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ti Uniti in versione italiana. Negli Usa interessa
tutto ciò che è fortemente legato alla nostra
storia o che può rappresentare una nostra specificità.
Con l’eccezione di Eduardo de Filippo e
Dario Fo, l’unica carta vincente che l’Italia può
calare nella partita della prosa è la dirompente
comunicabilità visiva degli spettacoli ispirati alla
Commedia dell’Arte o alla produzione Goldoniana.
Il Piccolo di Milano ha trovato il suo cavallo
di battaglia evergreen: Arlecchino servitore
di due padroni, con la maschera di Ferruccio Soleri
prestata sempre più spesso al suo erede più
accreditato, il genovese Enrico Bonavera.
Lo Stabile di Genova invece ha conosciuto la sua
grande stagione a New York e a Philadelphia nel
1960: con I due gemelli veneziani affidati alla
regia di Luigi Squarzina e all’ineffabile duttilità
di Alberto Lionello. Gli Stati Uniti nel frattempo
cominciavano ad incrociare i nostri cartelloni
con spettacoli che, come fa notare Carlo
Repetti, al momento delle loro prime oltreoceano
apparivano lievemente sfasati in avanti rispetto
alla nostra realtà ma qualche stagione
dopo ci conquistavano con la loro evidenza profetica.
E’ il caso di Eugene O’ Neil con Arriva l’uomo del
ghiaccio, negli anni Sessanta, riproposta originale
delle inquietudini già scandagliate in Europa
da Ibsen, di Arthur Miller con Un lungo
viaggio nella notte, L’orologio Americano e
Morte di un commesso di viaggiatore, poche
stagioni fa. Proprio come “I ragazzi irresistibili”
anche questo remake poteva apparire datato.
Ha suggerito invece considerazioni sempre attuali
su un mondo dominato dalla precarietà e
dalla competitività. E la possibilità di confrontarlo
con una società ancora più spietata: quelle
raccontata da David Mamet, attraverso Luca
Barbareschi qualche anno fa, in Glangarry e
Glenross: un inferno impiegatizio e un’aggressività
che trovano nel turpiloquio l’unico sistema
di comunicazione possibile.
Henry James si è lasciato scoprire con Quel che
sapeva Maisie, grazie a Mariangela Melato (attrice
con passi hollywoodiani in carriera) diretta
da Luca Ronconi nella parte della bambina
che i genitori si contendono durante le pratiche
di divorzio; Tennessee Williams è apparso in cartellone
con un Tram che si chiama desiderio diretto
da Elio De Capitani e interpretato da Mariangela
Melato e con Zoo di vetro, coraggiosa
esperienza teatrale di Claudia Cardinale con regia
di Andrea Liberovici.
Sempre Mariangela Melato, al fianco di Gabriele
Lavia in Chi ha paura di Virginia Wolf non ha
in the United States in the Italian version. The
United States is very interested in all that is strongly
tied to our own history, or to that which could
represent something specific in our character. With
the exception of Eduardo de Filippo and Dario Fo,
the only winning card that Italy can play in the
prose game is the disruptive visual communicability
of plays inspired by the “Commedia dell’Arte” or the
Goldonian production. The theatre, Il Piccolo di
Milano has found a battlehorse that is ever green:
“Harlequin, the Servant of Two Masters”, with the
acting of Ferruccio Soleri presented more and more
often by his most accredited heir, Enrico Bonavera
of Genoa.
The Stabile di Genova instead saw its great season
in New York and Philadelphia in 1960 with “The Two
Venetian Twins”, under the direction of Luigi
Squarzina and the indescribable versatility of
Alberto Lionello. In the United States
in the meantime, our program
posters began to intersect with
shows that, as Carlo Repetti
noted, at the moment of their
first ocean crossing appeared
almost shifted forward with
respect to our reality, but
which several seasons
later would win us
over with their
prophetic evidence.
This was the case
with Eugene O’
Neil’s “The Iceman
Cometh”, in the
sixties, reproposing
the
original unease
that had already
been sounded out
by Ibsen, as in his
“Long Day’s
Journey into
Night” which was
put on stage in
Genoa just a few seasons
ago, along with Arthur
Miller’s “The American
Clock”, and “Death of a
Salesman”. Just like “The
Sunshine Boys” as a remake
can appear dated, but instead
it suggests considerations that
are ever more pertinent with
respect to a world that is
dominated by precariousness
Arthur Miller e Marilyn
Monroe, due grandi
personaggi del mito
americano
Arthur Miller and Marilyn
Monroe, two celebrities
straight out of the American
legend
Photo Everlastingstar.net
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