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Promuovere il benessere a scuola

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3. Relazionale all’interno della <strong>scuola</strong><br />

a. con la classe<br />

b. con le famiglie degli studenti<br />

c. con gli altri lavoratori della <strong>scuola</strong><br />

Il tutto letto sempre come divario tra richieste e possib<strong>il</strong>ità di adempiere<br />

alle richieste.<br />

Fin dall’infanzia, secondo Freud, e fin dalla primissima infanzia, secondo<br />

Melanie Klein, siamo alla ricerca di ciò che è giusto e di ciò che è ingiusto,<br />

ciò che è corretto ciò che è sbagliato, ciò che è buono e cattivo. Elliott<br />

Jaques, grande socioanalista canadese, ritiene che la ricerca dell’equità sia<br />

alla base delle relazioni sul lavoro: “A livello conscio e inconscio avvertiamo<br />

un forte bisogno di legge e di ordine nei rapporti sociali e sfuggiamo<br />

<strong>il</strong> caos e <strong>il</strong> disordine”.<br />

Secondo la teoria dell’equità (Adams, 1965; Walster, Walster e Berscheid,<br />

1978), la soddisfazione per una relazione dipende dalla percezione di una<br />

proporzionalità tra ciò che si offre e ciò che si riceve e dalla percezione di<br />

una somiglianza tra <strong>il</strong> proprio b<strong>il</strong>ancio e quello dell’altra persona coinvolta<br />

nella relazione, secondo la “norma di reciprocità”.<br />

Nella <strong>scuola</strong> questi meccanismi, in gran parte inconsci, ci portano a distinguere<br />

e classificare in maniera ossessiva le varie tipologie di personale<br />

con <strong>il</strong> quale ci relazioniamo.<br />

Per cui alle “classiche” distinzioni tra personale docente e non docente,<br />

aggiungiamo altre specificazioni: chi ha vinto <strong>il</strong> concorso e chi è precario,<br />

chi è laureato e chi non lo è, chi insegna una materia che comporta la correzione<br />

dei compiti e chi insegna materie che non prevedono <strong>il</strong> “compito in<br />

classe”, chi lavora in una sola <strong>scuola</strong> e chi lavora in più scuole, chi lavora<br />

in sede centrale e chi lavora in succursale, chi ha un potenziale mercato per<br />

dare lezioni private e chi ha una materia per la quale non si “va a lezione”,<br />

chi insegna una materia che in genere è tra le materie dell’esame di stato e<br />

chi insegna una materia “di nicchia” che non compare tra le materie d’esame<br />

di maturità, chi ha dei progetti approvati e chi propone progetti che non<br />

vengono approvati. E potremmo continuare a lungo a dividere ed a distinguere;<br />

anche se leggiamo questo breve elenco con <strong>il</strong> sorriso sulle labbra,<br />

dobbiamo considerare l’autentica sofferenza che ne sta alla base, sofferenza<br />

e paura. Paura di subire ingiustizie, paura di una valutazione iniqua<br />

rispetto al b<strong>il</strong>ancio tra ciò che si è dato e ciò che si è ricevuto.<br />

Tale disagio sul luogo di lavoro può essere letto come manifestazione della<br />

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