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ULISSE 7-8 - LietoColle

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*<br />

ISOLA<br />

Tra gli uomini esiste un’isola.<br />

Su quell’isola voglio andare.<br />

(da “Io, signore delle stelle”, 1978, traduzione di Vincenza D’Urso)<br />

Notizia.<br />

Chǒng Hyǒnjong nasce a Seoul il 17 settembre 1939, terzo di quattro figli di Chǒng Chaedo e Pang Ullyǒn.<br />

Fin dalla più tenera età impara la bellezza del contatto con la natura, e già in quegli anni riesce a stabilire<br />

con essa un rapporto di estrema vicinanza e interdipendenza, quasi fosse una continuazione del contatto<br />

con le proprie Origini, con la Madre primordiale, parte della ricerca che ogni essere umano prima o poi<br />

finisce per intraprendere.<br />

Nel 1965 consegue la laurea in Filosofia presso una delle più prestigiose università di Seoul, la Yonsei<br />

University: questo studio rappresenterà le basi della sua poesia e spesso si ritroveranno nei suoi versi<br />

riferimenti filosofici derivanti dai suoi studi giovanili.<br />

Appena dopo la laurea Chǒng Hyǒnjong inizia subito a lavorare come giornalista, scrivendo nelle pagine<br />

culturali di alcuni tra i principali quotidiani del paese. Nel 1974 giunge poi un’esperienza di vita e studio<br />

all’estero, quando per circa un anno si trasferisce negli Stati Uniti, e precisamente nello Iowa, per un<br />

corso internazionale di scrittura creativa. Ritornato in patria assume la docenza di Composizione letteraria<br />

presso il Seoul College of Arts, dove resta fino a quando non arriva un incarico più prestigioso presso la<br />

sua alma mater, dove insegna tuttora nel Dipartimento di Lingua e Letteratura coreana.<br />

Il suo debutto sulla scena letteraria avviene nel 1965, quando pubblica due sue poesie sulla prestigiosa<br />

rivista Hyǒndae Munhak (Letteratura contemporanea), cui segue immediatamente l’incarico presso il<br />

periodico letterario Sagye (Quattro stagioni).<br />

La sua stagione poetica viene generalmente divisa dai critici in due periodi ben distinti: il primo,<br />

testimoniato dalle raccolte Sogni di oggetti inanimati (1972), Festival del dolore (Kot’ongǔi 1974) e Io,<br />

signore delle stelle (1978), in cui il poeta affronta un discorso molto astratto e più dichiaratamente<br />

filosofico sui grandi temi della vita e sull’essenza della vita stessa, in tutte le sue manifestazioni; il<br />

secondo, che si avvia con la pubblicazione della raccolta poetica Come una palla che rimbalza quando<br />

cade (1984), a poco più di dieci anni dalla pubblicazione del suo primo libro, e continua con Non c’è molto<br />

tempo per amare (1989) e con Un singolo fiore (1992).<br />

Nel suo secondo periodo Chǒng Hyǒnjong adotta un linguaggio più sciolto, di più facile comprensione, pur<br />

sperimentando al tempo stesso nuove potenzialità della lingua e toccando nuove profondità di<br />

espressione. Il lungo percorso di ricerca esistenziale delle sue prime raccolte poetiche sembra aver aperto<br />

agli occhi del poeta nuove possibilità di soluzione nelle complesse dinamiche di rapporto tra l’essere<br />

umano e il mondo delle cose, animate e inanimate, che lo circonda. Nei nuovi componimenti l’analisi delle<br />

relazioni tra il Sé e il Mondo assume toni meno complessi e sofferti e il poeta si apre a nuove esplorazioni,<br />

affrontate con toni meno pessimistici e decisamente più maturi.<br />

Il percorso di maturazione filosofica proseguito nell’arco di venti anni porta Chǒng Hyǒnjong a credere in<br />

una versione più organica dell’universo e di tutte le cose che lo compongono, all’interno del quale ogni<br />

singola parte vive di vita propria e assume un proprio compito, individuale nel Tutto. Il poeta continua a<br />

guardare con occhi sempre pieni di meraviglia al grande mistero della vita al quale assiste<br />

quotidianamente, ma con lo spirito più serenamente curioso di chi avverte, nell’impeto vitale delle miriadi<br />

di Cose intorno a noi, la spinta primordiale verso la Vita cui anelano tutti gli esseri viventi.<br />

Il successo di critica e pubblico riscontrato dal poeta viene testimoniato anche dalla pubblicazione di<br />

numerose raccolte di poesie scelte, tra cui possiamo annoverare Luna, luna, splendida luna, per la Chisik<br />

Sanǒpsa nel 1984, Un dolore leggero in mezzo alla gente, per la Munhakkwa Chisǒngsa nel 1990, Isole<br />

tra la gente per la Miraesa, nel 1991 e Tutte le poesie di Chǒng Hyǒngjong vol. 1 e 2 ancora per la<br />

Munhakkwa Chisǒngsa, nel 1999.<br />

La ricerca dell’essenzialità della vita e la sua riflessione sulla condizione umana proseguono nelle ultime<br />

pubblicazioni del poeta, con le raccolte Sete e acqua di fonte (1999) e Non posso sopportarlo (2003), in<br />

cui il poeta, come afferma eloquentemente nel titolo stesso, continua a dar voce alla sua stanchezza per<br />

le contraddizioni del mondo contemporaneo, questa volta pervaso da una crescente vena di pessimismo e<br />

amara ironia. Il poeta sembra aver perso ogni fiducia nelle capacità di recupero da parte degli esseri<br />

umani, di condizioni di vita rispettose della dignità insita nell’essenza di tutte le creature, cui ha spesso<br />

fatto riferimento nelle raccolte precedenti. Ora è come se l’Uomo fosse diventato nemico di se stesso e la<br />

sua unica speranza è quella di “liberarsi da se stesso”, come afferma nei versi “Non esiste momento più<br />

bello per l’essere umano/di quando ci si libera di se stessi” (Non posso sopportarlo, Siwa sihaksa, Seoul:<br />

2003, p. 13).<br />

201

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