Promuovere il benessere a scuola
Promuovere il benessere a scuola
Promuovere il benessere a scuola
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Alcuni esempi possono aiutarci a capire meglio le tre definizioni di<br />
costrittività sopra riportate. Un esempio di costrittività organizzativa può<br />
essere riferito all’orario di lavoro. L’orario di lavoro è una regola necessaria<br />
per la gestione di un’organizzazione di lavoro, ma la sua applicazione<br />
può essere impostata nel rispetto di alcune specificità, come la tolleranza<br />
dei ritardi, o può caratterizzarsi con una rigidità esecutiva tale da imporre<br />
una forzata limitazione della gestione della propria vita individuale e/o<br />
fam<strong>il</strong>iare. Questo non è che un esempio, ma per capire quanto possono<br />
incidere nell’organizzazione le costrittività organizzative è opportuno<br />
conoscere ciò che Bruno Maggi ha evidenziato nei suoi studi come costrittività<br />
organizzative: marginalizzazione dell’attività lavorativa, svuotamento<br />
delle mansioni, mancata assegnazione dei compiti lavorativi con<br />
inattività forzata, mancata assegnazione degli strumenti di lavoro, ripetuti<br />
trasferimenti ingiustificati, impedimento strutturale e sistematico all’accesso<br />
a notizie, prolungata attribuzione di compiti dequalificanti o con<br />
eccessiva frammentazione esecutiva rispetto al prof<strong>il</strong>o professionale posseduto,<br />
prolungata attribuzione di compiti esorbitanti o eccessivi, anche in<br />
relazione ad eventuali condizioni di handicap psico-fisici, esclusione reiterata<br />
del lavoratore rispetto a iniziative formative, di riqualificazione e<br />
aggiornamento professionale, esercizio esasperato ed eccessivo di forme<br />
di controllo.<br />
Gli esempi concernenti la componente delle costrittività esistenziali o<br />
della sfera emotiva del lavoro si caratterizza soprattutto con <strong>il</strong> peso emotivo<br />
che l’attività lavorativa impone ai soggetti che svolgono quel lavoro.<br />
In genere, come si diceva poco sopra, la componente emotiva assume una<br />
maggiore importanza quando l’oggetto del lavoro è rappresentato da persone,<br />
siano esse adulti o bambini. In questo caso <strong>il</strong> confronto non è più<br />
solo tra noi, le nostre capacità e i risultati che otteniamo nel lavoro, ma tra<br />
noi e l’altro, con l’enorme variab<strong>il</strong>ità derivata da una cultura e da un’emozionalità<br />
diverse cui ci si deve rapportare e con cui ci si deve mediare. La<br />
dimensione emotiva del lavoro ha anche un’altra importante accezione, ed<br />
è rapportata alla scelta che noi abbiamo fatto quando ci siamo inoltrati<br />
negli studi per svolgere l’attività che abbiamo scelto e che ci rappresenta<br />
nelle nostre aspettative ideali e di vita. Il fallimento dovuto a una difficoltà<br />
esterna che non dipende da noi, o ancora di più a una sostanziale disconoscimento<br />
nell’impegno che mettiamo nell’attività lavorativa, riesce ad<br />
intaccare profondamento <strong>il</strong> sistema di valori e di ideali che abbiamo river-<br />
163