ULISSE 7-8 - LietoColle
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“PRENDETE QUESTA SITUAZIONE D’ATTESA”<br />
(in: “Nioques” n° 1.9/2.0, 2003)<br />
“Questa totalità nera di segni è la realtà?”<br />
Questo non è un libro comincia il libro come un mazzetto di fiori di garofano viene buttato nel buco.<br />
Sentite tutti il rumore della ghiaia, delle pale. Sentite il rumore dei fiori cadere nel nero.<br />
***<br />
Lo strumento del solitario è una tavola.<br />
La tavola a otto lati è provvista di trentasette buchi.<br />
Tre sulla prima fila<br />
cinque sulla seconda<br />
sette sulla terza, quarta e quinta<br />
cinque sulla sesta<br />
tre sulla sette e ultima.<br />
Nei buchi vengono piazzate trentasette pedine mobili.<br />
Vi sono diverse procedure note,<br />
il corsaro, per cui si toglie la pedina n°3, il giocatore si muove allora da tredici a tre e segue fino alla fine<br />
la stessa procedura un po’ come quando si dice che i marinai vanno di bolina<br />
il lettore in mezzo al proprio uditorio, per cui si toglie la pedina centrale n°19 ed è alla posizione di questo<br />
numero che la pedina in movimento finisce per arrivare alla fine della partita, dopo aver tolto tutte le<br />
pedine, tranne quelle che segnano il contorno dell’apparecchio.<br />
Il solitario abita soprattutto alle isole Rodrigo.<br />
Ha l’occhio nero e vivace, le ali corte, le piume mescolate di grigio e di bruno,<br />
La femmina porta sopra il becco un mantello da vedova, le sue piume si rigonfiano ai lati del petto in due<br />
ciuffi bianchi, e quelle sulle cosce si arrotondano sulla punta in forma di conchiglia.<br />
***<br />
Il libro comincia con l’evocazione dello zucchero nero. Sale e scende all’interno dell’albero del corpo,<br />
annerisce ciascuno dei rami, quelli grandi e sui rami sugli altri rami fino al più piccolo, e così per le foglie<br />
e per i polmoni di ciascuna foglia.<br />
***<br />
Perché è in quanto unica, incomprensibile, come una specie di follia, che questa esigenza deve entrare<br />
nel libro per manifestare in esso la propria legge. Il libro comincia nell’istante di luce di latte. Si confonde<br />
con quest’altro istante, quello delle labbra fredde, della mani fredde, del corpo irrigidito, l’istante in cui i<br />
mazzetti di fiori di garofano vengono buttati nel buco.<br />
***<br />
Voi guardate quello che vedete, ma lo guardate assolutamente.<br />
Io ci sono, « in modo durevole nel senso di infestare », per entrare nel suo proprio corpo, per aspettare il<br />
cibo, e camminare contro vento.<br />
Io ci sono, lo guardo assolutamente. Mi fanno male gli occhi. Le guance incavate e il freddo. Questa è la<br />
posizione dell’attesa. Qualche cosa costringe qualcuno. Qui,<br />
In modo durevole nel senso di infestare, per vedere. Qualcuno, qui, o che cosa. Con in testa l’immagine<br />
di un corpo di legno o di pietra. La polvere incollata nera alla purea della terra.<br />
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