ULISSE 7-8 - LietoColle
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ichiami, vista l’importanza dell’opera in questione, ci si richiamerà al testo pubblicato nella miscellanea bompianiana<br />
chiamandolo Orazione o Memoria.<br />
(7) Ivi, p. 153.<br />
(8) Betti Emilio, Teoria generale della interpretazione, 2 voll., Dott. A. Giuffré Editore, Milano, 1955.<br />
(9) Ivi, Vol. I, p. 637<br />
(10) Ivi, vol. II, p. 641. Più avanti, a dimostrare la linea schleiermacheriana dell’ermeneutica bettiana, ne I criteri<br />
metodici dei vari tipi d’interpretazione in funzione riproduttiva, Betti afferma: «Così nella traduzione si tratterà, in<br />
primo luogo, di ricostruire nel discorso originale il pensiero dell’autore col criterio grammaticale e con quello<br />
psicologico[…]. Che se questo pensiero, oltre ad essere retto dalla logica della lingua originale genericamente intesa, è<br />
governato anche da una legge e logica propria, […], dovrà il traduttore, per intenderlo appieno, mettere in opera, oltre<br />
quei due criteri, anche l’interpretazione tecnica adatta a sviscerare quei tipi di discorso e di pensiero.» p. 651.<br />
(11) «In questa sede ci si occupa in maniera così dettagliata dell’idea di coappartenenza di questi due aspetti<br />
[interpretazione psicologica e interpretazione grammaticale] proprio in quanto l’ermeneutica, nella scia<br />
dell’interpretazione di Schleiermacher offerta da Dilthey, è stata successivamente spesso intesa come un’attività che<br />
intende isolare l’aspetto psicologico. In questo modo si è prodotta la caricatura della cosiddetta ermeneutica<br />
dell’empatia che si basa sull’immedesimazione fra anima e anima, ovvero su una comprensione umana delle profondità<br />
che si rivela incontrollabile da un punto di vista metodologico.» Jung Matthias, L’ermeneutica, Il Mulino, Bologna,<br />
2002, p. 57.<br />
(12) Ivi, p.665.<br />
(13) Ivi, p. 666.<br />
(14) Emilio Mattioli, Ricoeur e Meschonnic sulla traduzione, «Testo a Fronte», n. 29, dicembre 2003, p. 30.<br />
(15) Apel Friedmar, Il movimento del linguaggio, a cura di Emilio Mattioli e Riccarda Novello, Guerini e Associati,<br />
Milano, 1997, p. 37.<br />
(16) Ibid.<br />
(17) Friedmar Apel, Il manuale del traduttore letterario, op. cit., p. 28.<br />
(18) Ivi, p. 44.<br />
(19) Apel Friedmar, Manuale del traduttore letterario, a cura di Emilio Mattioli e Gabriella Rovagnati, Guerini e<br />
associati, Milano, 1993, p. 44.<br />
(20) Berman Antoine, L’épreuve de l’étranger, Gallimard Paris, 1984. [Berman Antoine, La prova dell’estraneo. Cultura<br />
e traduzione nella Germania Romantica, Traduzione italiana a cura di Gino Giometti, Quodlibet, Macerata, 1997. Si farà<br />
riferimento sempre a questa edizione].<br />
(21) Berman Antoine, op. cit., pp.11-20. La stesura del capitolo risale al maggio del 1981.<br />
(22) Ivi, p.15<br />
(23) Ibidem.<br />
(24) Ivi, p.16.<br />
(25) «Nel superamento rappresentato dalla finalità etica si manifesta un altro desiderio: quello di stabilire un rapporto<br />
dialogico fra la lingua straniera e lingua propria. […] sono questi le tre assi che possono definire una riflessione<br />
moderna sulla traduzione e i traduttori.» Ivi, p.20.<br />
(26) «Perché la pura finalità della traduzione non sia solo un pio voto o un “imperativo categorico”, all’etica della<br />
traduzione dovrebbe dunque aggiungersi un’analitica. Il traduttore deve “mettersi in analisi”, reperire i sistemi di<br />
deformazione che minacciano la sua pratica e che operano in modo inconsapevole sul piano delle sue scelte<br />
linguistiche e letterarie. Tali sistemi dipendono simultaneamente dai registri della lingua, dell’ideologia, della<br />
letteratura e dello psichismo del traduttore.» Ivi, p.17.<br />
(27) Ibidem.<br />
(28) Ivi, p.19.<br />
(29) Ivi, p.227.<br />
(30) Berman Antoine, La Traduction et la lettre ou l’Auberge du lointain, Seuil, Paris, 1999. [Berman Antoine, La<br />
traduzione e la lettera o l’albergo nella lontananza, traduzione italiana e cura di Gino Giometti, Quodlibet, Macerata,<br />
2003]. Durante la trattazione di questo saggio si farà riferimento all’edizione italiana.<br />
(31) «Poiché cercare degli equivalenti non significa solo stabilire un senso invariante, una idealità che si esprimerebbe<br />
nei diversi proverbi da lingua a lingua: significa rifiutare di introdurre nella lingua traducente l’estraneità del proverbio<br />
originale, la bocca piena d’oro dell’ora mattutina tedesca, significa rifiutare di fare della lingua traducente “l’albergo<br />
nella lontananza”, significa, per noi, francesizzare: vecchia tradizione.» Ivi, p.14.<br />
(32) Ivi, pp.13-14.<br />
(33)<br />
1. Razionalizzazione. È un modo di tradurre che deforma l’originale secondo un’idea pregressa di linearità. In base a<br />
questa tendenza il traduttore tende a linearizzare logicamente e razionalmente un originale che trova nella<br />
“ramificazione” o nell’imperfezione sintattiche il proprio stato artistico. La razionalizzazione opera sulle strutture<br />
sintattiche e di punteggiatura, ma anche sull’ambizione alla concretezza del testo da tradurre poiché astrattezza e<br />
generalizza un discorso che era tesa alla ricerca della materialità.<br />
2. Chiarificazione. Chiarisce proposizioni e concetti che nel testo originario si muovevano nell’indefinito, tende a<br />
rendere chiaro ciò che non voleva esserlo. Corollario della razionalizzazione, la chiarificazione opera nel passaggio dal<br />
polisemico al monosemico e da un parafrastico ad un altro.<br />
3. Allungamento. Spiega, allugandolo, il testo di partenza e rilassa la ritmica dell’opera. Ciò comporta una variazione<br />
dell’uniformità relativa alla lunghezza o alla frammentarietà del sistema di partenza. Non ha una base linguistica ma è<br />
una tendenza inerente al tradurre.<br />
4. Nobilitazione. Retoricizzazione per la prosa, poetizzazione per la poesia, tende a riprodurre l’originale in maniera più<br />
bella, inserendo nell’atto traduttivo una valutazione estetica basata sulle categorie del traduttore. Inoltre ri-scrive<br />
l’originale producendo frasi eleganti per nobilitare l’opera tradotta e ricorre a falsi patois nel caso voglia volgarizzare<br />
un testo.<br />
5. Impoverimento qualitativo. Riguarda l’iconicità terminologica, espressiva e strutturale del testo di arrivo poiché<br />
sostituisce alla significatività originaria la denotazione.<br />
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