diario di bordo - Comune di Capurso
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DIARIO DI BORDO – 1 SEMESTRE 2009- LA LEGALITA’ E LA<br />
SICUREZZA IN PROVINCIA DI BARI<br />
penali per droga e nei suo confronti, nel 2008, era stato emesso un decreto <strong>di</strong> espulsione dal prefetto<br />
<strong>di</strong> Avellino. Sua moglie gestiva un negozio etnico in via Bovio.<br />
Secondo la polizia il movente della duplice aggressione potrebbe essere stato sollecitato da contrasti<br />
tra gruppi rivali per la gestione della prostituzione in città. Ma gli investigatori ipotizzavano anche<br />
una frattura tra i <strong>di</strong>versi gruppi rivali. Una decina in tutto, le etnie più rappresentate sarebbero state<br />
quelle Ibo e Hausa. Alla base delle frizioni, inoltre, potrebbe esserci stata anche la fede religiosa: i<br />
nigeriani si <strong>di</strong>vidono tra musulmani ed evangelici. Per la polizia esisteva una cupula nigeriana che<br />
rischiava, in futuro, <strong>di</strong> entrare in lotta con la criminalità barese. Tanto più che la comunità nigeriana<br />
risiedeva prevalentemente nei quartieri Libertà e San Paolo, zone controllate dagli Strisciuglio.<br />
*strage in mare – Che le barche si fossero spezzate in due per la pessima qualità del legno usato<br />
per costruirle e per le con<strong>di</strong>zioni del mare, gli investigatori della Squadra mobile, coor<strong>di</strong>nati dalla<br />
Dda <strong>di</strong> Bari, lo avevano ascoltato in <strong>di</strong>retta da una telefonata partita da Bari (probabilmente da un<br />
centro che ospita immigrati) da un trafficante <strong>di</strong> esseri umani che chiamava un suo connazionale<br />
che forse si trovava in Sicilia. I due, insieme ad altre persone (una decina in tutto) erano indagati, lo<br />
si ufficializzava il 22 maggio, per il naufragio <strong>di</strong> due barconi <strong>di</strong> legno avvenuto il 28 marzo nelle<br />
acque tra l‟Africa e l‟Italia prima che raggiungessero la costa <strong>di</strong> Lampedusa. La procura barese<br />
ipotizzava il reato <strong>di</strong> strage colposa. Emergeva dalle indagini che lo straniero intercettato a Bari<br />
avrebbe più volte commentato in <strong>di</strong>retta al telefono le cause del naufragio con i complici, ignaro <strong>di</strong><br />
essere sotto inchiesta per un‟altra indagine legata sempre alla tratta degli esseri umani.<br />
Emergeva ancora dalle indagini della polizia che i commenti dei trafficanti facevano riferimento al<br />
naufragio <strong>di</strong> due dei quattro barconi salpati dalla Libia tra il 28 e il 29 marzo: su una delle due<br />
imbarcazioni viaggiavano 253 persone, sull‟altra 365. Delle altre due imbarcazioni non si seppe più<br />
nulla: l‟unica certezza era che 350 clandestini furono soccorsi e salvati da una nave cisterna italiana.<br />
Sui barconi in legno affondati viaggiavano molte donne nigeriane vittime della tratta e ridotte in<br />
schiavitù e clandestini che avevano pagato un costoso biglietto per il viaggio che li avrebbe portati<br />
in Italia.<br />
Spiegava la polizia che ad operare era un‟organizzazione transnazionale che ha appen<strong>di</strong>ci<br />
dappertutto. Si trattava <strong>di</strong> immigrati che dalla Nigeria arrivavano in Puglia passando dalla Libia. In<br />
questo ultimo Paese il gruppo criminale nigeriano avrebbe la propria base operativa con contatti in<br />
tutta Europa compresa Bari, così come emerse dalle intercettazioni. Intanto le autorità libiche non<br />
avevano risposto alla richiesta <strong>di</strong> rogatoria internazionale inviata il 2 <strong>di</strong>cembre 2008 dalla Dda <strong>di</strong><br />
Bari nell‟ambito delle indagini sulla tratta delle donne (anche minorenni) che dalla Nigeria arrivano<br />
in Italia. Nella rogatoria, si chiedeva un contatto con le autorità libiche e qualche riscontro<br />
investigativo.<br />
*tra i peperoni sott‟olio – Stavano cercando <strong>di</strong> entrare clandestinamente in territorio italiano, il 1°<br />
giugno, ma giunti nel porto <strong>di</strong> Bari 21 persone (20 afgani e un iracheno) furono scoperte dalla<br />
polizia <strong>di</strong> frontiera (Polmare) e dalla Guar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> finanza. Gli aspiranti immigrati erano nascosti nel<br />
doppiofondo <strong>di</strong> un camion carico <strong>di</strong> peperoni sott‟olio appena sbarcato dalla motonave Polaris<br />
giunta dalla Grecia. Gli immigrati erano stati costretti a nascondersi all‟interno <strong>di</strong> un apposito vano<br />
ricavato <strong>di</strong>etro le prime tre file <strong>di</strong> pedane piene <strong>di</strong> merce, realizzato con pannelli <strong>di</strong> legno e nascosto<br />
da parte del carico. Il conducente del mezzo, Alfred Brunnerm <strong>di</strong> 41 anni e <strong>di</strong> nazionalità austriaca,<br />
fu arrestato con l‟accusa <strong>di</strong> favoreggiamento dell‟immigrazione clandestina. L‟automezzo fu<br />
sequestrato. I clandestini erano provati, stanchi, assetati. Furono me<strong>di</strong>cati, rifocillati e fotosegnalati.<br />
Agli investigatori i ventuno profughi <strong>di</strong>ssero <strong>di</strong> aver pagato tremila euro ciascuno, per essere<br />
condotti in Italia, a un‟organizzazione criminale che avrebbe base in Grecia. Per loro fu <strong>di</strong>sposto il<br />
rimpatrio proprio in Grecia, salvo eventuali richieste <strong>di</strong> asilo che sarebbero state vagliate dalle<br />
autorità italiane.