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diario di bordo - Comune di Capurso

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OSSERVATORIO PER LA LEGALITA’ E LA SICUREZZA – CENTRO STUDI<br />

tubazioni e il furto <strong>di</strong> un frantoio per la macinazione <strong>di</strong> materiale inerte nei confronti dei titolari<br />

delle imprese subappaltatrici. E soprattutto minacce <strong>di</strong> morte in<strong>di</strong>rizzate ai loro familiari.<br />

Furono sei in tutto le persone indagate, ma all‟alba del 29 gennaio furono solo in tre a finire in<br />

manette: Piero Paciello, <strong>di</strong> 41 anni, <strong>di</strong> Mola <strong>di</strong> Bari, già noto alle forze dell‟or<strong>di</strong>ne; Saverio Lisi, <strong>di</strong><br />

50 anni, <strong>di</strong> Conversano, e Vito Boccuzzi, <strong>di</strong> 51 anni. I militari nel frattempo misero in atto<br />

intercettazioni ambientali e pe<strong>di</strong>namenti, filmato e registrato i contatti tra le vittime e gli aguzzini.<br />

Gli incontri avvenivano nelle stazioni <strong>di</strong> servizio sulla statale 16, nei pressi <strong>di</strong> Conversano.<br />

Nell‟ambito delle indagini fu accertato il ruolo <strong>di</strong> Lisi come me<strong>di</strong>atore con gli impren<strong>di</strong>tori dei<br />

subappalti con i quali aveva avuto qualche relazione <strong>di</strong> tipo lavorativo a Bari. In un caso, per il<br />

pagamento <strong>di</strong> una rata del pizzo alle vittime, fu chiesta l‟emissione della fattura. Il pagamento del<br />

pizzo sarebbe così stato giustificato come una prestazione lavorativa.<br />

*all‟alba furti <strong>di</strong> auto – Agli inizi <strong>di</strong> febbraio a Giovinazzo fu denunciato un frenetico ritmo <strong>di</strong><br />

furti <strong>di</strong> auto, abbastanza inquietante e sospetto. La statistica rispondeva a più <strong>di</strong> un‟ auto al giorno.<br />

Una sempre più incalzante piccola criminalità che imperversava per la città soprattutto nelle prime<br />

ore del mattino. Al furto seguiva tempestivamente la richiesta <strong>di</strong> riscatto e si inibiva la<br />

presentazione della denuncia. Si ostacolava così la <strong>di</strong>retta conoscenza da parte delle forze<br />

dell‟or<strong>di</strong>ne, rendendo più <strong>di</strong>fficile il contrasto al fenomeno. Secondo le voci raccolte le somme <strong>di</strong><br />

denaro chiesto in cambio del ritrovamento dell‟auto raggiungevano anche i mille e 500 euro. La<br />

sistematicità dei furti e le richieste <strong>di</strong> riscatto fecero presupporre agli investigatori l‟esistenza <strong>di</strong> una<br />

vera emergenza, ad opera non <strong>di</strong> una microcriminalità, ma piuttosto <strong>di</strong> una banda bene organizzata,<br />

capace <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare i proprietari e <strong>di</strong> far pervenire la richiesta <strong>di</strong> denaro telefonicamente, Una<br />

ipotesi accompagnata dalla quasi certezza che si trattasse <strong>di</strong> malviventi provenienti da fuori città che<br />

avevano scelto Giovinazzo come terreno <strong>di</strong> caccia. Non è stata esclusa la presenza <strong>di</strong> un basista sul<br />

territorio.<br />

*il pentito – In quattro anni, al quartiere San Paolo, solo un impren<strong>di</strong>tore e<strong>di</strong>le aveva detto no. E<br />

non aveva ceduto alle richieste estorsive dei clan. Gli altri avevano pagato, senza <strong>di</strong>stinzioni.<br />

Versavano una tangente ai referenti dei gruppi dei Telegrafo e degli Strisciuglio. E lo facevano per<br />

continuare a lavorare. Per non avere problemi. Il fenomeno inquietante emergeva da una<br />

informativa dei carabinieri depositata il 4 febbraio nell‟u<strong>di</strong>enza preliminare a carico <strong>di</strong> 31 presunti<br />

componenti dell‟organizzazione dei Telegrafo, coinvolti in un blitz del febbraio 2008.<br />

Alla relazione dei militari della compagnia “San Paolo”, coor<strong>di</strong>nati dal pm della Dda <strong>di</strong> Bari, erano<br />

state allegate le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> uno dei collaboratori <strong>di</strong> giustizia Michele Delle Noci. E proprio<br />

partendo dalla testimonianza del pentito, i carabinieri giunsero ad una conclusione allarmante:<br />

. Chi non pagava l‟organizzazione criminale, non<br />

denunciava. Preferiva invece chiudere il cantiere. Scrivevano i carabinieri nell‟informativa:<br />

.<br />

Michele Delli Noci, considerato dalla Dda, un collaboratore <strong>di</strong> giustizia atten<strong>di</strong>bile, fece i nomi<br />

degli uomini del clan, specializzati nelle estorsioni alle imprese e<strong>di</strong>li. Disse che nessuno degli<br />

impren<strong>di</strong>tori aveva scampo..<br />

I sol<strong>di</strong>, aveva raccontato il pentito, venivano sud<strong>di</strong>visi tra i <strong>di</strong>versi appartenenti all‟organizzazione<br />

, oppure venivano ceduti in parte ai più giovani del gruppo,<br />

un modo per . Spesso le<br />

imprese erano costrette ad assumere, fittiziamente, i componenti del clan che percepivano lo<br />

stipen<strong>di</strong>o, ma senza presentarsi al lavoro. dalle quali gli<br />

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