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ULISSE 7-8 - LietoColle

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Scrivere in dialetto significa, per me, adoperare una lingua rifiutata, un rifiuto proprio inteso come<br />

"avanzo", "residuo", "oggetto abbandonato".<br />

Non c'è, nei miei dialetti, alcun sublime o rimpianto passatista (e neppure precisione filologica) ma il<br />

sentimento di una perdita inevitabile.<br />

Le poesie che presento qui sono scritte in voltrese e molarese. Voltri è l'estremo avamposto ponentino di<br />

quella "grande" Genova che volle il Duce. I Priano sono voltresi da sempre, da secoli e secoli, ma il<br />

dialetto voltrese di queste poesie è solo in piccolissima parte quello dei miei nonni. Un voltrese debole,<br />

dunque, di frontiera anche nel tempo, non più di Città (Voltri prima del 1928 era Città) ma di periferia.<br />

Sporco e inquinato proprio come il mare qua davanti.<br />

Le poesie molaresi fanno parte di un'area, quella piemontese dell'Alto Monferrato, che va da Ovada ad<br />

Acqui. Molare si trova lì, a 18 Km da Acqui e a dieci minuti di bicicletta da Ovada. E Ovada dista a 38 km<br />

da Genova. Nella piana ovadese si coltivano capannoni che, finché non diventeranno "archeologici", sono<br />

brutti e basta.<br />

Da Molare alla casa che fu dei nonni, a Borgo Peruzzi, si spalanca "la campagna". .Noccioleti, campi<br />

incolti, campi di girasoli, il camposanto dove dormono il trisnonno Chinèn e i suoi fratelli, qualche vigna<br />

raminga. Non è detto che duri, anzi. Queste son terre buone per ipermercati e superstrade. Ed è strano<br />

che nessuno se ne sia ancora accorto.<br />

Il dialetto molarese presenta asperità che non esistono nel cantilenante voltrese. Se a Voltri uno scemo<br />

rimane "nesciu" a Molare diventa, impietosamente,"urùc".<br />

Chi non sente a Voltri è "surdu", a Molare "uèc". Mio nonno paterno falciava con la "messuìa", quello<br />

materno con l' "anzuriòn".<br />

Sul vino c'è l'accordo: vèn per gli uni e vin per gli altri.<br />

Se avvicino la mia bocca a quella dei due dialetti non è per operare una respirazione utile a rianimarli. Il<br />

bacio è molte volte segno del tradimento. Molte volte, non sempre. Questo mio sì.<br />

Ma u biavu ninte<br />

du to numme, a pua<br />

du mè finiàn, sun zà<br />

in ta luntanansa nua<br />

de là di Crovi e a Cova<br />

e u rosmanìn, na rosa<br />

innestà in sc'u celestìn<br />

c'a s'arve in tu amurtase<br />

meraviggiou<br />

di sti umbrelluìn.<br />

(Ma l'azzurro niente/ del tuo nome, la polvere/del mio finiranno/ sono già/nella lontananza nuda/ oltre i<br />

Crovi a la Cova/ e il rosmarino, una rosa/ innestata sul celestino/che si apre nello spegnersi/meravigliato/<br />

di questi ombrelloni.)<br />

*<br />

Tutti muivan<br />

ti arestavi tì<br />

ingogeitu in tu gambu<br />

de na rosa bordò<br />

(Tutti morivano/rimanevi tu/ impigliato nel gambo/ di una rosa bordò.)<br />

*<br />

Oua e figge<br />

te se fan in giu<br />

a ciù duse a te mette<br />

in man<br />

na pria du Carsu<br />

cun scritu insimma<br />

"d'ardere giuriamo<br />

per la vita". Urtima<br />

lesiùn, sonna a campanna<br />

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