diario di bordo - Comune di Capurso
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DIARIO DI BORDO – 1 SEMESTRE 2009- LA LEGALITA’ E LA<br />
SICUREZZA IN PROVINCIA DI BARI<br />
Tuttavia, gli investigatori continuarono a non ritenere Giovanni Valentino un elemento <strong>di</strong> spicco del<br />
clan Strisciuglio: non aveva neanche un elevato grado <strong>di</strong> affiliazione.<br />
Ma il carcere non frenò l‟attività del clan. Infatti l‟or<strong>di</strong>ne partiva dal carcere agli affiliati.<br />
.<br />
Lo scoprirono gli investigatori della Squadra mobile grazie a intercettazioni ambientali e telefoniche<br />
nell‟ambito <strong>di</strong> un‟indagine a carico della cosca: la mattina del 13 marzo i poliziotti riuscirono a<br />
fermare il 28enne Antonio Stella con l‟accusa <strong>di</strong> estorsione, aggravata dall‟art. 7, per aver favorito<br />
un‟associazione mafiosa. , <strong>di</strong>cevano in Questura,<br />
perché in effetti il giovane non aveva precedenti a carico. Quando fu arrestato Stella aveva in tasca<br />
trecento euro che, secondo la polizia, erano l‟anticipo, <strong>di</strong> una richiesta <strong>di</strong> mille euro fatta ad una<br />
impresa e<strong>di</strong>le impegnata al quartiere Libertà per la ristrutturazione <strong>di</strong> un palazzo. Giorni prima<br />
Stella - emergeva dalla ricostruzione degli investigatori – si sarebbe presentato nel cantiere e con un<br />
atteggiamento minaccioso avrebbe lasciato intendere che <strong>di</strong> lì a qualche giorno sarebbe passato per<br />
ritirare la prima tranche della somma richiesta. E fu in quel momento che la polizia intervenne<br />
riuscendo a cogliere Stella con le mani nel sacco.<br />
A dettare gli or<strong>di</strong>ni dal carcere sarebbero stati, secondo la Mobile, Lorenzo Caldarola e Giacomo<br />
Valentino, ritenuti i maggiori responsabili dell‟incremento delle estorsioni, tanto da chiedere alla<br />
Dda che Caldarola e Valentino fossero sottoposti in carcere al regime del 41bis (carcere duro) per<br />
limitare i loro contatti con il mondo esterno fossero molto più limitati. Solo alcuni giorni prima<br />
dell‟arresto <strong>di</strong> Stella la misura fu applicata ai due boss.<br />
Intanto gli operai dei cantieri e<strong>di</strong>li del Libertà avevano paura e alcuni <strong>di</strong> loro – emergeva da<br />
in<strong>di</strong>screzioni investigative – preferirono lasciare il lavoro per non imbattersi in esponenti del clan.<br />
Era stato arrestato in flagranza <strong>di</strong> reato il 9 marzo subito dopo aver compiuto una rapina in<br />
una farmacia a Bitritto, in compagnia <strong>di</strong> un complice 16enne e <strong>di</strong> sua zia, utlizzata come autista. Il<br />
giu<strong>di</strong>ce aveva concesso loro il trasferimento in una comunità, ma il 18 marzo il giovane rapinatore,<br />
un <strong>di</strong>ciassettenne datosi al malaffare per emulare suo padre, noto boss del quartiere Libertà, tornò<br />
in carcere, raggiunto da una or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a cautelare per una rapina compiuta a Bari il 12<br />
marzo.<br />
Il ragazzo e i suoi complici furono identificati anche per il fatto che avevano sempre lo stesso modo<br />
<strong>di</strong> agire durante le rapine. Il 2 marzo, secondo la polizia, fu lui con altri complici a entrare con il<br />
volto coperto nel supermercato Si<strong>di</strong>s in via Zanardelli e a minacciare con una pistola il <strong>di</strong>rettore dal<br />
quale riuscì a farsi consegnare 1.840 euro.<br />
Secondo la polizia, il ragazzo era ritenuto responsabile <strong>di</strong> altre rapine, compiute negli ultimi tempi<br />
in tutta la città, soprattutto ai danni <strong>di</strong> farmacie e <strong>di</strong> supermercati. Al termine dei „colpi‟ investiva il<br />
denaro in capi d‟abbigliamento, acquistati in negozi del centro citta<strong>di</strong>no.<br />
Nonostante la giovane età, il <strong>di</strong>ciassettenne aveva raggiunto una caratura criminale <strong>di</strong> tutto rilievo.<br />
Dopo essere stato arrestato il 9 marzo, mostrò orgoglio per aver ricevuto il „battesimo‟ delle<br />
manette. Tanto orgoglio che, subito dopo le formalità <strong>di</strong> rito, non appena trasferito in una comunità,<br />
decise <strong>di</strong> evadere.<br />
Secondo in<strong>di</strong>screzioni, avrebbe manifestato sod<strong>di</strong>sfazione, il 18 marzo, per il ritorno in carcere,<br />
quasi che il beneficio <strong>di</strong> scontare la pena in comunità fosse un‟onta per il degno figlio <strong>di</strong> un boss.<br />
Un boss che, va detto, avrebbe più volte manifestato il proprio <strong>di</strong>ssenso per la scelta del figlio:<br />
avrebbe voluto che non seguisse le proprie orme, ma stu<strong>di</strong>asse e cercasse una strada <strong>di</strong>versa da<br />
quella del crimine.