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diario di bordo - Comune di Capurso

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OSSERVATORIO PER LA LEGALITA’ E LA SICUREZZA – CENTRO STUDI<br />

<strong>di</strong> correre il rischio <strong>di</strong> essere scoperto, naturalmente è <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>viduarli, ma è facile, comunque,<br />

intuire che grossi interessi lo abbiano consigliato a sfidare ancora una volta la legge.<br />

*La droga in carcere – Angelo Bruno parla in videoconferenza, il 20 gennaio. Lo fa al piano terra<br />

del Palazzo <strong>di</strong> Giustizia. Racconta <strong>di</strong> come la droga entrava nel carcere <strong>di</strong> Bari. Svela alcuni<br />

retroscena. Dice <strong>di</strong> chi, secondo lui, comandava nella seconda sezione dell‟istituto penitenziario. E<br />

sotto accusa, ancora una volta, c‟è il clan degli Strisciuglio.<br />

Il processo è quello denominato „Eclissi‟, il troncone celebrato con il rito dell‟abbreviato. Altri<br />

pentiti hanno parlato. Altri collaboratori hanno reso le proprie <strong>di</strong>chiarazioni. Angelo Bruno è uscito<br />

dal programma <strong>di</strong> protezione. Ma in passato ha offerto la sua testimonianza sulle attività del clan<br />

Strisciuglio. E dalla Dda è considerato atten<strong>di</strong>bile: un pentito che può fornire in<strong>di</strong>cazioni utili sul<br />

passato più recente del gruppo malavitoso. In aula, Bruno parla del consumo <strong>di</strong> sostanza<br />

stupefacente in carcere. . Anche così arrivava <strong>di</strong>etro le sbarre. E poi aggiunge alcuni particolari: la<br />

sostanza stupefacente, polvere bianca o hascisc, dagli e<strong>di</strong>fici non <strong>di</strong>stanti dal carcere, finiva nel<br />

campo <strong>di</strong> calcio dove durante l‟ora d‟aria i detenuti cercavano <strong>di</strong> recuperarla. E questo, almeno<br />

secondo la testimonianza <strong>di</strong> Bruno, è solo uno dei sistemi ideati dal clan per riuscire a consumare<br />

droga anche <strong>di</strong>etro le sbarre. Tira in ballo anche alcuni lavoranti. Sono detenuti che, nel carcere,<br />

vengono impegnati in alcune attività. Servono i pasti, ad esempio. , <strong>di</strong>ce Bruno.<br />

Alcuni familiari dei detenuti cercavano <strong>di</strong> introdurre la droga in carcere. Lo facevano passandola ai<br />

lavoranti che, per la loro attività, la <strong>di</strong>stribuzione dei pasti, potevano contattare i veri destinatari<br />

della sostanza stupefacente. E cioè, stando a quello che racconta Bruno, i componenti del clan<br />

Strisciuglio. Erano loro a consumare la droga e non altri. Erano loro a decidere a chi la droga<br />

dovesse essere destinata. Il pentito, nel suo racconto, è generico. Anche quando <strong>di</strong>ce che a portare la<br />

droga nell‟istituto penitenziario sono stati alcuni agenti della polizia penitenziaria. Non fa i nomi.<br />

Su questo capitolo rimane nel vago. Cita solo due pregiu<strong>di</strong>cati. E poi quello del presunto affiliato al<br />

clan che . Parla <strong>di</strong> Luigi Milloni, dell‟uomo al quale<br />

gli altri detenuti dovevano fare riferimento.<br />

Il racconto del collaboratore <strong>di</strong> giustizia si riferisce a due anni: il 2000 ed il 2001. Sono quelli al<br />

centro delle indagini, sfociate nel processo „Eclissi‟. Il primo proce<strong>di</strong>mento, celebrato con il rito<br />

dell‟abbreviato, si è già concluso con 150 condanne a 161 imputati. Trenta, invece, i presunti<br />

affiliati al clan che hanno scelto l‟or<strong>di</strong>nario. E che il 20 gennaio hanno ascoltato le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong><br />

Angelo Bruno. Secondo l‟accusa il gruppo avrebbe gestito lo spaccio <strong>di</strong> sostanze stupefacenti e altre<br />

attività illecite, affidandosi anche a ragazzini che custo<strong>di</strong>vano le armi o alle donne che spesso<br />

sostituivano i compagni detenuti dai quali prendevano or<strong>di</strong>ni.<br />

Le indagini, coor<strong>di</strong>nate dalla Procura dell‟antimafia e condotte dai carabinieri del reparto operativo,<br />

avevano già accertato come il gruppo criminale si fosse più volte adoperato per far arrivare la<br />

sostanza stupefacente ai detenuti. E se le <strong>di</strong>chiarazioni <strong>di</strong> Angelo Bruno riguardavano il periodo<br />

compreso tra il 2000 ed il 2001, quelle <strong>di</strong> Nicola Querini, uno degli ultimi collaboratori <strong>di</strong> giustizia,<br />

sicuramente, avranno contribuito a svelare particolari sul passato più recente del clan. Le<br />

<strong>di</strong>chiarazioni del pentito, considerato molto atten<strong>di</strong>bile dalla Dda, rese davanti al pm e ai<br />

carabinieri, sono state già acquisite nel proce<strong>di</strong>mento „Eclissi‟.<br />

*Narcotraffico – C‟erano anche tre baresi, che gli inquirenti ritengono collegati al clan Parisi del<br />

quartiere Japigia, tra i 41 arrestati il 20 gennaio dal Ros <strong>di</strong> Roma con l‟accusa <strong>di</strong> associazione<br />

mafiosa e traffico internazionale <strong>di</strong> stupefacenti. Si trattava <strong>di</strong> personaggi mai entrati in gran<strong>di</strong><br />

inchieste: in manette erano finiti Pasquale Marzano, 50 anni, pregiu<strong>di</strong>cato per piccoli precedenti<br />

non specifici; Francesco Triggiani, 32 anni, anch‟egli pregiu<strong>di</strong>cato per piccoli precedenti<br />

riguardanti reati contro il patrimonio; Vincenzo De Pinto, 48 anni, suocero <strong>di</strong> Francesco Triggiani,<br />

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