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Promuovere il benessere a scuola

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Un dirigente o un insegnante nel suo impegno quotidiano prende continuamente<br />

molteplici decisioni in situazioni complesse che lo conducono<br />

necessariamente a evitare fissità funzionali.<br />

I processi decisionali coinvolgono sia la sfera emotiva che quella cognitiva<br />

e quindi richiedono molte risorse, per cui le persone tendono a costruirsi<br />

delle abitudini, delle routine, per ridurre lo sforzo decisionale (prendere<br />

troppe decisioni consecutive, senza adeguate fasi di recupero, può portare<br />

allo scadimento della qualità delle decisioni stesse).<br />

Abbiamo dunque bisogno di riferirci a determinate strategie euristiche di<br />

fronte alle continue sollecitazioni quotidiani presenti in ogni <strong>scuola</strong>.<br />

Esempio 1: In una prima classe di Scuola Secondaria di Primo grado è presente<br />

un alunno che fino al giugno precedente, alla fine del ciclo di <strong>scuola</strong><br />

primaria, frequentava un centro per la riab<strong>il</strong>itazione del linguaggio. La diagnosi<br />

di questo alunno era severa: Disturbo specifico dell’apprendimento e<br />

Disturbo del carattere. Il centro, nonostante la diagnosi dimette l’alunno. Il<br />

coordinatore di classe, a conoscenza del problema, ne parla con <strong>il</strong> Dirigente<br />

e insieme si cerca di strutturare una strategia che sicuramente avrà dei<br />

tempi lunghi. L’alunno, in considerazione della sua pregressa diagnosi neuropsichiatrica,<br />

inizia a disturbare in classe e tale situazione che, in breve<br />

tempo diventa esplosiva, non sembra di fac<strong>il</strong>e risoluzione. Infatti gli insegnanti<br />

iniziano a fargli collezionare note sul registro, convocazioni dal<br />

Dirigente, telefonate alla famiglia, che presenta grosso disagio sociale.<br />

Il problema dell’alunno è stato trattato inizialmente pensando prevalentemente<br />

al comportamento disturbante in classe e non al disturbo del comportamento.<br />

Per l’alunno sarebbe stato impossib<strong>il</strong>e comportarsi diversamente<br />

in virtù della sua diagnosi pregressa. Si aspettava una nuova diagnosi<br />

e intanto <strong>il</strong> comportamento dell’alunno peggiorava, decostruendo<br />

anche quel minimo di rapporto che la <strong>scuola</strong> stava creando con la famiglia<br />

Ci capita, inoltre, di usare anche un paradigma per la commutazione dei<br />

compiti da affrontare (Task Switching Paradigm, Jers<strong>il</strong>d, 1927), (come un<br />

interruttore che si accende e si spegne switch on/off) ad es. iniziamo ad<br />

affrontare un problema, lo interrompiamo iniziamo la soluzione di un<br />

secondo problema, lo interrompiamo e torniamo al primo e così via.<br />

Mettere al centro le persone e i gruppi<br />

Lo sv<strong>il</strong>uppo di processi di prevenzione e sicurezza in modo efficace è possib<strong>il</strong>e<br />

solo ponendo al centro le persone e migliorandone la soddisfazione<br />

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