27.05.2013 Views

ULISSE 7-8 - LietoColle

ULISSE 7-8 - LietoColle

ULISSE 7-8 - LietoColle

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

C'ERA QUELLA BARRIERA QUESTO LIMITE<br />

c’era quella barriera questo limite invalicabile ed era improvviso. ed era che da sempre all’improvviso<br />

nell’aria si stendeva una cortina. un po’ di particelle convergenti nel centro esatto della messa a fuoco.<br />

dove moltiplicando l’attenzione confluire la polvere del mondo. non doveva guardare non poteva restare<br />

mai fermo a fissare un luogo. non vi trovava il vuoto o un solo punto cieco nel dare un po’ di tregua agli<br />

occhi. dove ruotarli ancora si chiedeva per rifugiarli nelle inconsistenze. non c’era che arrestarli per quel<br />

poco che si deve alla palpebra e appariva. come una tela di sipario gonfia di corpi che rimangono in<br />

attesa. ne era gravida l’aria che aspettava solo uno sguardo che li rapprendesse. solo che un occhio<br />

ripopolatore animasse di solidi il sublime. prima un po’ di pulviscolo in un raggio come l’aveva scorto<br />

quella volta. era mamma a socchiudere le imposte e il sole trapelò fra quei fermenti. li vedeva convolgere<br />

sul letto convergendo finché lei si voltò. perché piangi diceva è solo l’aria quella che viene e va da me e<br />

da te. ora chissà dove era defluita e se aspettava dietro quella tela. l’aria o la mamma o tutto il teatrino<br />

che s’era susseguito lungo gli anni. perché dopo i corpuscoli la nebbia col tempo s’era sempre più diffusa.<br />

bastava che restasse a sogguardare un punto nello spazio e tracimava. bianca nei lembi ancora<br />

svolazzanti ingrigiva nel centro il suo spessore. finché tutto non era che il confine di un mondo divenuto<br />

inaccessibile. una grata che sempre separava il suo restare a vivere lì dietro. o magari lì dentro fra i<br />

congegni che mettevano in moto il proiettore. tutto si dava con il primo sguardo con cui si riposava la<br />

pupilla. virare l’iride durava poco e anche la testa a voltarla si stanca. prima o poi cade il ciglio su una<br />

scena che sembra messa lì a pacificare. e proprio in quella piccola porzione saliva su dalla periferia. prima<br />

i puntini e poi la nebulosa e infine il velo presto di velluto. e non appena solido il sipario sùbito si gonfiava<br />

di presenze. non come se vi fossero nascoste bensì consustanziando nei risvolti. da principio era un<br />

lembo più convesso fra la casualità di tante pieghe. una forma d’un tanto familiare che poi si trasmetteva<br />

nelle altre. ogni risbuffo lì nel centro grigio s’adeguava alla prima e rinveniva. poi persino nel bianco si<br />

effondeva come la malta che diviene crespa. per quanto si sforzasse ad inseguirli colli non s’allungavano<br />

né corpi. non dai rilievi appena sporti volti in volti sempre noti e sempre quelli. ogni volta gli stessi ad<br />

ogni nuovo solito giro di ricognizione. cambiava forse l’ordine il diritto di prima esposizione la sequenza.<br />

ma restavano quelli con qualcuno ogni tanto in aggiunta ma già noto. come se fosse sempre stato lì ad<br />

aspettare il turno nella maglia. lì con quegli altri a stringere la trama che non si passa a non pagare il<br />

dazio. per tutti c’è un tempo da scontare da scompitare in numeri di nomi. ripeteva tessendo quelle teste<br />

l’una con l’altra e ognuna al proprio addio. cari conforti disse sconfortatemi è l’aria che separa a ritenerci.<br />

quella che viene e ancora se ne va da me per richiamare tutti voi. e allora si metteva a pronunciarli quei<br />

nomi come per sfiatarli via. ogni volta di nuovo per forare la loro consistenza di silenzio. quegli occhi fissi<br />

che non conoscevano umidi gli occhi che li riguardavano. assenti tutti e a malapena gonfi e indifferenti al<br />

tremito del velo. senza nemmeno attendere il respiro che anche il sipario avrebbe dissipato.<br />

Notizia.<br />

Gabriele Frasca, nato a Napoli nel 1957, è poeta, narratore, saggista, autore teatrale e traduttore. Ha<br />

collaborato con RadioRai e attualmente insegna Letteratura Comparata all’Università per Stranieri di<br />

Siena. Si è occupato di Medioevo, Barocco, Modernismo e di teoria delle comunicazioni. Fra i suoi saggi:<br />

Cascando. Tre studi su Samuel Beckett (1988), La furia della sintassi. La sestina in Italia (1992) e La<br />

scimmia di Dio. L’emozione della guerra mediale (1996), La lettera che muore (2005). Per la poesia ha<br />

pubblicato: Rame (1984), Lime (1995) e Rive (2001). Per la narrativa: Santa Mira (2001) e Il fermo<br />

volere (con Luca Dalisi, 2004). Ha curato e tradotto opere di Samuel Beckett (Watt, Le poesie, Murphy) e<br />

Philip K. Dick (Un oscuro scrutare).<br />

127

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!