La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet
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Rinnovamento per il<br />
sistema di istruzione e<br />
formazione tecnicoprofessionale<br />
Favorire la transizione<br />
al grado terziario dei<br />
diplomati professionali<br />
Un’istruzione postsecondaria<br />
più vicina<br />
al mondo produttivo<br />
Su questo fronte occorre in primo luogo aumentare e qualificare i canali formativi<br />
che connettono imprese e imprenditori e studenti/lavoratori. Questo resta un<br />
obbiettivo fondamentale, come fondamentale è la qualificazione dei percorsi di<br />
istruzione-formazione professionale e <strong>della</strong> formazione on the job delle imprese. È<br />
necessario imparare di più sul luogo di lavoro, con percorsi in alternanza o duali.<br />
Occorre una istruzione e formazione professionale che affianchi imprenditori, collaboratori<br />
e dipendenti nel riposizionamento tecnologico, organizzativo, competitivo<br />
dell’impresa. Viste le caratteristiche socio-economiche e istituzionali <strong>della</strong> Toscana<br />
il modello duale tedesco, pur con tutti i suoi limiti in termini di tracking ed<br />
eccessivo specialismo degli insegnamenti impartiti, resta un punto di riferimento<br />
importante. Nel caso <strong>della</strong> Toscana la proposta di istituire un quarto anno del percorso<br />
IeFP da svolgersi in alternanza scuola-lavoro per il conseguimento del diploma<br />
post assolvimento dell’obbligo formativo va certamente nella giusta direzione,<br />
sebbene da solo non sia sufficiente. Occorre al tempo stesso valutare più efficacemente<br />
la qualità e gli esiti formativi dei percorsi di istruzione e formazione<br />
professionale, attraverso un monitoraggio in itinere ed ex post. Infine, sul disegno<br />
istituzionale dei percorsi di formazione professionale emerge una dialettica tra coloro<br />
che vedono come opportuna una decentralizzazione che restituisca alle imprese<br />
la libertà di selezionare l’agenzia formativa sulla base <strong>della</strong> qualità, anche<br />
fuori del contesto regionale (il modello lombardo) e coloro che al contrario individuano<br />
il rischio che un processo totalmente destrutturato non garantisca la possibilità<br />
di un effettivo monitoraggio <strong>della</strong> qualità del sistema formativo e riproduca le<br />
trappole cognitive di un contesto produttivo fatto di imprenditori anziani e di imprese<br />
non capaci di individuare le competenze necessarie allo sviluppo.<br />
Emerge, infine, l’esigenza di connettere meglio l’istruzione tecnico-professionale<br />
di grado secondario con il grado terziario. Quest’ultima azione è utile a rafforzare<br />
il prestigio sociale del canale tecnico-professionale e a indebolire l’effetto cul<br />
de sac per cui nel canale professionale in particolare si concentrano quasi esclusivamente<br />
gli alunni meno motivati e più problematici, in partenza meno dotati di<br />
capitale sociale. È quindi da considerare l’ipotesi di creare poli formativi tecnicoprofessionali<br />
relativi a determinati settori e/o filiere, in cui la questione <strong>della</strong> formazione<br />
delle conoscenze e delle competenze funzionali ad essi sia affrontata congiuntamente<br />
e in filiera in tutti i livelli di istruzione: dall’istruzione secondaria<br />
(Istituti tecnici, professionali e percorsi IeFP), all’istruzione post-secondaria (IFTS,<br />
ITS), dall’istruzione superiore alla formazione continua.<br />
Per quanto riguarda l’istruzione superiore e universitaria, vengono individuate<br />
due misure possibili.<br />
<strong>La</strong> prima riguarda la costituzione di laboratori congiunti università impresa. Per<br />
alleviare il grave problema del PHD come percorso che crea disoccupati di lusso è<br />
necessario orientare la formazione superiore, attraverso meccanismi di investimento<br />
congiunti, al trasferimento tecnologico, al fine di creare una classe di persone<br />
che possa essere occupata nelle imprese, che lavori in spin off, o in laboratori<br />
pubblici e privati.<br />
<strong>La</strong> seconda riguarda il progetto relativo alla costituzione dei poli distretti oggi<br />
ancora non pienamente implementato e con problemi evidenti di allocazione delle<br />
risorse. Se nel territorio del Monte dei Paschi, su 20 spin off, nessuno ha un venture<br />
capital che li finanzia, emerge in tutta evidenza un problema di allocazione delle<br />
risorse. Qualora, ad esempio, si prenda in considerazione la filiera delle attività<br />
coinvolte da uno sviluppo turistico di qualità, non si può non rilevare l’assenza di<br />
un polo-distretto sull’agro industria, che sfidi la capacità dei vari istituti agrari di<br />
connettersi con il sistema dell’artigianato e del turismo che si collega <strong>ai</strong> clusters<br />
vitivinicoli, dei prodotti agroalimentari tipici e locali. È dunque opportuno elaborare<br />
politiche sistemiche, <strong>ai</strong>utare le imprese a fare e a stare in rete, occorre estendere<br />
la capacità di connessione e di utilizzo moderno <strong>della</strong> rete, occorre puntare a<br />
target di turisti più evoluti. Riflessioni analoghe e analoghe potenzialità potrebbero<br />
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