diario di bordo - Comune di Capurso
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OSSERVATORIO PER LA LEGALITA’ E LA SICUREZZA – CENTRO STUDI<br />
indagati della Procura <strong>di</strong> Milano che ipotizzò a suo carico il reato <strong>di</strong> violenza sessuale. La posizione<br />
dell‟uomo fu stralciata dall‟inchiesta più ampia della Procura <strong>di</strong> Bari. A gennaio 2009 il pubblico<br />
ministero, titolare dell‟indagine barese, chiese il rinvio a giu<strong>di</strong>zio per un<strong>di</strong>ci promotori del<br />
. Dalle indagini preliminari – secondo gli investigatori – sarebbe emerso il<br />
profilo <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> che, utilizzando tecniche vagamente ispirate alla filosofia<br />
orientale del Reiki, in <strong>di</strong>eci anni sarebbe riuscita a mettere insieme 10mila adepti in tutta Italia e a<br />
truffare molte persone, obbligandole a partecipare a costosi seminari per guarire dai tumori, aids o<br />
infertilità, oppure da problemi spirituali. I reati contestati: associazione per delinquere, truffa,<br />
esercizio abusivo della professione me<strong>di</strong>ca, violenza privata, maltrattamenti <strong>di</strong> minori e incapacità<br />
procurata da violenza. Secondo l‟accusa a capo della presunta setta ci sarebbe stato, come abbiamo<br />
già detto, Vito Carlo Moccia che affermava <strong>di</strong> essere psicologo ma non ne aveva i titoli. I fatti<br />
coprivano un arco temporale <strong>di</strong> quasi <strong>di</strong>eci anni, compreso tra il 1999 e il 2008. Gli elementi<br />
raccolti dagli investigatori della Digos <strong>di</strong> Bari avevano consentito <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare delle responsabilità<br />
anche a carico <strong>di</strong> Morello nei cui confronti il pm milanese, nell‟ultima decade <strong>di</strong> giugno, vagliava le<br />
ipotesi <strong>di</strong> violenza sessuale per due episo<strong>di</strong> che si sarebbero verificati con le stesse modalità a casa<br />
dell‟indagato tra il 1999 e il 2002.<br />
Stando alla ricostruzione dell‟accusa, l‟uomo con<strong>di</strong>zionava psicologicamente le sue vittime con la<br />
falsa autorità derivante dalla qualifica <strong>di</strong> all‟interno della setta, le avrebbe convinte <strong>di</strong><br />
essere state da bambine vittime <strong>di</strong> pedofilia e che per superare il trauma dovevano sottoporsi a una<br />
terapia particolare. Quin<strong>di</strong>, con l‟aggravante <strong>di</strong> aver abusato della loro con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> inferiorità<br />
fisica, le avrebbe costrette a subire atti sessuali. In un‟altra occasione, si leggeva nella richiesta <strong>di</strong><br />
custo<strong>di</strong>a cautelare avanzata a suo tempo a Bari, l‟uomo si sarebbe reso responsabile anche <strong>di</strong> un<br />
.<br />
CAPITOLO XIV – VIOLENZE SU MINORI<br />
*la violenza <strong>di</strong> un manovale – L‟episo<strong>di</strong>o si era consumato a novembre 2008, due mesi <strong>di</strong> indagini<br />
serrate e l‟autore materiale <strong>di</strong> una violenza sessuale ai danni <strong>di</strong> una se<strong>di</strong>cenne finì in carcere, il 26<br />
giugno, arrestato dai carabinieri della Compagnia <strong>di</strong> Triggiano. Si trattava <strong>di</strong> Michele D‟Alba, 30<br />
anni, manovale, conosciuto alle forze dell‟or<strong>di</strong>ne, finito in manette sulla base <strong>di</strong> un‟or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong><br />
custo<strong>di</strong>a cautelare emessa dal gip su richiesta del pm, sostituto procuratore della Repubblica presso<br />
il Tribunale <strong>di</strong> Bari.<br />
La vicenda avvenne a Rutigliano. Era il 24 novembre del 2008 e la ragazza, dopo aver incontrato<br />
alcuni amici (erano circa le 22,30), stava tornando a casa. Mentre percorreva una via del centro<br />
citta<strong>di</strong>no, avvertì che qualcuno la stava seguendo. Prima più da lontano, quin<strong>di</strong> accelerò il passo.<br />
Non era solo un uomo: erano in due. Decise così <strong>di</strong> cambiare strada, ma sfortunatamente ne<br />
imboccava una senza uscita. I due giovani sembravano scomparsi nel nulla. Quando però arrivò<br />
all‟intersezione della strada senza uscita se li trovò davanti: l‟aspettavano. Michele D‟Alba, secondo<br />
l‟accusa, attuò il suo proposito. Con una violenza inau<strong>di</strong>ta – racconterà poi la ragazza ai carabinieri<br />
– l‟afferrò, la bloccò e la spinse contro un muretto. Qui – sempre secondo la ricostruzione<br />
accusatoria – il trentenne tentò dapprima <strong>di</strong> baciarla sulle labbra. Non riuscendoci le tappò la bocca,<br />
per evitare che potesse chiamare i soccorsi. Quin<strong>di</strong> iniziò a toccarla nelle parti intime. La ragazza<br />
ebbe la forza <strong>di</strong> reagire. Riuscì a liberarsi dalla presa dell‟indagato: l‟altro era lì, a osservare. La<br />
vittima iniziò a urlare, si <strong>di</strong>menò e alla fini riuscì a <strong>di</strong>vincolarsi e scappò. La se<strong>di</strong>cenne raggiunse gli<br />
amici a cui raccontò la terribile avventura subita. Il racconto proseguiva a casa dove si confidò con<br />
la madre. I genitori, spaventati, l‟accompagnarono in ospedale. Quin<strong>di</strong> dai carabinieri dove la<br />
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