diario di bordo - Comune di Capurso
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DIARIO DI BORDO – 1 SEMESTRE 2009- LA LEGALITA’ E LA<br />
SICUREZZA IN PROVINCIA DI BARI<br />
afflusso <strong>di</strong> giocatori attratti da improbabili vincite e in uno stato <strong>di</strong> una vera e propria <strong>di</strong>pendenza<br />
psicologica dal gioco. In molti casi, i militari hanno dovuto sottoporre a prolungate attività <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>screta osservazione gli esercizi identificati, per far emergere gli espe<strong>di</strong>enti utilizzati per<br />
mascherare il gioco illecito. Tra le varie pre<strong>di</strong>sposizioni tecniche in uso ai gestori prevale quella <strong>di</strong><br />
controllare con un telecomando gli apparati. Tale espe<strong>di</strong>ente consente, in occasione dei controlli,<br />
alla sola vista dei carabinieri <strong>di</strong> far apparire repentinamente sullo schermo un normale e innocente<br />
videogioco che si sostituisce alle carte da poker. Non è risultato infrequente, inoltre, il ricorso a<br />
congegni tecnici che interrompono – per il periodo voluto – il collegamento all‟Amministrazione<br />
autonoma dei Monopoli <strong>di</strong> Stato frodando e facendo confluire i proventi nelle tasche dei gestore e<br />
dei concessionari. La particolare modalità richiede per il suo accertamento un laborioso protocollo<br />
<strong>di</strong> intervento che impegna i militari operanti in prolungate verifiche, condotte in stretta sinergia con<br />
i Monopoli, E‟ quello che è stato fatto concludendo l‟operazione. Infine: la legge impone che su<br />
140mila giocate, la macchinetta eroghi, in vincita, il 75 per cento delle somme immesse. Con i<br />
videopoker illegali la percentuale è invertita: la macchina eroga, in vincite, solo il 25 per cento delle<br />
giocate complessive.<br />
CAPITOLO XIII – VIOLENZA SULLE DONNE<br />
*la badante rumena – A settembre 2008 l‟accusa <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o colposo per la morte della nonna<br />
aggre<strong>di</strong>ta da un cane <strong>di</strong> razza „corso‟, il 7 gennaio l‟arresto per le presunte violenze sessuali ai danni<br />
della badante rumena della stessa progenitrice. Nuovi ed ulteriori guai giu<strong>di</strong>ziari per il 36enne<br />
andriese Riccardo Malcangi finito in manette con l‟accusa <strong>di</strong> aver abusato della giovane, presunta<br />
vittima <strong>di</strong> vessazioni ed abusi. Per <strong>di</strong>versi mesi la ragazza sarebbe stata costretta a subire violenze<br />
sessuali <strong>di</strong>etro, forse, la minaccia del licenziamento. Secondo le accuse mosse dalla Procura del<br />
Triubunale <strong>di</strong> Trani, sarebbero ipotizzabili anche maltrattamenti, lesioni e il reato <strong>di</strong> sequestro <strong>di</strong><br />
persona. L‟or<strong>di</strong>nanza <strong>di</strong> custo<strong>di</strong>a cautelare fu eseguita, appunto, il pomeriggio del 7 gennaio.<br />
La raccapricciante vicenda sarebbe emersa nel corso <strong>di</strong> un interrogatorio a cui la rumena fu<br />
sottoposta dal pm sul drammatico decesso della nonna <strong>di</strong> Malcangi. La mattina del 9 settembre<br />
2008 l‟anziana fu aggre<strong>di</strong>ta da un cane „corso‟. Per il decesso Riccardo Malcangi fu accusato del<br />
reato <strong>di</strong> omici<strong>di</strong>o colposo in qualità <strong>di</strong> gestore della masseria “Le Macine”, teatro della trage<strong>di</strong>a, al<br />
confine della campagna tra Trani ed Andria. L‟inchiesta coinvolse anche la giovane rumena badante<br />
della anziana signora che, interrogata, confermò la falsa versione <strong>di</strong> Riccardo Malcangi: cioè che il<br />
drammatico episo<strong>di</strong>o si sarebbe verificato all‟esterno della masseria ad opera <strong>di</strong> alcuni cani randagi<br />
<strong>di</strong> grossa taglia. Secondo gli inquirenti il racconto della badante sarebbe stato preventivamente<br />
concordato per escludere responsabilità dello stesso Malcangi; <strong>di</strong> qui l‟accusa <strong>di</strong> favoreggiamento<br />
che poi però sarebbe caduta. Bisogna altresì aggiungere che anche la ragazza rumena subì<br />
l‟aggressione dei cani, costato “un indebolimento permanente dell‟arto superiore sinistro”, tanto che<br />
fu costretta a ricorrere alle cure del pronto soccorso <strong>di</strong> Molfetta dove però fornì la stessa falsa<br />
versione utilizzata in occasione del decesso dell‟anziana nonna, cambiando solo il luogo<br />
dell‟avvenuto incidente e cioè: <strong>di</strong> essere stata aggre<strong>di</strong>ta da cani randagi sulla spiaggia <strong>di</strong><br />
Giovinazzo. Le indagini sfociarono nel sequestro probatorio della masseria nonché dell‟a<strong>di</strong>acente<br />
canile che peraltro serviva <strong>di</strong>verse città limitrofe per la lotta contro il randagismo.<br />
Ma a fornire quella versione la rumena potrebbe esser stata indotta dallo stato <strong>di</strong> vessazione in cui<br />
avrebbe vissuto. In quel clima, la giovane, trasferita dopo la sua testimonianza in una località<br />
segreta, sarebbe stata costretta a subire anche rapporti sessuali.<br />
Malcangi sentito dalla Procura <strong>di</strong> Trani, il 9 gennaio, ammise solo l‟aggressione subita dalla<br />
badante e il ricorso alla falsa versione, precisando però che non sarebbe stata imposta che, invece,