passo con l’inquadramento,<br />
e quello di livello “grave” per i casi in cui è più probabile un effetto duraturo, se<br />
non permanente, sulla carriera 13 .<br />
Tra i laureati il fenomeno del sottoinquadramento evidenzia, infatti, una penalizzazione<br />
più profonda: due giovani su dieci svolgono una professione del tutto<br />
incongruente con il titolo di studio terziario, mentre tale percentuale si dimezza tra<br />
i diplomati. Se all’inizio <strong>della</strong> carriera l’inserimento in una mansione di livello<br />
inferiore a quella di riferimento potrebbe essere un modo per tenere conto <strong>della</strong><br />
mancanza di skills specifici, quando vi è una radicale incongruenza tra il titolo di<br />
studio e la professione è possibile che si siano instaurate situazioni di mismatch insanabili<br />
attraverso la naturale evoluzione per anzianità delle carriere.<br />
Tabella 2.12<br />
GIOVANI (15-29) SOTTOINQUADRATI, PER TITOLO DI STUDIO. TOSCANA. 2010 E 2008<br />
Quote 2010 Variazione % 2010-2008<br />
Incidenza<br />
sottoinquadrati<br />
Incidenza<br />
sottoinquadrati “gravi”<br />
Sottoinquadrati Sottoinquadrati “gravi”<br />
Diplomati 52,5 10,0 3,9 -15,1<br />
<strong>La</strong>ureati 48,3 20,0 -35,8 -0,4<br />
TOTALE 36,8 8,4 -5,9 -11,1<br />
Fonte: elaborazioni IRPET su dati ISTAT, Forze di <strong>La</strong>voro<br />
Tra i giovani più di<br />
tre lavoratori su dieci<br />
sono “atipici”<br />
2.2.2 <strong>La</strong> precarietà del contratto<br />
Sempre più spesso il fenomeno del sottoinquadramento si somma a forme varie di<br />
atipicità, tra le quali spicca il lavoro a termine, che ha contribuito in misura<br />
determinante a rafforzare la vulnerabilità dei più giovani di fronte alle instabilità<br />
<strong>della</strong> congiuntura economica.<br />
In Toscana l’incidenza del lavoro atipico è tra i giovani oltre quattro volte superiore<br />
a quella degli adulti e il triennio di <strong>crisi</strong> non sembra aver intaccato tale proporzione:<br />
in media nel primo semestre 2012 rientravano nel lavoro atipico il 34%<br />
dei lavoratori con meno di 30 anni e l’8% di quelli con oltre 30 anni.<br />
Guardando alle tipologie contrattuali più diffuse, il contratto a tempo determinato<br />
assorbe una quota consistente di giovani in tutti gli ordini di istruzione, spie-<br />
12 Il cambiamento di classificazione delle professioni nella Rilevazione ISTAT a partire dall’anno 2011 rende impossibile<br />
un confronto puntuale con i dati degli anni precedenti. Per tale motivo, in tale capitolo ci si limiterà a confrontare i<br />
dati pre-<strong>crisi</strong> con quelli del 2010. I dati qui presentati possono differire da quelli presenti nel Cap. 3, in cui il sottoinquadramento<br />
è calcolato sull’anno 2011, quindi sulla base <strong>della</strong> nuova classificazione delle professioni.<br />
13 <strong>La</strong> distinzione è stata guidata anche dalla consapevolezza che la definizione dell’ISTAT non tiene conto del<br />
progressivo upgrading <strong>della</strong> domanda di formazione da parte delle imprese, coerente con l’aumento <strong>della</strong> scolarizzazione<br />
delle generazioni più giovani. I casi di sottoinquadramento “lieve” potrebbero quindi almeno in parte rispondere<br />
ad un’evoluzione “naturale” delle competenze richieste nelle professioni. Sono stati quindi inclusi nella<br />
categoria di sottoinquadramento “lieve” i diplomati inseriti nelle professioni qualificate nelle attività, tra gli artigiani<br />
e gli oper<strong>ai</strong> specializzati ed i laureati che svolgono attività impiegatizie e professioni tecniche; nel sottoinquadramento<br />
“grave”, invece, sono stati inclusi i diplomati che svolgono attività da oper<strong>ai</strong> semiqualificati e professioni<br />
non qualificate e i laureati che svolgono professioni qualificate nelle attività, artigiani e oper<strong>ai</strong> semiqualificati<br />
oltre, ovviamente, a tutte le professioni non qualificate.<br />
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