diario di bordo - Comune di Capurso
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DIARIO DI BORDO – 1 SEMESTRE 2009- LA LEGALITA’ E LA<br />
SICUREZZA IN PROVINCIA DI BARI<br />
necessario l‟intervento dei vigili del fuoco. Sul posto fu ritrovata anche una tanica utilizzata per<br />
trasportare il liquido infiammabile. Fu archiviata come reperto nella speranza, ma gli investigatori<br />
non confidavano molto in questo, che fossero rimaste tracce in grado <strong>di</strong> ricondurre alle identità del<br />
piromane. Le indagini furono condotte dai carabinieri che erano anche intervenuti per i primi rilievi.<br />
I danni non erano ingenti. Per questo più che ad una ritorsione si pensò ad un avvertimento.<br />
Amendolara oltre ad essere un consigliere comunale <strong>di</strong> opposizione (al governo in città c‟è il<br />
centrosinistra, è consigliere <strong>di</strong> centrodestra) è anche uno stimato professionista, un ingegnere.<br />
Dichiarò <strong>di</strong> non aver mai ricevuto minacce, né pressioni o richieste <strong>di</strong> alcun genere. Gli<br />
investigatori esclusero che il danneggiamento alla casa <strong>di</strong> campagna del professionista fosse<br />
<strong>di</strong>rettamente collegato al suo impegno in politica. Più probabile che si trattasse <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> legati alla<br />
sfera privata o a quella più strettamente professionale.<br />
Proprio il 28 gennaio, in consiglio comunale, Amendolara aveva votato con la maggioranza, a<br />
favore dell‟approvazione del Piano Regolatore generale, in totale <strong>di</strong>ssenso con il resto<br />
dell‟opposizione. Il suo voto, insieme a quello <strong>di</strong> un altro consigliere dell‟opposizione, era stato<br />
determinante per l‟approvazione del punto all‟or<strong>di</strong>ne del giorno. Un voto <strong>di</strong> salute pubblica, il suo,<br />
almeno nelle intenzioni, visto che il Prg che si andava ad approvare era quello adottato l‟anno<br />
precedente dal commissario prefettizio. Le indagini non sottovalutarono alcun aspetto, anche se si<br />
rivelarono subito particolarmente complesse. Nessun testimone. Nessun in<strong>di</strong>zio concreto. Una serie<br />
<strong>di</strong> piste tutte da vagliare.<br />
*Il racket del black out – Dal 2 febbraio, la città era stata ostaggio <strong>di</strong> una banda specializzata in<br />
black out. Da Torre a Mare a Palese o Santo Spirito, passando per il centro città, continuavano a<br />
verificarsi improvvise interruzioni della pubblica illuminazione. Non singole strade, ma talvolta<br />
anche interi quartieri finivano al buio grazie all‟intervento <strong>di</strong> mani esperte. Dal 2 al 4 febbraio,<br />
l‟azienda che si occupava della manutenzione della pubblica illuminazione, aveva registrato una<br />
trentina <strong>di</strong> sabotaggi. L‟ultimo, in or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> tempo, si era verificato mercoledì sera 4 febbraio nei<br />
quartieri Murat e Libertà lasciando al buio parecchie strade, creando non pochi <strong>di</strong>sagi alla<br />
citta<strong>di</strong>nanza e destando allarme per la sicurezza. Preoccupava che ad agire fosse personale<br />
qualificato: si trattava <strong>di</strong> più persone (e verosimilmente non <strong>di</strong> un sabotatore solitario) che agivano<br />
con precisione infallibile poiché sapevano quando e dove colpire per creare problemi al sistema<br />
della pubblica illuminazione. E la frequenza dei sabotaggi, purtroppo, confermava una grande<br />
vulnerabilità della rete che non era assistita da un cervellone in grado <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare subito eventuali<br />
danneggiamenti. Il sabotaggio veniva scoperto sempre all‟imbrunire dopo le numerose telefonate <strong>di</strong><br />
protesta. Si era tentato <strong>di</strong> capire le modalità dei sabotaggi e si era arrivati ad una ipotesi abbastanza<br />
concreta. Prima <strong>di</strong> tutto, la banda non agiva in maniera estemporanea ma colpiva quei „quadri‟ <strong>di</strong><br />
comando ritenuti strategici. In città, infatti, vi sono oltre 400 cabine il cui sistema riesce a<br />
governarne nella buona metà dei casi in numero significativo che abbraccia una vasta fetta <strong>di</strong><br />
territorio. Da qui la convinzione che ad agire erano persone che, oltre ad essere esperte,<br />
conoscevano esattamente i punti deboli del sistema.<br />
Mercoledì 4 febbraio a Torre a Mare era tornata la luce dopo cinque giorni <strong>di</strong> buio. La <strong>di</strong>tta che si<br />
occupa della manutenzione aveva accertato che ignoti avevano aperto la porta della cabina elettrica<br />
e avevano letteralmente <strong>di</strong>sattivato gli interruttori. Spiegavano i tecnici che, nella maggior parte dei<br />
casi, i danneggiamenti avvenivano con tagli <strong>di</strong> cavi dell‟alimentazione o ad<strong>di</strong>rittura attraverso<br />
l‟asportazione dei timer <strong>di</strong> accensione. Altra tecnica devastante – perché provocava maggiori danni<br />
– consisteva nel tagliare i fili della cosiddetta corrente neutra in uscita dal quadro. Di conseguenza<br />
alle lampade arrivava una tensione <strong>di</strong> 380 volt, anziché 220, che si danneggiavano insieme agli<br />
elementi accessori. Alcuni organi illuminanti si erano persino incen<strong>di</strong>ati.<br />
Il 6 febbraio riprese il sabotaggio. Per ben due volte erano state colpite San Paolo e Palese. Ignoti<br />
avevano manomesso i quadri e tagliato i cavi elettrici determinando l‟interruzione dell‟erogazione