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ULISSE 7-8 - LietoColle

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6. Nel Novecento le sperimentazioni, che in passato erano eccezioni, divengono tradizione. Tifi Odasi o<br />

Camillo Scroffa, nel rinascimento, si contrapponevano di fatto al dominante petrarchismo lirico di<br />

Serafino, poi a quello di Bembo. Chiamarli anticlassici, per quanto riduttivo e fuorviante, non è<br />

incomprensibile.<br />

Viceversa, poeti sperimentatori come Pound, Cummings, Beckett, Zanzotto, Pagliarani ecc. non potranno<br />

oggi essere considerati anticlassici (rispetto a quale classicismo?), ma classici in sé. (Volutamente non<br />

citiamo i Marinetti, i Breton, i Sanguineti: per non indurre in equivoco. Non va confusa avanguardia e<br />

sperimentalismo. L’avanguardia ideologizza per definizione. Apre piste, certo, persino è necessaria: ma si<br />

limita nello stretto di un percorso di politica letteraria, più o meno fertile a seconda degli ingegni.<br />

Sperimentalismo è tutt’altro: è necessità di attrezzare di pensiero e di potenziale rappresentativo la<br />

lingua poetica al proprio tempo. L’atteggiamento sperimentale ruolizza verso l’alto la poesia, mettendone<br />

alla prova lo statuto gnoseologico, ricercando senso e non sensazione, vista e non visibilità, possibilità e<br />

non potere).<br />

Molti sperimentalismi devono oggi essere considerati monumenti di classicità, cioè fonti perenni ed attuali<br />

di insegnamento letterario e formale. Da cui si può trarre spunto per definire lo sperimentalismo<br />

linguistico: incrocio dello statuto descrittivo e emotivo, soggettivo ed oggettivo della lingua in un raggio<br />

ampiamente rappresentativo. Ovvero: dismissione dello statuto monodico del discorso a vantaggio di uno<br />

statuto plurale, reversibile.<br />

Distinguiamo almeno due fattispecie di sperimentalismo linguistico.<br />

a. Uno sperimentalismo freddo, progredente per ellissi. In questo caso la lingua poetica nasce<br />

dall’ingestione pregressa di realtà, i cui materiali sono messi alla prova, per tramite dell’io del poeta, a<br />

un tempo interiore, per dir così, totale. Si tratta di una lingua che procede disseccandosi, riducendosi<br />

a meccanismo nudo di retorica. O a sequenza di nominazioni, il cui legamento è l’allusione, o meglio<br />

ancora l’abrasione dei sensi intermedi. Stretta d’assedio dalla realtà meccanica, brutale e multiforme,<br />

la lingua poetica reagisce fagocitandola prima in immaginario, ovvero negandone l’ambizione<br />

superficiale; e filtrandola sulla pagina in frantumi, emersioni di un significato almeno probabile,<br />

funzionante per forza di silenzio, e in effetti tendente al silenzio. L’oscurità è essenziale, così come la<br />

forma, che geometrizza per forza profonda i segni riemersi dal caos. Un culmine di questa tensione<br />

sperimentale è ad esempio Celan, che laicizza Mallarmé, caricandolo di realtà morale. Celan è tanto<br />

inflessibile in questa sua contrazione della lingua a puro peso specifico, da inventare a tratti un idioma<br />

lirico che ausculta la storia, la filtra per il soggetto, elide l’una e l’altro in un lampo, oggettivandosi per<br />

resti di discorso, imperfetto solo perché non del tutto taciuto.<br />

Diversamente drammatico è il procedimento ellittico in Beckett. Meglio che veicolare roccaforti (per<br />

quanto sbranate) di senso, qui la parola poetica in sé tenta la difesa del dire, contro l’assalto del<br />

vuoto: a costo di metterlo perpetuamente in scena. Più forte diventa qui il valore della forma, della<br />

retorica ottenuta a freddo, insistente: trina sospesa sul baratro. Così nel poema di Mesa I loro scritti, e<br />

in particolare nella sezione delle Nove macchine morte, tutti i discorsi, anche quelli civili, sono tritati e<br />

ricomposti in una musica ossessiva, saturante eppure agita per silenzio («per parole non<br />

pronunciate»), esatta eppure incompleta, capace di formalizzare il non-senso componendo le mille<br />

briciole del senso in una tela friabile ma almeno fissata sulla pagina.<br />

b. Uno sperimentalismo polifonico, espanso, accumulatorio. L’atteggiamento linguistico, qui<br />

drasticamente diverso, ambisce non a metabolizzare, ma a trascrivere effusivamente la realtà.<br />

Notomizzata prima, con sforzo conoscitivo di esploratore, nelle molteplici realtà che la compongono.<br />

La lingua poetica esige, accumula, sovrascrive in sé queste realtà, dando loro voce intrecciata,<br />

vorticosa, insieme molteplice ed una.<br />

L’esempio più alto di questa fattispecie sperimentale è senz’altro il Pound dei Cantos. Singolo oggetto,<br />

mondo esterno, storia, trovano accordo e organizzazione nel flusso lavico, fratturato del linguaggio.<br />

Altrettanto esemplare, ma su un pedale di più esplicita dialogicità, è il Pagliarani altissimo di Lezione di<br />

fisica, e soprattutto di Fecaloro. Qui l’ambizione è meno universalistica, e di conseguenza le fratture di<br />

senso meno profonde. Il difetto di dantismo aggiunge in pathos umano e in accessibilità, senza<br />

sottrazione di fiducia alla poesia: «…non è ai poeti che tocca dichiararsi / sulla nostra morte, ora, della<br />

morte illuminarci?». E in effetti attraverso la latitudine ampia del linguaggio sperimentale tace<br />

l’imbarazzo ironico del poeta novecentesco narcisista della menomazione, da Palazzeschi a Satura, e<br />

anche, nel cozzo di materiali sacri e profani, circuitati però da serietà di pensiero, la poesia può<br />

sfiorare, o persino (per intervalla insaniae) riaffermare la propria sostanza, per quanto poi nascosta al<br />

margine.<br />

7. Entrambe le modalità presentano una loro consonanza con i tempi di oggi.<br />

La lingua sperimentale ellittica offende la realtà, invasa da comunicazione, attraverso l’esercizio<br />

concentrato dell’oscurità, attraverso l’emersione concettuale del silenzio. La necessità di sforzo all’atto<br />

della lettura, l’obbligo di calarsi dentro le faglie del senso, riconduce al valore prezioso del senso<br />

medesimo, dilatando finalmente l’attimo della parola in profondità.<br />

8. La lingua sperimentale espansa è forse carica di un più complesso potenziale euristico. Nel mondo del<br />

fare, del predominio oggettuale, dell’invisibilità delle verità anche sociali, della sparizione del senso,<br />

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