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diario di bordo - Comune di Capurso

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OSSERVATORIO PER LA LEGALITA’ E LA SICUREZZA – CENTRO STUDI<br />

l‟interrogatorio <strong>di</strong> garanzia riferì che la pistola era detenuta dalla vittima e che lui se ne sarebbe<br />

impossessato durante la colluttazione.<br />

Tesi che non avrebbe convinto gli inquirenti e, a quanto pare, neanche il gip che non gli revocò<br />

l‟or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a cautelare. Secondo in<strong>di</strong>screzioni alcuni testimoni avrebbero confermato che<br />

la vittima non era armata e che dunque sarebbe stato il Di Bitetto ad impugnare da subito l‟arma.<br />

L‟inchiesta vide indagato, ma a piede libero, anche il fratello della vittima Nunzio Catano, amico<br />

del Di Bitetto col quale, ricordate, si trovava al momento della violenta <strong>di</strong>scussione. Tra i due<br />

fratelli i rapporti erano tutt‟altro che buoni tant‟è che –secondo quanto ricostruito – Nunzio non<br />

lesinò a scalciare Massimo, nonostante questi fosse stramazzato a terra gravemente ferito. Il<br />

movente del grave fatto <strong>di</strong> sangue fu subito poco chiaro né il tempo trascorso ha portato molta luce.<br />

Tra le ipotesi al vaglio degli investigatori quella più accre<strong>di</strong>tata, subito dopo la sparatoria, fu quella<br />

legata allo spaccio degli stupefacenti<br />

*Bersaglio: ragazzi – Nella serata del 31maggio, nel quartiere Enziteto (oggi San Pio) furono<br />

sparati colpi <strong>di</strong> arma da fuoco da un‟auto in corsa all‟in<strong>di</strong>rizzo <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong> giovani, fermo<br />

all‟angolo <strong>di</strong> una strada. I proiettili per fortuna andarono a vuoto e dopo la sparatoria scapparono<br />

tutti. Qualcuno avvisò la polizia con una telefonata al 113 e gli agenti del sezione „Volanti‟ sul<br />

posto trovarono alcuni bossoli calibro 7,65 e, poco <strong>di</strong>stante dal luogo della sparatoria, anche una<br />

vettura, una Fiat Bravo rubata, che però non sarebbe stata utilizzata dagli aggressori. Pur impegnati<br />

nelle indagini per risalire all‟identità degli aspiranti killer, gli investigatori subito non esclusero che<br />

la sparatoria potesse inserirsi nel tentativo <strong>di</strong> ristabilire nel quartiere periferico una nuova strategia<br />

dello spaccio <strong>di</strong> sostanze stupefacenti e in tensioni all‟interno del clan Strsciuglio. Il quartiere<br />

lontano e chiuso da palazzoni <strong>di</strong> cemento è stato per <strong>di</strong>verso tempo il bazar a cielo aperto della<br />

droga, a Bari e per l‟intera provincia. Un tempo regno del „mammasantissima‟ Carmine Piperis (poi<br />

trasferito nelle patrie galere), passò in seguito in mano agli uomini del clan Strisciuglio, anche se<br />

poi le vicissitu<strong>di</strong>ni all‟interno dell‟organizzazione malavitosa, compreso il pentimento <strong>di</strong> Giacomo<br />

Valentino, avrebbero messo in <strong>di</strong>scussione alcune figure chiave all‟interno del clan.<br />

Proprio ad Enziteto il 9 luglio 2008 gli investigatori smantellarono il bazar della droga, notificando<br />

15 provve<strong>di</strong>menti <strong>di</strong> fermo ad altrettanti presunti componenti il sodalizio che nel quartiere<br />

muovevano le fila dello spaccio. Gli spacciatori, secondo la polizia, smerciavano ogni giorno fino a<br />

200 dosi a prezzi definiti mo<strong>di</strong>ci: trenta euro per una dose <strong>di</strong> cocaina, venti per l‟eroina e cinque per<br />

l‟hashish. La convenienza attirava clientela dagli altri quartieri <strong>di</strong> Bari, da Molfetta, Giovinazzo,<br />

Adelfia, Valenzano, Bitonto, tanto che agli angoli in cui si spacciava c‟era la fila. Il blitz della<br />

polizia spostò in altre zone della città la smercio della droga, che si concentrò soprattutto nel<br />

quartiere Libertà. Secondo la polizia, la nuova mappa criminale dello spaccio sarebbe proprio<br />

conseguenza dell‟azione repressiva delle forze dell‟or<strong>di</strong>ne.<br />

*Il figlio del boss – Un giovane <strong>di</strong> 21 anni, Salvatore Notarpietro, con precedenti penali, fu ferito il<br />

5 giugno, a Gioia del Colle, ad un polpaccio da colpi <strong>di</strong> pistola sparati da persone non identificate.<br />

Da una prima ricostruzione fatta dai carabinieri, due persone, poi fuggite a pie<strong>di</strong>, spararono contro il<br />

giovane due colpi <strong>di</strong> pistola che lo raggiunsero al polpaccio della gamba sinistra. La vittima si<br />

rifugiò in un bar dove chiese aiuto e poi soccorso da operatori <strong>di</strong> un‟ambulanza del 118. L‟episo<strong>di</strong>o<br />

creò non poco sconcerto a Gioia e fece ripiombare la città nella paura. Gli investigatori<br />

conoscevano bene il ferito. Fonti delle forze dell‟or<strong>di</strong>ne riferirono che si trattava del figlio <strong>di</strong><br />

Notarpietro, giu<strong>di</strong>cato elemento <strong>di</strong> spicco <strong>di</strong> uno dei clan che si è affermato negli ambienti della<br />

malavita locale. Il padre del giovane ferito è conosciuto come „u Tarantin‟. L‟agguato allora sarebbe<br />

stato inquadrato in una faida che si consumava tra gruppi egemoni. Una guerra che vedeva<br />

contrapposti da una parte i Notarpietro e dall‟altra il clan riconducibile agli Abbinanti. Ad aprile del<br />

2008, e tre mesi dopo, due uomini ritenuti dalle forze dell‟or<strong>di</strong>ne affiliati al clan degli Abbinanti,<br />

rimasero feriti in due agguati. Dopo quegli episo<strong>di</strong>, più nulla, tanto che si parlò <strong>di</strong> una tregua.<br />

L‟episo<strong>di</strong>o del 5 giugno avrebbe confermato la rottura della tregua e il ritorno <strong>di</strong> una guerra tra clan.<br />

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