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diario di bordo - Comune di Capurso

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OSSERVATORIO PER LA LEGALITA’ E LA SICUREZZA – CENTRO STUDI<br />

Meno <strong>di</strong> una settimana prima del delitto consumatosi a Valenzano, 15 presunti affiliati al clan<br />

Strisciuglio sono stati scarcerati per il mancato deposito della sentenza „Eclissi‟. Scarcerazioni che<br />

avevano procurato allarme tra gli inquirenti, oltre alle inevitabili polemiche politiche.<br />

Vi è un fatto inquietante che potrebbe essere stato l‟annuncio del delitto: è quello che ha visto<br />

accostare il nome <strong>di</strong> Stramaglia a quello <strong>di</strong> Eugenio Serve<strong>di</strong>o, il 40enne pregiu<strong>di</strong>cato finito in<br />

manette il 19 aprile dopo essersi presentato alla caserma dei carabinieri <strong>di</strong> Adelfia, per firmare il<br />

registro dei sorvegliati, con un fucile a canne mozze nascosto sotto la giacca. Serve<strong>di</strong>o, secondo gli<br />

investigatori, sarebbe vicino alla famiglia malavitosa dei Di Cosola e si stava preparando a sparare a<br />

qualcuno del clan rivale, appunto quello degli Stramaglia.<br />

Il nome <strong>di</strong> Stramaglia è, senza alcun dubbio, nella lista dei malavitosi che hanno fatto fortuna con le<br />

sigarette <strong>di</strong> contrabbando. Vicino al boss dei boss, Parisi, nel 2002 gli venne<br />

confiscata un fortuna accumulata – secondo l‟accusa – con i sol<strong>di</strong> delle „bionde‟. Stando al teorema<br />

della Dda, terminato l‟affare contrabbando, si sarebbe riciclato nei traffici <strong>di</strong> sostanze stupefacenti<br />

guadagnando con i suoi accoliti il controllo <strong>di</strong> un territorio conteso ai Di Cosola. Gli investigatori<br />

in<strong>di</strong>cano l‟area a sud <strong>di</strong> Bari che comprende i comuni <strong>di</strong> Adelfia, Casamassima, Cellamare,<br />

<strong>Capurso</strong>, Noicattaro, Rutigliano, Triggiano e Valenzano, i quartieri baresi <strong>di</strong> Ceglie e Carbonara. E‟<br />

in questi comuni, in questi rioni che il braccio <strong>di</strong> ferro tra i due gruppi ha vissuto le fasi più acute e<br />

drammatiche tra l‟estate del 2007 e il gennaio del 2008. Un braccio <strong>di</strong> ferro sanguinoso nel corso<br />

del quale entrambe le famiglie si sono guardate bene dal coinvolgere e pestare i pie<strong>di</strong> agli<br />

Strsciuglio, il clan più potente, numeroso e feroce, regnante a Carbonara.<br />

Tuttavia, a meno <strong>di</strong> 24 ore dal delitto, è stata tracciata la prima ricostruzione del delitto fatta dai<br />

carabinieri della Compagnia <strong>di</strong> Triggiano e del Comando provinciale <strong>di</strong> Bari che indagano sul fatto.<br />

Pochi minuti <strong>di</strong> rabbia sarebbero bastati, secondo i carabinieri a freddare „Chelangelo‟, figlio dello<br />

storico boss <strong>di</strong> Valenzano che non girava mai da solo e non portava armi. Nella notte, subito dopo<br />

l‟omici<strong>di</strong>o, gli investigatori hanno eseguito quattro stub (gli esami irripetibili che accertano la<br />

presenza <strong>di</strong> polvere da sparo su pelle, capelli e abiti) nei confronti della vittima, da suo nipote<br />

Nicola Settanni e Salvatore Buscemi e un pluripregiu<strong>di</strong>cato ritenuto affiliato del clan, Luigi<br />

Cannone, 51 anni. Quest‟ultimo comparso anche nel maxiprocesso alla Cupola barese „Conte<br />

Ugolino‟. L‟esame ha dato esito negativo. Per Cannone, però, sono ugualmente scattate le manette:<br />

l‟accusa è stata quella <strong>di</strong> favoreggiamento.<br />

Gli investigatori, infatti, erano certi che Luigi Cannone avesse visto tutto e sapesse anche chi ha<br />

sparato. Non ha parlato. Ha ad<strong>di</strong>rittura negato <strong>di</strong> essere stato sulla scena del delitto, mentre per gli<br />

uomini dell‟Arma era a fianco o nei pressi del boss ucciso. In un primo momento s‟era pensato che<br />

l‟assassino fosse proprio lui. Dubbio legittimo e supportato da un litigio che Cannone avrebbe avuto<br />

qualche tempo fa con Stramaglia, che l‟avrebbe „degradato‟, facendolo scendere da uomo <strong>di</strong> fiducia<br />

a uomo qualunque. Comunque è uscito quasi subito dalla lista dei sospettati, nonostante sia finito in<br />

carcere. Buscemi e Settanni hanno <strong>di</strong>mostrato la loro estraneità.<br />

Le indagini dei carabinieri sono orientate in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> personaggi <strong>di</strong> piccolo spessore, satelliti<br />

impazziti <strong>di</strong> un mondo criminale che Stramaglia pensava <strong>di</strong> dominare. Una ipotesi investigativa<br />

parlerebbe <strong>di</strong> un chiarimento che la vittima avrebbe preteso. Stramaglia, insomma, avrebbe<br />

convocato chi poi l‟ha ucciso, per metterlo con le spalle al muro e in<strong>di</strong>cargli quello che avrebbe<br />

dovuto fare per ottenere ancora la fiducia del boss.<br />

L‟assassino, ad ogni modo, aveva le ore contate: c‟è chi <strong>di</strong>ce che farebbe bene a costituirsi, per aver<br />

salva la vita ed evitare così le ritorsioni. Ha tutti contro. La giustizia e la mala. Nessuna guerra tra<br />

clan, qun<strong>di</strong>. Una faida interna, piuttosto.<br />

Tre „squadre‟ erano alla ricerca dell‟assassino. La prima, composta dai carabinieri del reparto<br />

operativo, della compagnia <strong>di</strong> Triggiano e dalle sezioni investigazioni scientifiche. Le altre due,<br />

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