16.01.2015 Views

La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet

La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet

La condizione giovanile ai tempi della crisi - Irpet

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

lavoro (e magari non ha una famiglia da sostenere); se poi l’ultimo assunto ha un<br />

contratto a termine la sua uscita può avvenire a costo zero per l’impresa, basta attendere<br />

il naturale esaurimento dell’impegno tra le parti. Secondo questa prospettiva,<br />

il principio Lifo identificherebbe una strategia aziendale sia equa che efficiente:<br />

minimizza i costi delle imprese e respinge sul mercato i candidati più appetibili;<br />

la realtà, tuttavia, è un po’ più complessa e l’eccessivo operare di questa tendenza,<br />

soprattutto nei sistemi di per sé duali, ha garantito alla recente <strong>crisi</strong> l’appellativo<br />

di <strong>crisi</strong> “generazionale”. L’Italia rientra nel novero delle economie che più<br />

hanno scaricato i costi <strong>della</strong> congiuntura sui giovani, anche a causa di un sistema di<br />

ammortizzatori sociali inadeguato a tutelare chi non ha ancora stabilizzato la<br />

propria posizione occupazionale.<br />

Box 2.1<br />

L’effetto <strong>della</strong> <strong>crisi</strong> sui redditi dei giovani<br />

Ad un minore numero di occupati, e soprattutto ad una minore quantità di ore lavorate, è corrisposta<br />

una riduzione del tenore di vita, sia individuale che familiare. È questa una percezione diffusa, che si<br />

è quantificata attraverso il modello di microsimulazione microReg dell’IRPET. A tale scopo sono stati<br />

simulati i seguenti eventi, su base individuale e familiare, intervenuti a cavallo fra il 1 genn<strong>ai</strong>o 2008 e<br />

il 31 dicembre 2011: la perdita di lavoro, dunque l’accesso all’indennità di disoccupazione, e l’ingresso<br />

nel mercato del lavoro tra il 2008 e il 2010 e tra il 2010 e il 2011; l’entrata in cassa integrazione<br />

(ordinaria, straordinaria e in deroga); la riduzione dell’orario di lavoro. Ciascuno di questi accadimenti,<br />

attraverso tecniche di stima capaci di riflettere gli andamenti osservati nella realtà, è stato applicato<br />

ad un campione rappresentativo di individui e famiglie toscane 11 .<br />

Così operando, la caduta del reddito reale in Toscana fra il 2008 e 2011 è quantificabile nell’ordine di<br />

2,6 punti percentuali. Tale cifra è ottenuta come somma dei seguenti addendi: -1,8 punti per la perdita<br />

di lavoro senza il beneficio di un ammortizzatore sociale; -0,2 punti se alla perdita di lavoro si accompagna<br />

la indennità di disoccupazione o mobilità; -0,1 punti dovuti alla cassa integrazione guadagni;<br />

infine -0,4 per la riduzione dell’orario di lavoro senza strumenti di protezione.<br />

Tabella 2.2<br />

SCOMPOSIZIONE DELLE DETERMINANTI DELLA VARIAZIONE DEL REDDITO DEI TOSCANI FRA IL 2008 E IL 2011. TOSCANA<br />

Perdita lavoro senza ammortizzatori (al netto nuovi ingressi) -1,8<br />

Perdita da lavoro con indennità di disoccupazione -0,2<br />

Sospensione dal lavoro con CIG -0,1<br />

Riduzione orario di lavoro -0,4<br />

TOTALE -2,6<br />

Fonte: elaborazioni IRPET<br />

Senza gli ammortizzatori, la riduzione di reddito dei toscani sarebbe stata più consistente e pari a<br />

-3,1 punti percentuali. <strong>La</strong> differenza, 0,6 punti, fra l’andamento stimato (-2,6) e quello controfattuale<br />

(-3,1) quantifica l’impatto sul reddito – tutt’altro che trascurabile – dei meccanismi assicurativi contro<br />

la sospensione o la perdita di lavoro. <strong>La</strong> loro presenza, infatti, ha ridotto del 19% la caduta del reddito<br />

dei toscani. Detto altrimenti, e forse più efficacemente, gli ammortizzatori sociali hanno recuperato in<br />

media il 19% <strong>della</strong> perdita di reddito che si sarebbe altrimenti verificata.<br />

Colpisce, tuttavia, la difforme distribuzione per età degli effetti <strong>della</strong> <strong>crisi</strong> economica. Essi si sono<br />

infatti concentrati sugli under 35, il cui reddito cala su base individale del 9%, contro il -3,2%<br />

osservato per la popolazione in età compresa fra i 35 e i 44 anni ed appena il -1,2% degli gli over 45.<br />

A spiegare questo risultato è naturalmente la connotazione fortemente generazionale <strong>della</strong> <strong>crisi</strong> osservata<br />

nel mercato del lavoro: fra il 2008 ed il 2011 il tasso di occupazione totale si è ridotto in misura<br />

maggiore fra i lavoratori in giovane età e, sulla base <strong>della</strong> simulazione, oltre il 70% dei disoccupati<br />

che hanno perso il lavoro tra il 2008 e il 2010, e quindi oggi sono senza alcun ammortizzatore,<br />

hanno meno di 35 anni. Si tratta di individui che finiscono nella categoria dei disoccupati di lunga durata,<br />

o peggio degli scoraggiati, che solo una ripresa dell’economia può <strong>ai</strong>utare e per i quali la funzione<br />

degli ammortizzatori si è orm<strong>ai</strong> esaurita.<br />

%<br />

11 Per i dettagli circa i dati e la metodologia impiegata, cfr. IRPET (2012a).<br />

24

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!