ULISSE 7-8 - LietoColle
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Adesso i nomi sono<br />
tutti nelle nuvole, impressi<br />
al di qua dei capannoni.<br />
Viverci, con le foglie di novembre rastrellate<br />
in testa, fa venire voglia<br />
di morire.<br />
*<br />
Provi a venirmi<br />
in testa, da morto<br />
da pochi anni. Accade<br />
di sera e mi vergogno un po’<br />
che sia così.<br />
Forse il buio, forse la vera<br />
paura di non riconoscermi<br />
nella pelle che può<br />
tenere uguale un viso vivo e uno morto<br />
e che pelle è, pelle rimane.<br />
La tua pelle con poca barba.<br />
La pelle come un confine,<br />
né tua né, ora, mia.<br />
*<br />
Non è certo lavoro<br />
trovarsi con le sere<br />
a sostare vicino agli autocarri,<br />
tenere acqua nelle orecchie.<br />
Sento, al posto tuo,<br />
quando gli specchi<br />
doppiano gli inverni chiamati<br />
per mancanza.<br />
*<br />
AL LAVORO<br />
Fuori i visi sono rossi,<br />
pieni di sangue. Il passo<br />
di un torno è sempre meglio<br />
di avere la schiena<br />
spaccata da una sedia.<br />
Preferirei uscire, credere a tutto,<br />
svuotare lo stomaco.<br />
Essere qui, al lavoro<br />
e non capire più niente del tempo.<br />
*<br />
Alla fine sono sempre<br />
piccolezze, bassezze<br />
a occuparti la giornata.<br />
Vorresti essere altrove,<br />
dove passano i treni<br />
e non si fermano.<br />
Ma sei qui a girare carte;<br />
facesse caldo, e tu, così, aria.<br />
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