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diario di bordo - Comune di Capurso

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DIARIO DI BORDO – 1 SEMESTRE 2009- LA LEGALITA’ E LA<br />

SICUREZZA IN PROVINCIA DI BARI<br />

la categoria più colpita, avevano paura e chiedevano quali potessero essere le soluzioni adeguate al<br />

problema sicurezza.<br />

*Due auto rubate e <strong>di</strong>strutte – Due automobili date alle fiamme, in rapida successione alle tre del<br />

mattino del 31 maggio, in due <strong>di</strong>verse zone della città <strong>di</strong> Giovinazzo. Ad essere <strong>di</strong>strutte dalle<br />

fiamme due Fiat , la prima in via Deceglia, la seconda in via Imbriani, nei pressi <strong>di</strong> alcuni<br />

condomini <strong>di</strong> proprietà dell‟Istituto delle case popolari. Soprattutto quest‟ultimo caso destò<br />

maggiore preoccupazione. Infatti l‟auto incen<strong>di</strong>ata era parcheggiata davanti al portone d‟ingresso <strong>di</strong><br />

una delle palazzine, provocando danni alla facciata, mettendo in grave pericolo gli abitanti dello<br />

stabile. Pericolo sventato dal pronto intervento dei Vigili del fuoco. Secondo una prima<br />

ricostruzione su entrambi gli episo<strong>di</strong>, fatta dai carabinieri della locale Stazione, i roghi sarebbero<br />

stati <strong>di</strong> natura dolosa. Tutto faceva presupporre sulla precisa volontà <strong>di</strong> qualcuno <strong>di</strong> dare alle<br />

fiamme le auto. Ne furono convinti gli inquirenti, che però non si sbilanciarono sulle possibili cause<br />

degli incen<strong>di</strong>, e che per questo avviarono indagini in ogni <strong>di</strong>rezione. Una delle ipotesi su cui<br />

avrebbero lavorato era che le auto date alle fiamme potessero servire da <strong>di</strong>versivo per mettere a<br />

segno azioni criminose in <strong>di</strong>versi quartieri della città. A sostegno <strong>di</strong> questa ipotesi soccorse l‟unico<br />

dato certo in possesso e cioè che le due auto incen<strong>di</strong>ate risultarono rubate altrove.<br />

*Bomba carta per un pentito – Per la seconda volta qualcuno aveva sistemato una bomba carta<br />

davanti ad una delle porte d‟ingresso dell‟appartamento <strong>di</strong> Giovanni De Bari, cinquantenne; la fece<br />

esplodere <strong>di</strong>leguandosi senza lasciare traccia. Accadde la notte <strong>di</strong> domenica 31 maggio, intorno alle<br />

23 a Molfetta. Era già accaduto, intorno alle 21, la sera del 29 novembre del 2007. Allora nessuno<br />

fu in grado <strong>di</strong> fornire in<strong>di</strong>cazioni utili per le indagini; nessuno aveva visto nulla. Lo stesso<br />

comportamento si è registrato anche per il secondo episo<strong>di</strong>o, nonostante l‟esplosione violenta<br />

avesse mandato in frantumi i vetri delle finestre <strong>di</strong> decine <strong>di</strong> appartamenti e danneggiato un‟auto in<br />

sosta. Quell‟appartamento, situato al piano terra, si trova a pochi metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza da via Margherita<br />

<strong>di</strong> Savoia, una delle vie dello shopping. Proprio lungo quella via e nelle imme<strong>di</strong>ate vicinanze<br />

abitano alcuni parenti dell‟uomo. Quella strada, poco più ampia <strong>di</strong> un vicolo, ha i palazzi addossati<br />

gli uni agli altri, e molti dei locali a piano terra sono a<strong>di</strong>biti ad abitazioni. I Carabinieri che<br />

indagavano sull‟episo<strong>di</strong>o interrogarono subito De Bari. Era stato lui, infatti, che li aveva chiamati<br />

dopo l‟esplosione. Giovanni De Bari dal passato <strong>di</strong>fficile alle spalle: da anni il suo nome non è più<br />

associato a reati. Ma con le sue <strong>di</strong>chiarazioni, ha consentito agli investigatori <strong>di</strong> accertare ruoli e<br />

responsabilità all‟interno della hol<strong>di</strong>ng criminale de<strong>di</strong>ta al narcotraffico, sgominata con l‟operazione<br />

Reset Bancomat. Tecnicamente, personaggi come De Bari, vengono definiti come „<strong>di</strong>chiaranti‟; nei<br />

fatti, negli ambienti della malavita locale, veniva considerato un „infame‟. Lui, così come era<br />

accaduto a novembre 2007, continuò a ripetere ai carabinieri <strong>di</strong> non conoscere il nome del mittente<br />

del pacco esplosivo, <strong>di</strong> non avere la minima idea <strong>di</strong> chi potesse avercela con lui. Ma la sua versione<br />

vacillava: due or<strong>di</strong>gni in poco più <strong>di</strong> un anno e mezzo sono molto più <strong>di</strong> un avvertimento. Le<br />

indagini furono particolarmente complesse: i carabinieri hanno vagliato tutte le ipotesi, battendo<br />

tutte le piste. Sotto la lente <strong>di</strong> ingran<strong>di</strong>mento degli investigatori finirono tutti i personaggi che in<br />

passato hanno avuto problemi, anche in<strong>di</strong>rettamente, in seguito alle sue <strong>di</strong>chiarazioni. Si scavò<br />

anche nella vita privata <strong>di</strong> De Bari, nelle sue frequentazioni <strong>di</strong> un tempo e in quelle attuali, nelle sue<br />

amicizie e inimicizie, nel mondo degli affetti. Al limite, si pensò che il pentito, forse detentore <strong>di</strong><br />

qualche segreto, potesse essere soggetto a simili intimidazioni per ricordarsi <strong>di</strong> tenere la bocca<br />

chiusa. Di certo non aiutava il lavoro dei carabinieri il fatto che nessuno abbia visto nulla. Ma<br />

all‟attentato seguì un‟appen<strong>di</strong>ce interessante e per molti versi intrigante per gli scenari che poteva<br />

aprire. Infatti, non era ancora mezzogiorno <strong>di</strong> lunedì 2 giugno che i carabinieri arrestarono Luigi De<br />

Bari, fratello maggiore <strong>di</strong> Giovanni, destinatario della bomba carta.<br />

A conti fatti erano trascorse appena trentasei ore dall‟esplosione. Luigi, sorvegliato speciale <strong>di</strong><br />

pubblica sicurezza, fu accusato <strong>di</strong> resistenza a pubblico ufficiale e violazione degli obblighi imposti

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