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diario di bordo - Comune di Capurso

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DIARIO DI BORDO – 1 SEMESTRE 2009- LA LEGALITA’ E LA<br />

SICUREZZA IN PROVINCIA DI BARI<br />

uomini dei Telegrafo e degli Strisciuiglio, legati da un patto <strong>di</strong> fratellanza, pretendevano regali,<br />

destinati ai detenuti. Il collaboratore <strong>di</strong> giustizia ha parlato dell‟attività estorsiva dei clan, del<br />

traffico <strong>di</strong> droga, ma non solo. .<br />

*l‟Opel - I poliziotti della squadra anticrimine del Commissariato <strong>di</strong> Barletta,<br />

riuscirono ad in<strong>di</strong>viduare, all‟insaputa della vittima del furto e dell‟estorsione, Roberto Peshechera,<br />

43enne <strong>di</strong> Barletta, già noto alle forze dell‟or<strong>di</strong>ne e Carmine Dicataldo, incensurato, anche lui<br />

barlettano, finiti così in carcere con l‟accusa <strong>di</strong> estorsione aggravata in concorso. Peschechera<br />

risponderà anche <strong>di</strong> ricettazione. I due avevano preteso da un pensionato 60enne barlettano il<br />

denaro per la restituzione dell‟auto. Il loro arresto scaturì dalla denuncia presentata dal pensionato<br />

che aveva riferito agli agenti <strong>di</strong> aver subito il furto <strong>di</strong> una Opel Vectra. Poche ore dopo il furto,<br />

l‟anziano fu visto parlare per strada con Dicataldo, la qual cosa insospettì i poliziotti. Il Dicataldo, è<br />

emerso dalle indagini, si era proposto come interme<strong><strong>di</strong>ario</strong> per la restituzione dell‟auto. Il giorno<br />

dopo il furto, il 6 febbraio, i poliziotti notarono la vittima incontrare Dicataldo e dargli una somma<br />

<strong>di</strong> danaro. A quel punto pe<strong>di</strong>narono l‟interme<strong><strong>di</strong>ario</strong> che incontrò, in un‟altra zona della città,<br />

Roberto Peschechera, cedendogli la somma pattuita. I due, a quel punto, furono arrestati. I<br />

poliziotti, poi, riuscirono a localizzare l‟auto, parcheggiata in una strada centrale <strong>di</strong> Cerignola, nei<br />

pressi <strong>di</strong> un bar frequentato da personaggi della malavita cerignolana. A trovare l‟auto furono i<br />

poliziotti del Commissariato <strong>di</strong> Cerignola.<br />

*l‟assessore alla polizia municipale e alla sicurezza pubblica – Il giu<strong>di</strong>ce per le indagini<br />

preliminari del Tribunale <strong>di</strong> Bari, accogliendo la richiesta formulata ad ottobre 2008 dal sostituto<br />

procuratore della Repubblica, il 15 febbraio <strong>di</strong>spose con decreto la celebrazione del giu<strong>di</strong>zio<br />

imme<strong>di</strong>ato (rito speciale caratterizzato dalla mancanza dell‟u<strong>di</strong>enza preliminare) nei confronti <strong>di</strong><br />

Giovanni Giuseppe Spinelli, <strong>di</strong> 40 anni, assessore alla Polizia Municipale e alla Sicurezza Pubblica<br />

del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Acquaviva delle Fonti e <strong>di</strong> Domenico Solazzo, <strong>di</strong> 43 anni, entrambi nati e residenti<br />

ad Acquaviva. L‟accusa mossa nei loro confronti al termine <strong>di</strong> una indagine condotta dai finanzieri<br />

<strong>di</strong> Gioia del Colle fu <strong>di</strong> estorsione in danno <strong>di</strong> otto guar<strong>di</strong>e giurate, <strong>di</strong>pendenti della società<br />

. Giovanni Giuseppe Spinelli<br />

risultò coinvolto nel proce<strong>di</strong>mento in qualità <strong>di</strong> amministratore unico della citata società, mentre<br />

Domenico Solazzo figura esserne socio.<br />

Secondo quanto sostenuto dal magistrato inquirente, i due imputati, in concorso tra <strong>di</strong> loro,<br />

. Dal capo<br />

<strong>di</strong> imputazione è risultato che Spinelli, in concorso con Solazzo, si sarebbe fatto restituire, nel<br />

maggio del 2005 da otto lavoratori, tutti <strong>di</strong>pendenti o collaboratori della società, somme comprese<br />

tra un minimo <strong>di</strong> 1.411,87 e un massimo <strong>di</strong> 4.429,00 euro per una cifra complessiva <strong>di</strong> 26.853,52<br />

euro. Le vittime <strong>di</strong> questa presunta estorsione risiedevano ad Acquaviva, Cassano, Taranto.,<br />

Noicattaro e Bari. Per quanto trapelato, tutto ebbe inizio con una ispezione del marzo 2005,<br />

condotta dai carabinieri del Nucleo ispettorato del lavoro <strong>di</strong> Bari. Al termine, contestarono<br />

all‟istituto <strong>di</strong> vigilanza il mancato pagamento a 22 lavoratori delle ore <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>nario, con le<br />

maggiorazioni retributive previste dal contratto collettivo nazionale del lavoro. Nel giugno del 2005<br />

il Nucleo ispettivo del lavoro accertò che la società aveva provveduto al pagamento del debito nei<br />

confronti dei propri <strong>di</strong>pendenti, ottenendo così l‟ammissione al pagamento dell‟importo delle<br />

sanzioni nella misura pari al minimo previsto dalla legge.<br />

Il problema sembrava superato, ma alla fine <strong>di</strong> agosto del 2006 uno dei <strong>di</strong>pendenti dell‟istituto<br />

presentò una denuncia querela, con la richiesta <strong>di</strong> verificare l‟effettiva riscossione degli assegni.<br />

Partirono le indagini, e sempre nel mese <strong>di</strong> agosto 2006 le guar<strong>di</strong>e giurate dell‟Istituto La Fonte<br />

venivano convocate dagli investigatori della tenenza della Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza <strong>di</strong> Gioia del Colle.

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