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diario di bordo - Comune di Capurso

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DIARIO DI BORDO – 1 SEMESTRE 2009- LA LEGALITA’ E LA<br />

SICUREZZA IN PROVINCIA DI BARI<br />

Uno dei capitoli più intriganti riguarderebbe proprio le gesta del clan Telegrafo, fondato e <strong>di</strong>retto da<br />

Nicola Telegrafo, soprannominato „Brigante‟, morto cinque anni fa, per cause naturali, in un carcere<br />

calabrese.<br />

Avrebbe raccontato al pm <strong>di</strong> aver stretto un‟alleanza proprio con gli uomini del ‟Brigante‟, per<br />

lavorare senza problemi sul quartiere. L‟alleanza, a quanto pare, sarebbe stata siglata nel 2005,<br />

quando Valentino, lasciato il quartiere Libertà, si trasferì al San Paolo. Dove, a nome o quanto<br />

meno con l‟avallo del clan Strisciuglio, avrebbe suggellato l‟accordo con i Telegrafo, nella persona<br />

<strong>di</strong> Carlo Iacobbe, ritenuto l‟erede o uno degli ere<strong>di</strong> più accre<strong>di</strong>tati del „Brigante‟.<br />

Secondo le confessioni del neopentito, l‟intesa con i Telegrafo avrebbe permesso a decine <strong>di</strong><br />

picciotti <strong>di</strong> lavorare in<strong>di</strong>sturbati, nei settori impren<strong>di</strong>toriali preferiti, cioè lo spaccio delle sostanze<br />

stupefacenti e le estorsioni ai negozianti. Valentino, quin<strong>di</strong>, anche stratega del crimine. Le parole<br />

del pentito, com‟è ovvio, fanno tremare, quin<strong>di</strong>, anche gli epigoni del „Brigante‟. Quanto e forse più<br />

del proce<strong>di</strong>mento penale , che, a febbraio 2008, spedì in carcere 24 persone.<br />

C‟è <strong>di</strong> tutto nei verbali dell‟interrogatorio fiume. Dal suo percorso criminale sin da quando era<br />

ragazzino alla struttura orizzontale del clan, una sorta <strong>di</strong> „federazione‟, dove ogni capo comanda<br />

nella sua zona. Dalle zone <strong>di</strong> competenze <strong>di</strong> ciascun appartenente al gruppo ai depositi (mai scovati<br />

prima da carabinieri e polizia) <strong>di</strong> armi e droga al rione San Paolo. Ha spiegato che nel suo ufficio,<br />

un piccolo circolo ricreativo in via Gennaro Maria Monti nei pressi <strong>di</strong> via Caldura sempre al San<br />

Paolo, avvenivano le affiliazioni delle nuove leve al clan e anche dei numerosi battesimi <strong>di</strong> mafia<br />

avvenuti invece in carcere. Avrebbe parlato ancora <strong>di</strong> almeno due casi <strong>di</strong> lupara bianca e poi ancora<br />

<strong>di</strong> particolari importanti sui delitti <strong>di</strong> mafia avvenuti a Bari e provincia negli ultimi tre anni: in<br />

particolare degli omici<strong>di</strong> <strong>di</strong> Giuliani, Cellamare e Colonna.<br />

Insomma, starebbe svelando i segreti del clan della „luna‟. Si è saputo che nel carcere <strong>di</strong> Rebibbia a<br />

Roma, incalzato dalle domande dei detective del Nucleo investigativo del Reparto operativo dei<br />

carabinieri e del Nucleo operativo della compagnia carabinieri San Paolo, starebbe ricostruendo gli<br />

ultimi <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> storia criminale della città. Stando al suo racconto il clan ha sempre esercitato<br />

un controllo rigido sui traffici illeciti in <strong>di</strong>versi quartieri, facendo valere la propria forza anche in<br />

carcere.<br />

Avrebbe raccontato del suo arrivo al San Paolo, dei contrasti con Carletto Iacobbe che non voleva<br />

che lavorasse nel quartiere. Ma lo „zio‟ avrebbe insistito sino a convincerlo a dargli un po‟ <strong>di</strong> roba:<br />

<strong>di</strong> coca e <strong>di</strong> fumo per lavorare sotto i portici: 10 grammi <strong>di</strong> coca e una panetta <strong>di</strong> fumo. La „roba‟<br />

l‟avrebbe ricevuta tramite un ragazzo: prima Patrizio, poi Luca, detto „patata‟, quest‟ultimo, infine,<br />

si mise con il suo gruppo. Inizialmente così Valentino avrebbe lavorato al San Paolo, rivolgendosi<br />

ai sodali del clan Telegrafo. Poi avrebbe cominciato ad allragarsi, guadagnando, secondo la sua<br />

confessione, 400, 500, 600 euro al giorno. Delle estorsioni imposte dal suo gruppo e da quello <strong>di</strong><br />

telegrafo, uniti al quartiere San Paolo. Delle facciate, così le chiama, intendendo i cantieri per i<br />

lavori <strong>di</strong> ristrutturazione dei condomini eseguiti con il montaggio <strong>di</strong> impalcatura. Prima <strong>di</strong> unirsi, il<br />

clan Telegrafo, sempre stando alle sue confessioni, operava anche sulle „facciate‟. Esclude invece <strong>di</strong><br />

aver mai imposto il ‟pizzo‟ a <strong>di</strong>tte o negozi. Ai negozi andavano a fare il giro qualche volta, quando<br />

era Natale, senza prepotenza e senza stabilire il quantum. Si chiedeva, <strong>di</strong> fatto, un‟offerta a piacere<br />

. Si, invece, agli impren<strong>di</strong>tori e<strong>di</strong>li, appena alzavano le prime<br />

impalcature. Si andava e si <strong>di</strong>ceva: . In genere mandavano i ragazzi: . Il giro delle estorsioni al San Paolo, controllato dalla<br />

alleanza Telegrafo-Valentino, fruttava fior <strong>di</strong> quattrini. La contabilità veniva annotata su un<br />

quaderno. Con i sol<strong>di</strong> delle estorsioni . Degli altri che facevano

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