diario di bordo - Comune di Capurso
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OSSERVATORIO PER LA LEGALITA’ E LA SICUREZZA – CENTRO STUDI<br />
*una Renault Clio e una Honda 125 – Gli uomini della squadra Volanti della Polizia <strong>di</strong> Stato,<br />
arrestarono, nella serata del 30 gennaio, due pregiu<strong>di</strong>cati perché trovati in possesso <strong>di</strong> due pistole e<br />
relativo munizionamento. In manette finirono Giuseppe Giammaria, 22 anni, e Nicola Colaianni, 26<br />
anni, entrambi noti alle forze <strong>di</strong> polizia: il primo per detenzione <strong>di</strong> armi (a maggio 2008 era stato<br />
arrestato perché trovato in possesso <strong>di</strong> una 7,65); l‟altro per detenzione e spaccio <strong>di</strong> droga. I due<br />
furono fermati dalla polizia in via Eroi dei Dogari, nel quartiere Libertà, mentre sostavano <strong>di</strong> fronte<br />
ad una Renault Clio, Giammaria stava aprendo la portiera, mentre Colaianni era seduto su una<br />
Honda 125. Sottoposti a perquisizione sia la vettura, sia i due giovani. Nascosti sotto il se<strong>di</strong>le <strong>di</strong><br />
guida dell‟utilitaria (appartenente a Giammaria) furono trovati tre involucri. I primi due<br />
contenevano due pistole, due semiautomatiche modello 85, calibro nove corto, con matricola<br />
abrasa. Una delle due era stata mo<strong>di</strong>ficata per poter essere utilizzata con un silenziatore che, infatti,<br />
era contenuto nel terzo involucro. L‟Honda sulla quale era seduto Colaianni, invece, era un mezzo<br />
rubato, sempre in città, una quin<strong>di</strong>ci giorni prima. I poliziotti recuperarono 60 cartucce, utilizzabili<br />
per le armi sequestrate, due cellulari e 2070 euro in contanti. I due, abitanti nella Città Vecchia,<br />
furono così arrestati con l‟accusa <strong>di</strong> detenzione e porto d‟armi alterate e <strong>di</strong> ricettazione. Alle<br />
indagini successive fu affidato il compito <strong>di</strong> appurare se i due erano semplici complici custo<strong>di</strong> delle<br />
armi per conto <strong>di</strong> un clan oppure fossero in procinto <strong>di</strong> preparare un agguato.<br />
*per conto degli Strisciuglio – Un barista incensurato, Francesco Schirone, 30 anni, del quartiere<br />
Libertà finì in manette il 2 febbraio per detenzione illegale <strong>di</strong> armi. L‟arresto fu compiuto dai<br />
carabinieri della stazione <strong>di</strong> Bari San Nicola. I militari decisero <strong>di</strong> procedere ad una perquisizione<br />
domiciliare dopo aver tenuto sotto controllo i movimenti del barista (era in compagnia <strong>di</strong><br />
pregiu<strong>di</strong>cati, cosa che insospettì i militari dell‟Arma) per alcuni giorni. Nel corso della<br />
perquisizione in casa, i carabinieri rinvennero, ben occultata tra gli indumenti in un cassetto<br />
dell‟arma<strong>di</strong>o della camera da letto, una Beretta cal. 6,35, semiautomatica, con matricola abrasa e<br />
completa <strong>di</strong> caricatore con 6 cartucce dello stesso calibro. Oltre l‟arma da fuoco, efficiente ed in<br />
ottime con<strong>di</strong>zioni, all‟interno dell‟arma<strong>di</strong>o furono trovate anche sostanze stupefacenti. La <strong>di</strong>namica<br />
dell‟episo<strong>di</strong>o fu subito messa al vaglio dell‟Autorità inquirente per accertamenti finalizzati a<br />
verificare l‟eventuale coinvolgimento dell‟arma rinvenuta in episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> cronaca che videro implicati<br />
affiliati al clan Strisciuglio. I militari ritennero che il barista arrestato fosse il custode delle armi<br />
proprio per conto del clan. Un favore che rende, per armi come quella sequestrata, trai 500 e i 600<br />
euro al mese.<br />
*armi e munizionamento da guerra – I poliziotti erano certi che Livio Genchi, 33 anni,<br />
incensurato, vigilante <strong>di</strong> cantieri e a volte buttafuori <strong>di</strong> locali notturni, fosse una sorta <strong>di</strong> corriere <strong>di</strong><br />
sostanze stupefacenti e custode <strong>di</strong> armi per conto del clan egemone in Bari, quello degli<br />
Strisciuglio. Avevano contezza ma non certezza, che avesse più volte trasportato droga, per conto<br />
del clan, dal quartiere Libertà, dove risiede, al quartiere San Paolo, feudo della fazione del clan che<br />
risponde a Lorenzo Caldarola. Fazione alla quale Genchi sarebbe stato vicino, anche se non da<br />
affiliato, secondo le risultanze della squadra Mobile.<br />
Il sospetto che l‟incensurato fosse un corriere della droga attivò gli uomini della sezione antidroga.<br />
L‟operazione, dopo ulteriori accertamenti, scattò nel pomeriggio del 10 febbraio. Genchi fu visto<br />
allontanarsi e poi tornare in via Bovio, dove abita. Qui fu fermato e sottoposto a perquisizione.<br />
Anche la sua abitazione fu attentamente visitata da cima a fondo. Non fu trovato nulla <strong>di</strong><br />
compromettente. La perquisizione si estese in casa dei genitori del 33enne. Nella camera da letto<br />
della sorella, su un arma<strong>di</strong>o, conservato all‟interno <strong>di</strong> un borsone da palestra spuntò un fucile<br />
mitragliatore. Un kalashnikov – un‟arma che non si trova sul mercato clandestino tutti i giorni – con<br />
il colpo in canna, ben oliato e pronto all‟uso, con relativo caricatore munito <strong>di</strong> 33 colpi <strong>di</strong> calibro<br />
7,62 per 39. L‟arma, <strong>di</strong> fabbricazione coreana, poteva provenire dal mercato albanese. Nel corso <strong>di</strong><br />
una delle rivolte scoppiate oltre frontiera, furono saccheggiate numerose caserme dell‟esercito<br />
albanese che, tra le loro dotazioni, avevano proprio kalashnikov <strong>di</strong> fabbricazione coreana. Il Genchi<br />
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