diario di bordo - Comune di Capurso
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DIARIO DI BORDO – 1 SEMESTRE 2009- LA LEGALITA’ E LA<br />
SICUREZZA IN PROVINCIA DI BARI<br />
Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Finanza <strong>di</strong> Bari che svelò l‟attività delinquenziale <strong>di</strong> un sodalizio capeggiato dal boss<br />
62enne Michele Gallo, detenuto in regime <strong>di</strong> 41 bis – <strong>di</strong> avere, in concorso con altri soggetti, creato<br />
una ragnatela <strong>di</strong> società onde evitare l‟Iva con il ricorso a false fatturazioni al fine <strong>di</strong> frodare lo<br />
Stato nonché i cre<strong>di</strong>tori delle suddette società che, dopo qualche tempo, venivano <strong>di</strong>chiarate fallite<br />
e <strong>di</strong> cui veniva <strong>di</strong>spersa la documentazione contabile.<br />
La vicenda processuale conclusasi <strong>di</strong>nanzi ai giu<strong>di</strong>ci della seconda sezione penale del Tribunale <strong>di</strong><br />
Bari è uno dei tronconi della grande indagine e riguardava delle ipotesi <strong>di</strong> bancarotta fraudolenta,<br />
nonché una serie <strong>di</strong> gravi irregolarità fiscali che determinarono danni all‟Erario e a coloro che<br />
avevano ceduto le loro merci al gruppo criminale. Nella prospettazione accusatoria, tra l‟altro, si<br />
ipotizzava che il clan Gallo, noto per l‟attività <strong>di</strong> narcotraffico internazionale e sgominato da<br />
un‟operazione <strong>di</strong> Polizia nel 2000, si finanziasse per acquistare le partite <strong>di</strong> stupefacenti, ricorrendo<br />
alla parallela attività <strong>di</strong> truffe, bancarotte e reati fiscali.<br />
Dopo, come abbiamo detto, 12 anni <strong>di</strong> indagini e processi il Tribunale <strong>di</strong> Bari, <strong>di</strong>sattendendo le<br />
richieste del pm, che aveva sollecitato la condanna, accogliendo le richieste dei <strong>di</strong>fensori ha ritenuto<br />
la insussistenza <strong>di</strong> qualsivoglia ipotesi <strong>di</strong> bancarotta mentre ha <strong>di</strong>chiarato “non doversi procedere”<br />
per i reati in materia fiscale, per intervenuta prescrizione.<br />
*Regge in appello l‟impianto accusatorio –Pene <strong>di</strong>minuite per i boss appartenenti al clan mafioso<br />
dei Capriati. I giu<strong>di</strong>ci della Corte d‟Appello <strong>di</strong> Bari hanno unificato le pene per il vincolo della<br />
continuazione dei reati, sia per quelli contestati nel processo in parola che per quelli per i quali gli<br />
imputati erano già stati condannati (anche a pene pesanti) con sentenze definitive. Per quantificare<br />
lo sconto <strong>di</strong> pena effettivo e i reali anni <strong>di</strong> carcere in presenza <strong>di</strong> un processo iniziato con il rito<br />
abbreviato, i giu<strong>di</strong>ci hanno tenuto conto del vincolo della continuazione del reato e degli gli anni <strong>di</strong><br />
carcere inflitti in altri proce<strong>di</strong>menti penali: primo fra tutti il proce<strong>di</strong>mento Borgo Antico. Per meglio<br />
spiegare: con il verdetto del 7 maggio (quello <strong>di</strong> cui stiamo scrivendo) il boss dell‟organizzazione,<br />
Antonio Capriati è stato condannato a 20 anni <strong>di</strong> carcere. Nel processo <strong>di</strong> secondo grado <strong>di</strong> Borgo<br />
Antico era stato condannato a 13 anni <strong>di</strong> reclusione che, sommati ai venti, il totale <strong>di</strong>venta 33.<br />
Esiste una norma nel co<strong>di</strong>ce penale (articolo 78 del co<strong>di</strong>ce penale e 442 del co<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> procedura<br />
penale applicando i presupposti del giu<strong>di</strong>zio abbreviato) che prevede il vincolo della continuazione<br />
del reato tra i due proce<strong>di</strong>menti e che calcola gli anni effettivi da scontare.<br />
Come per Antonio Capriati, stesso <strong>di</strong>scorso per l‟altro boss, Domenico Capriati che nel secondo<br />
grado <strong>di</strong> Borgo Antico era stato condannato a 28 anni <strong>di</strong> reclusione e i giu<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> appello lo hanno<br />
condannato, nel processo in parola, a 20 anni <strong>di</strong> carcere: totale 48 anni. Ma anche in questo caso<br />
partendo sempre dal presupposto della continuazione del reato la pena è stata rideterminata in venti<br />
anni.<br />
Quin<strong>di</strong> nessuna riduzione per i boss in quanto l‟impianto accusatorio costruito dal pm antimafia ha<br />
retto l‟esame dei giu<strong>di</strong>ci.<br />
Il processo <strong>di</strong> primo grado nei confronti dei 48 imputati del clan Capriati imputati a vario titolo <strong>di</strong><br />
associazione mafiosa, traffico <strong>di</strong> droga aggravato dall‟aver favorito altra associazione mafiosa<br />
(aggravante esclusa dalla sentenza d‟appello), usura, estorsioni, armi e un tentato omici<strong>di</strong>o si era<br />
concluso il 1° aprile 2008. Le pene in appello sono state <strong>di</strong>minuite per buona parte degli imputati<br />
soprattutto per le donne del gruppo condannate a pene tra un anno e quattro mesi e <strong>di</strong>eci anni e otto<br />
mesi, e che costituivano la „corazzata rosa‟ che gestiva in autonomia e con grande aggressività il<br />
giro <strong>di</strong> usura e <strong>di</strong> estorsioni del clan. Per loro Domenica De Bene<strong>di</strong>ctis, Grazia Spagnuolo,<br />
Domenica Monti, Lucia De Bene<strong>di</strong>ctis e Lucrezia Cassano le pene sono state alleggerite <strong>di</strong> un anno<br />
o due. Confermata la condanna (a quattro anni e quattro mesi) per l‟ex avvocato Alessandra De<br />
Filippis. Per il <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> Bari, che si è costituito parte civile, il gup in primo grado aveva stabilito<br />
una provvisionale imme<strong>di</strong>atamente esecutiva <strong>di</strong> 100 mila euro, mentre il valore del risarcimento