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ULISSE 7-8 - LietoColle

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4. lei a destra i tre bicchieri, le tazze, o come uno zoom qui davanti a destra c’è un paesaggio, la pianura<br />

o l’oceano la distesa piatta piatta e l’edificio la sua massa e davanti alle sue rovine i pezzi di muro in<br />

briciole di zucchero crollati e ora gli ossicini dei tre bicchieri i quattro o cinque ossicini di inchiostro a<br />

destra dei tre bicchieri come repliche delle punte spezzate di zucchero e di mattone e di cemento battuto<br />

– frontale la bottiglia o corpo di monaco o di vergine semplice sfondo di cappella oremus davanti gradi del<br />

portico dove uno sull’altro asciugano tre tappeti da preghiera zerbini sporchi da preghiera oh tre volte<br />

santa polvere<br />

– nell’harem di cartoni spinto appoggiato contro la colonna lo specchio hudson in cui si incastrano si<br />

ammassano come replica delle punte spezzate e di zucchero tutti gli equilibri cedimenti di fronte a volto<br />

ancora su orbite denti listellati più grandi testa e cranio in cima alla picca ça ira<br />

– e che ritorna cranio rotondo gli occhi le narici bucati neri ossa da latte vibrazioni musica di metallo che<br />

scivola a destra e a sinistra sospesa nello spazio incombente e quel frammento di puzzle appeso gioconda<br />

sotto il neon in angolo di stanza vuota.<br />

5. no niente come carta stracciata scollata informe tetto come rovina e lepre morta appesa penzolante la<br />

testa sgocciola ancora e la zampa anteriore sinistra al di sopra di un compasso grande scarto gambe<br />

aperte sì sì ora le due conchiglie e l’angolo destro pettini di mare e l’apparizione nuda preghiera alla<br />

vergine nuda la danzatrice preghiera e il suo filo di ferro tutta sopra al vuoto tra tutte le donne e frutto<br />

del suo ventre e nel limbo compasso grande scarto gambe aperte per che cosa niente lo schermo ricurvo<br />

convesso rimesso in piedi appoggiato piatto ormai piatto ridotto in piedi tavola e filo e linea debole letto<br />

di niente piatto in piedi<br />

– ancora nel forno o pietra da cuocere caduta come un frutto ai piedi dello schermo ma il forno o<br />

quadrato nero senza fondo allo stesso tempo profondo e piatto, superficie quadrato nero inquadrato di<br />

bianco linea bianca quasi invisibile inquadrata di grigio largo inquadrato di grigio più scuro nel nero del<br />

nero al centro del centro niente nel grigio conficcato nel suolo del forno un triangolo ostruito di grigio<br />

chiaro su cui riposa pesante e maturo il pezzo di pietra e là fine cristallo solitario e fragile il bicchiere a<br />

calice posato su schermo tavolo confuso nero esattamente il quadrato del forno rovesciato depositato in<br />

sospeso: shoes.<br />

6. allora la capanna di legno addossata al muro un muro immenso infinito fin verso il cielo e senza fine a<br />

destra e a sinistra il muro infinito diritto tenuto e tenendo senza uscita allora la capanna che si sta<br />

disfacendo tenuta tutt’intorno da una stretta di corda tenuta tetto bianco per non crollare tenuta come e<br />

il tavolo ancora pane e vino rosicchiato sistemati e spostati a loro volta o per il segno uguale uguale a<br />

volume interno di vuoto tra le quattro gambe e di vuoto interno tra le quattro mura di tavole strette<br />

disposte in cordate verificate<br />

– Ora opaco dopo aver calpestato la terra dopo aver calpestato lo stelo e le foglie sfuggito verso il fondo<br />

scalfitto davanti posato calpestato verso il fondo come in equilibrio sul bordo e davanti la tempesta stesso<br />

rumore di tempesta stessa compostiera di vento-nuvola e di rumore di passaggio scalfitture rumorose di<br />

cielo o come un infisso di cantina in gioco di cubi per fare macchine o città niente può evitarlo, il filo<br />

metallico serve da rampa a cui la regola si oppone.<br />

[traduzione di Michele Zaffarano]<br />

Notizia.<br />

Jean-Marie Gleize è nato a Parigi nel 1946, e vive attualmente nell’Haute-Provence. È professore di<br />

letteratura francese contemporanea all’École Normale Supérieure di Fontenay-aux-Roses, dove dirige<br />

anche il Centre d’Études Poétiques. Per la casa editrice Al Dante dirige la collana «Niok» e ha fondato<br />

Nioques, rivista di riferimento imprescindibile per la comprensione e per la diffusione dell’area della<br />

poesia contemporanea di sperimentazione. Ha pubblicato numerose opere di poesia: États de la main<br />

mémoire (1979), Donnant lieu (Lettres de casse, 1982), Instances (Collodion, 1985), Game over (La<br />

Main courante, 1986), Léman, (Seuil, 1990), Ils sortent (La main courante, 1994), Non (Al Dante, 1999),<br />

Néon (Al Dante, 2004). È inoltre autore di importanti saggi e scritti vari, fra cui Poésie et Figuration<br />

(Seuil, 1983), l’introduzione alla lettura di Francis Ponge (Seuil, 1988), A noir. Poésie et littéralité (Seuil,<br />

1992), Le principe de nudité intégrale (Seuil, coll. «Fiction et Cie», 1995), Altitude zéro (Java, 1997), Les<br />

chiens noirs de la prose (Seuil, coll. «Fiction et Cie», 1999)<br />

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