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ULISSE 7-8 - LietoColle

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Hejinian e Chong Hyonjong; Pierluigi Cappello, Azzurra D’Agostino, Andrea Longeva, Gianni Priano ed Elio<br />

Talon ed Assunta Finiguerra vengono infine a rappresentare la voce “poesia dialettale”.<br />

La voce di Ulisse: Italo Testa<br />

***<br />

AUTOSCONTRO<br />

Stefano Salvi<br />

Si esce un giorno, a comporre un inventario, registrare le presenze, tentare uno scontro. A volte le cose<br />

che premono sulla soglia lasciano una traccia, mandano un segnale, a volte s’incuneano. A tratti<br />

penetrano minacciose, fanno piazza pulita delle parole. Non è mai solo all’interno che ci si muove, si<br />

prendono le misure. E neppure il linguaggio precede soltanto o segue unicamente: che se questo fosse<br />

l’oggetto, e finanche il soggetto, la porta rimarrebbe chiusa, il fantasma ripiegato in se stesso: lo scontro<br />

con le cose rinviato per sempre.<br />

SOLO CON ALTRI<br />

Ogni giorno, quando il bisogno di effrazione si rinnova in poesia, l’ottusa ontologia del linguaggio si<br />

spezza. Allora si è là, nel mezzo, esposti alla pluralità senza scampo: quanto più le lingue, i codici si<br />

moltiplicano, si ibridano nelle povere teste allo sbando, tanto meno queste stanno solo con se stesse. La<br />

noia limacciosa di una lingua che parla di sé e nient’altro turbata, ancora una volta, dall’urto delle<br />

esperienze. D’un soffio, almeno, poter sollevare la testa, sognare che non sia solo palude.<br />

CON ASTUZIA<br />

Non si sa se è la vita che si va a raggiungere. Consegnati si resta pur sempre ad un adombramento, ma<br />

per fuoriuscirne. Sensi, suoni, segni: inquadrarli esattamente, torcerli con astuzia. Nella mischia gettarsi<br />

in un corpo a corpo, rubare il bottino e fuggire.<br />

TRASPORTO ROVINE<br />

Lì c’era molto da puntellare, mettere in salvo. Ma la ricerca era poi d’altro, attraversava le lingue per<br />

fuoriuscirne. Sopra e sotto, sopra e sotto: da tutt’altra parte.<br />

CHE COSA VEDI?<br />

Dice: depredare il bambino del linguaggio per fissarlo in gesti. O ancora: spezzare il linguaggio per<br />

raggiungere la vita. Ma a volte: bisogno di penetrazione. Oppure: una luce nuova sulle cose. Dice e<br />

confonde, dice e annulla. Passando di qui, un giorno non ne sarà più niente: allora avranno finalmente<br />

attraversato il guado. E oltre questo che cosa vedi?<br />

Italo Testa<br />

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