diario di bordo - Comune di Capurso
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DIARIO DI BORDO – 1 SEMESTRE 2009- LA LEGALITA’ E LA<br />
SICUREZZA IN PROVINCIA DI BARI<br />
per droga. Non fu chiaro nemmeno dove e quando fosse avvenuto l‟agguato e con quali modalità. Il<br />
proiettile, inoltre, aveva trapassato la coscia fuoruscendone, rendendo così <strong>di</strong>fficile stabilire il tipo<br />
<strong>di</strong> arma usata, soprattutto trovare elementi utili per risalire a chi avesse sparato. Secondo quanto<br />
affermarono alcuni testimoni oculari, Rizzi sarebbe arrivato al pronto soccorso da solo, a <strong>bordo</strong> <strong>di</strong><br />
un ciclomotore e in pessime con<strong>di</strong>zioni fisiche, tanto da aver rischiato <strong>di</strong> perdere il controllo della<br />
moto poco prima <strong>di</strong> giungervi, dove fu ricoverato con prognosi riservata e subito piantonato.<br />
*Allarme nelle campagne <strong>di</strong> Conversano – Risiedere nelle periferie e nelle contrade <strong>di</strong><br />
Conversano è pericoloso. I residenti si sentivano continuamente abbandonati ed esposti alle<br />
incursioni <strong>di</strong> bande <strong>di</strong> ladri. Uno <strong>di</strong> questi episo<strong>di</strong> è accaduto il 18 febbraio, alle 10, dalle parti del<br />
lago <strong>di</strong> Agnano. La vittima fu T.E., signora barese <strong>di</strong> 59 anni. Da 12 anni si era trasferita a<br />
Conversano ritenendola una città tranquilla. Viveva con la sua anziana madre in una delle masserie<br />
dell‟agro. Stava tornando a casa quando sul viale comparve un anziano signore a <strong>bordo</strong> <strong>di</strong> un<br />
motorino, con una cassetta <strong>di</strong> legno sul portapacchi, zigzagava da un lato all‟altro impedendole <strong>di</strong><br />
passare. La signora pensava ad un vecchio conta<strong>di</strong>no colto da malore. Infatti, dopo pochi metri<br />
l‟uomo cadeva al suolo. La signora ha tentato <strong>di</strong> prestargli soccorso, ma questi si rialzava<br />
scagliandosi contro la donna, accusandola <strong>di</strong> averlo investito e pretendendo l‟acquisto, da parte<br />
della signora, <strong>di</strong> un motorino nuovo. Dopo una lunga <strong>di</strong>scussione, la signora riusciva a <strong>di</strong>vincolarsi<br />
e a raggiungere la masseria. Qui trovava l‟ingresso bloccato da un‟auto. Dentro due persone,<br />
l‟anziano del motorino e un cinquantenne che usciva dall‟auto e con fare minaccioso pretendeva<br />
l‟acquisto del motorino prima <strong>di</strong> lasciarla rientrare. La signora, con inaspettato coraggio, si armò del<br />
cellulare e chiamò il 112. L‟uomo le si avventò picchiandola e facendole volare il telefonino. La<br />
signora riuscì a recuperarlo e a parlare con i carabinieri. I due energumeni la lasciaro e prontamente<br />
fuggirono. La donna con la sua auto si è allora recata prontamente alla stazione dei carabinieri per<br />
denunciare il fatto. Entrambi i ban<strong>di</strong>ti furono identificati dai carabinieri: un anziano <strong>di</strong> 79 anni e il<br />
presunto aggressore <strong>di</strong> 62.<br />
* - Giuseppe Amoroso, il figlio <strong>di</strong> Anna Massari subì l‟aggressione il 9<br />
marzo. In carcere con l‟accusa <strong>di</strong> tentato omici<strong>di</strong>o finì Michele Gravina, <strong>di</strong> 35 anni. Secondo la<br />
ricostruzione fatta dalla Squadra mobile i due si erano incontrati, nel pomeriggio, uno a <strong>bordo</strong> <strong>di</strong><br />
un‟auto, l‟altro <strong>di</strong> una bici. Nacque una lite per futili motivi, sfociata con l‟accoltellamento <strong>di</strong><br />
Amoroso con due fendenti: uno ha sfiorato il polmone, l‟altro ha tracciato per sempre un segno a<br />
metà orecchio , . Era la quarta volta che il sangue <strong>di</strong> Giuseppe<br />
macchiava le strade <strong>di</strong> Bari vecchia, sottolineava la madre, appunto Anna.<br />
Anna Massari, una donna sola contro i clan. Imparentata con la famiglia Laraspata della città<br />
vecchia, una famiglia finita nel mirino della Dda per i suoi numerosi affari. Stessa famiglia, scelte<br />
<strong>di</strong> vita completamente <strong>di</strong>verse. La gente dei Laraspata per una ragione che nessuno ha mai<br />
compreso, soprattutto Anna, credette che costei stesse facendo comunella con gente <strong>di</strong> un clan<br />
nemico e cominciò a perseguitarla. Anna si ribellò rivolgendosi alla legge e denunciando il<br />
malaffare che s‟annidava nella città vecchia. La criminalità non l‟aveva perdonata. Aveva<br />
minacciato e aggre<strong>di</strong>to la sua famiglia, aveva tentato <strong>di</strong> ammazzare uno dei suoi figli, aveva dato<br />
fuoco alla barca del marito pescatore.<br />
Anna non si era mai arresa, depose nel processo che vide alla sbarra boss e affiliati del<br />
clan Laraspata. Si costituì parte civile e chiese, come risarcimento simbolico un euro perché, <strong>di</strong>sse,<br />
non voleva i sol<strong>di</strong> della mala. Il ricordo del ruolo svolto dal clan Laraspata, che regnò nella città<br />
vecchia a metà degli anni Novanta era sopravissuto al suo declino. Il sodalizio Laraspata fu<br />
sgominato nel 1996 con l‟operazione denominata , dal soprannome <strong>di</strong> una delle vittime<br />
dei vari regolamenti <strong>di</strong> conti. Il capo era Donato Laraspata che venne catturato nell‟ottobre del<br />
1999. La capitolazione <strong>di</strong> „U‟nonn‟ („Il nonno‟), ultimo mito del clan, segnò la fine <strong>di</strong> una <strong>di</strong>nastia<br />
criminale. Personaggi come Feluccio, il fratello Tommaso, detto „ù professor‟, e, per ultimo,