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diario di bordo - Comune di Capurso

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DIARIO DI BORDO – 1 SEMESTRE 2009- LA LEGALITA’ E LA<br />

SICUREZZA IN PROVINCIA DI BARI<br />

denunciato e altri due ragazzi: pare un minorenne ed un altro <strong>di</strong> 18 appena compiuti. I ragazzini<br />

furono intercettati in via Capitaneo a Palese Macchie, quartiere <strong>di</strong> Bari, su una Fiat 500 appena<br />

rubata e intestata ad una <strong>di</strong>tta <strong>di</strong> Benevento. Ne nacque un inseguimento con la polizia durante il<br />

quale gli agenti esplosero due colpi <strong>di</strong> pistola a scopo intimidatorio. L‟auto infine fu bloccata: il<br />

14enne fu subito catturato mentre gli altri due riuscirono a fuggire. I poliziotti della Volanti<br />

tentarono <strong>di</strong> accertare l‟identità dei complici sulla base delle in<strong>di</strong>cazioni fornite dal 14enne, sempre<br />

che abbia raccontato la verità.<br />

*abusò <strong>di</strong> una 17enne – Intorno alle 23,30 del 20 giugno, in via Van Westerhout, al quartiere San<br />

Girolamo <strong>di</strong> Bari, una coppietta, lui 27 anni, lei 17, stava ritornando verso casa, a <strong>bordo</strong> <strong>di</strong> un<br />

ciclomotore. A un certo punto un gruppo <strong>di</strong> ragazzini, uno dei quali impugnava un coltello, fermò la<br />

coppietta. Il giovane fidanzato fu costretto a scendere dal motorino e così fece la ragazzina. I babyban<strong>di</strong>ti<br />

intimarono alle loro vittime <strong>di</strong> consegnare tutto il denaro che avevano addosso. I malcapitati,<br />

però, mostrarono le loro tasche praticamente vuote. A quel punto, uno degli aggressori, senza<br />

esitazione, forse per ripicca, costrinse la ragazza a seguirlo in un vicino violetto. E qui abusò <strong>di</strong> lei.<br />

Quando il branco si <strong>di</strong>leguò, facendo perdere le sue tracce, la coppietta telefonò ai Carabinieri. Il<br />

ragazzo accompagnò la fidanzata al pronto soccorso dell‟ospedale . I militari<br />

dell‟Arma si misero in moto in tempo reale. Circa due ore dopo risalirono al 14enne che, secondo<br />

gli accertamenti, sarebbe stato il capo della gang e forse colui che avrebbe abusato, in prima<br />

persona, della ragazzina. I Carabinieri, quin<strong>di</strong>, lo arrestarono e accompagnarono al carcere minorile<br />

.<br />

CAPITOLO XVII – CRIMINALITA‟ IMMIGRATA<br />

*un‟organizzazione transnazionale – Nel 2005 i Ros avviarono un‟indagine nei confronti <strong>di</strong> un<br />

gruppo <strong>di</strong> stranieri in contatto con soggetti indagati per terrorismo internazionale, allo scopo <strong>di</strong><br />

verificare la natura <strong>di</strong> questi collegamenti. Le investigazioni non evidenziarono attività connesse al<br />

terrorismo ma in<strong>di</strong>viduarono un vasto sodalizio criminale de<strong>di</strong>to al favoreggiamento<br />

dell‟immigrazione clandestina <strong>di</strong> extracomunitari dalle coste libiche a quelle italiane ed al<br />

successivo sfruttamento delle vittime. Fu accertato che l‟organizzazione era strutturata in cellule<br />

collegate, con referenti nei Paesi <strong>di</strong> origine, in Libia, e nel territorio nazionale. Ciascun gruppo<br />

assicurava il reclutamento <strong>di</strong> connazionali in Marocco, Egitto, Tunisia, Algeria e Sudan,<br />

provvedendo quin<strong>di</strong> al loro trasferimento via terra presso il porto libico <strong>di</strong> Zouara. Qui, i referenti<br />

libici reperivano le imbarcazioni per il trasporto dei clandestini sulle coste dell‟Italia meri<strong>di</strong>onale,<br />

prevalentemente Lampedusa, mantenendo i contatti con la componente presente in Italia. In<br />

particolare, un trafficante sudanese <strong>di</strong>rigeva una cellula preposta alla gestione degli immigrati,<br />

dopo l‟arrivo nel nostro Paese ed il loro trasferimento nei centri <strong>di</strong> accoglienza o <strong>di</strong> permanenza<br />

temporanea <strong>di</strong> Crotone, Agrigento e Caltanissetta. La cellula ne organizzava poi la fuga curandone<br />

l‟accompagnamento presso località finali <strong>di</strong> destinazione nel nord Italia, munendoli <strong>di</strong><br />

documentazione contraffatta per la successiva regolarizzazione. L‟indagine accertò che<br />

l‟organizzazione ricercava e selezionava altre vittime tra i clandestini nei centri, interessati al<br />

ricongiungimento con parenti già presenti in Italia. Nei confronti <strong>di</strong> venti <strong>di</strong> questi fu documentata<br />

la consumazione <strong>di</strong> veri e propri sequestri <strong>di</strong> persona a scopo <strong>di</strong> estorsione. Una volta fatti fuggire<br />

dai centri, gli stranieri venivano, infatti, segregati in ricoveri <strong>di</strong> fortuna, sino al pagamento <strong>di</strong> un<br />

riscatto da parte dei familiari. I proventi ammontanti complessivamente a centinaia <strong>di</strong> migliaia <strong>di</strong><br />

euro, avrebbero dovuto essere investiti nell‟acquisto <strong>di</strong> ristoranti etnici nell‟Italia del nord. La<br />

testimonianza delle vittime in<strong>di</strong>viduate e liberate, fornì ulteriori conferme al quadro investigativo,<br />

documentando intimidazioni e violenze, inflitte, anche con l‟utilizzo <strong>di</strong> armi da fuoco.

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