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diario di bordo - Comune di Capurso

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DIARIO DI BORDO – 1 SEMESTRE 2009- LA LEGALITA’ E LA<br />

SICUREZZA IN PROVINCIA DI BARI<br />

*gli investimenti della mafia – I sol<strong>di</strong> della mafia sono entrati nella economia sana, attraverso<br />

investimenti fatti con il paravento <strong>di</strong> soggetti prestanome, oppure con il sistema dei prestiti a tassi<br />

usurai. I clan hanno impiegato il denaro sporco acquistando quote societarie in attività commerciali<br />

e imprese artigianali, senza comparire, nascondendosi <strong>di</strong>etro uomini <strong>di</strong> paglia. Hanno fatto circolare<br />

ingenti capitali <strong>di</strong>versificando gli investimenti. Hanno prestato denaro contante a persone al <strong>di</strong> sopra<br />

<strong>di</strong> ogni sospetto, esigendone la restituzione a con<strong>di</strong>zioni capestro. In questa maniera sono riusciti a<br />

mettere le mani su intere aziende, capannoni, negozi. Sotto la lente d‟ingra<strong>di</strong>mento della Direzione<br />

<strong>di</strong>strettuale antimafia ci sarebbe in particolare la malavita del quartiere Japigia, <strong>di</strong> Bari, come<br />

emerso anche da alcune indagini, le cui in<strong>di</strong>screzioni apparvero sulla stampa nei primi giorni <strong>di</strong><br />

febbraio<br />

E<strong>di</strong>lizia, industria, commercio sono i settori nei quali avrebbe operato questa specie <strong>di</strong> livello<br />

manageriale della mafia. Con l‟applicazione della legge sul sequestro e la confisca dei beni della<br />

mafia, i malavitosi baresi hanno capito che è stato superato per loro il tempo dell‟autogestione e<br />

degli investimenti immobiliari. Hanno <strong>di</strong>rottato le loro liqui<strong>di</strong>tà in <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> beni che possono<br />

eludere il rischio <strong>di</strong> perquisizione. Si sono affidati a esperti, capaci <strong>di</strong> consigliarli per il meglio, <strong>di</strong><br />

in<strong>di</strong>care i canali più convenienti a garantire il buon esito delle operazioni. Seguendo i canali<br />

finanziari, gli investigatori hanno in<strong>di</strong>viduato nel passato e hanno continuato a scoprire imprese che<br />

operano nei settori dell‟e<strong>di</strong>lizia, dei trasporti, dell‟agricoltura, dei mercati ittici e delle carni, della<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong> merci alimentari, dello smaltimento dei rifiuti che risultano essere sotto il controllo<br />

della malavita <strong>di</strong> Japigia. Alcune <strong>di</strong> queste, appunto, sono state acquistate attraverso il ricatto nato<br />

dopo aver concesso ai veri titolari prestiti a tassi <strong>di</strong> strozzinaggio.<br />

L‟esiguo numero <strong>di</strong> denunce non ha consentito e non consente l‟effettiva percezione del fenomeno<br />

che costituisce una vera e propria piaga sociale, per essere la causa determinante del collasso delle<br />

aziende e dell‟indebitamento familiare per quanti, non in grado <strong>di</strong> garantire il prestito, non possono<br />

ricorrere al cre<strong>di</strong>to <strong>di</strong> banche ed istituti finanziari. Insieme all‟usura il vero salvadanaio dei clan è<br />

rappresentato dalle estorsioni e non riguarda solo la città <strong>di</strong> Bari. La Dda era ed è impegnata in<br />

indagini nell‟area a sud-est del capoluogo che comprende i quartieri <strong>di</strong> Carbonara e Ceglie, i<br />

comuni <strong>di</strong> <strong>Capurso</strong>, Noicattaro, Valenzano, Triggiano, Adelfia. Dietro c‟è sempre la malavita<br />

organizzata. Come abbiamo più volte ripetuto nel corso <strong>di</strong> questo dossier, quelle citate sono zone<br />

sotto l‟influenza e il controllo <strong>di</strong> gruppi collegati ai clan Di Cosola e Stramaglia, in conflitto tra<br />

loro.<br />

Accennavamo al racket, questo reato è l‟altra faccia dell‟usura, reati che sono spesso uno nell‟altro.<br />

In entrambi i casi le vittime pagano e non denunciano, perché hanno paura e nel caso delle<br />

estorsioni ritengono <strong>di</strong> potersela cavare con minor, danno versando quei 50 o 100 euro che<br />

rappresentano il minimo salariale preteso perio<strong>di</strong>camente dagli emissari delle bande.<br />

Poche denunce, è vero, e le vittime anche quando vengono in<strong>di</strong>viduate dagli investigatori<br />

<strong>di</strong>fficilmente offrono la loro collaborazione. Del resto i numeri parlano chiaro: nel corso del 2008<br />

l‟Associazione provinciale antiracket ha ascoltato complessivamente quasi 60 vittime <strong>di</strong> usura, delle<br />

quali 25 nel nord barese, 35 nel resto della Terra <strong>di</strong> Bari; e poi 27 vittime <strong>di</strong> estorsioni e 2 <strong>di</strong> truffa.<br />

Le denunce presentate alle forze dell‟or<strong>di</strong>ne, però, sono state soltanto 20.<br />

*un proiettile per fucile – Un proiettile per fucile fu recapitato il 21 aprile al presidente<br />

dell‟Associazione antiracket e antiusura della provincia <strong>di</strong> Bari. Il 29 aprile la stampa pubblicava<br />

una lettera con alcune firme e con la sottoscrizione <strong>di</strong> altri che avevano preferito non comparire. I<br />

sottoscrittori si <strong>di</strong>cevano preoccupati perché non erano stati ancora presi provve<strong>di</strong>menti per<br />

garantire la sicurezza del loro presidente, nonostante le reiterate minacce subite. Assicuravano che il<br />

presidente aveva rischiato per loro, vittime <strong>di</strong> racket e <strong>di</strong> usura, nella procedura necessaria alla<br />

denuncia, presso le forze dell‟or<strong>di</strong>ne, degli usurai. Li aveva accompagnati, poi, nell‟iter burocratico

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