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ULISSE 7-8 - LietoColle

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dovendo rispettare un vincolo di fedeltà al pensiero correttamente compreso, deve integrarlo con uno<br />

stile ed un ritmo adeguato per attualizzarlo al nuovo processo espressivo. Nella teoria bettiana, però, i<br />

concetti di “equivalenza” o di “fedeltà” sono sempre ridiscussi all’interno di un processo argomentativo<br />

sempre crescente. Nel riprendere alcune affermazioni sul soggettivismo di Humboldt, Betti non prende<br />

posizione né per le traduzioni artistiche fedeli («il termine da sostituire, che pone al traduttore una<br />

esigenza di fedeltà, non è la inerte e astratta lettera dell’originale, ma il discorso nella molteplicità delle<br />

sue sfumature.» (12)), né per l’equivalenza di senso («né può riconoscersi fra le parole di una lingua e<br />

quelle di un’altra la supposta equivalenza, sol che si tenga presente la differente forma interiore che<br />

nell’una e nell’altra lingua governa la sintassi.» (13)) La posizione di Betti è fortemente legata a quella<br />

del doppio metodo traduttivo schleiermacheriano; il giurista, tuttavia, analizza le esigenze di entrambe le<br />

metodologie perché la traduzione ottiene la propria «finalità rappresentativa» con l’una metodologia o<br />

con l’altra.<br />

L’ermeneutica di Schleiermacher applicata alla traduzione viene ripresa da Berman e ridiscussa da<br />

Venuti; entrambi si basano sulle idee di Schleiermacher e sulla ridiscussione del concetto di «approccio<br />

ermeneutico» riguardo alla traduzione letteraria. Gli autori che si occupano di traduzione secondo il punto<br />

di vista ermeneutico, però, sono tutti coloro che considerano la comprensione come un atto traduttivo<br />

completo, la lettura o l’atto linguistico come un momento ermeneutico che traduce i concetti da un<br />

contesto all’altro. Sebbene l’ermeneutica abbia una parte importante anche nelle teorizzazioni di<br />

Meschonnic, per il quale la visuale interpretativa del testo non è la componente più importante della<br />

traduzione, la componente linguistica e quella ermeneutica sono bilanciate in un equilibrio che forma la<br />

poetica meschonnichiana di cui ci occuperemo più avanti. Mattioli riguardo a Meschonnic afferma che<br />

Nella traduzione non prevale né la comunicazione né la comprensione. Concepire la traduzione come comunicazione<br />

significa assegnare il primato all’informazione, al senso. Applicato alla lettura questo concetto comporta l’idea della<br />

traduzione come trasporto dei contenuti delle opere letterarie. Equivale a traghettare cadaveri. Ugualmente riduttiva è<br />

la coincidenza tra ermeneutica e traduzione. Applicata in modo indiscriminato la coincidenza fra ermeneutica e<br />

traduzione comporta la dissoluzione dell’atto specifico del tradurre, se tradurre significa comprendere, tutto diventa<br />

traduzione, anche l’espressione di un pensiero in parole. Questa idea di traduzione allargata contraddice alla<br />

concezione sviluppata da Meschonnic, e non solo da Meschonnic, della traduzione come passaggio da testo a testo e da<br />

discorso a discorso. (14)<br />

L’approccio ermeneutico è alla base della riflessione traduttologica verso la quale si orienta l’odierna<br />

Sprachbewegung il cui massimo esponente è Friedmar Apel. La critica della traduzione, secondo Apel,<br />

non può essere scissa dal movimento storico che la lingua ha compiuto nel suo incessante percorso di<br />

trasformazione. La traduzione di un’opera riflette un momento «sospeso» di quel percorso e offre<br />

un’immagine istantanea della posizione linguistica dell’originale. La traduzione, tuttavia, non viene<br />

considerata come un risultato parziale del processo ermeneutico; al contrario «Ogni traduzione compiuta<br />

è la cristallizzazione di un processo dell’esperienza, che nella ricezione di un lettore di qualunque tipo<br />

finisce sempre, per così dire, con il disciogliersi, e anche questo processo dell’esperienza di un’esperienza<br />

nel medium della traduzione rientra nella stessa problematica» (15). La problematica ermeneutica<br />

riferita alla traduzione viene sviluppata secondo una radicalizzazione contraria all’analisi della traduzione<br />

al solo livello linguistico, poiché «la comprensione di volta in volta determinata di un testo si realizza solo<br />

nella traduzione stessa» (16). Se la traduzione è, per Apel, una forma che comprende, e nello stesso<br />

momento dà corpo, l’esperienza di opere in un’altra lingua, « Oggetto di questa esperienza è l’unità di<br />

forma e contenuto, come rapporto di volta in volta instauratosi tra la singola opera e un dato orizzonte di<br />

ricezione» (17). La ricerca sulla traduzione non si serve della sola ermeneutica ma ha bisogno del<br />

fondamentale aiuto di altre discipline; solo attraverso una ricerca multidisciplinare la ricerca sulla<br />

traduzione può essere esaustiva. Resta fermo il fatto che secondo Apel «La ricerca sulla traduzione non<br />

può derivare la sua scientificità da criteri come quelli di “verificabilità”, “evidenza” o “coerenza”, ma<br />

esclusivamente dalla caratterizzazione del rapporto, di volta in volta determinato, fra condizioni date e<br />

identità del soggetto interpretante» (18).<br />

L’ermeneutica stessa si deve “confrontare” con le altre discipline letterarie ed umane per descrivere in<br />

modo soddisfacente il «movimento del linguaggio» originale, di quello del traduttore e della ricezione.<br />

L’ambito dell’etica delle traduzioni è approfondito da Berman. È stato accennato al fatto che, entrando<br />

nell’indagine anche l’interpretazione e la figura del traduttore, la disciplina ermeneutica svolge una<br />

funzione importante nel processo di scelta e riscrittura della lingua e del testo. Berman, pur essendo<br />

importante voce della teoria della traduzione, studia una disciplina in cui la teoria è inscindibilmente<br />

legata alla pratica, in cui l’elemento normativo è calato nella soggettività del traduttore, un campo che<br />

per essere indagato completamente ha bisogno d’attenzione verso tutte le componenti che entrano in<br />

gioco nella traduzione.<br />

La ricerca sulla traduzione non può dunque derivare la sua scientificità da criteri come quelli di «verificabilità»,<br />

«evidenza» o «coerenza», ma esclusivamente dalla caratterizzazione del rapporto, di volta in volta determinato, fra<br />

condizioni date e identità del soggetto interpretante […]. Con ciò si prospetta una via di mezzo, nel modo di procedere,<br />

fra quella normativo-dogmatica […] e quella descrittivo-nomologica. (19)<br />

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