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Sebastiano Tusa - Regione Siciliana

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prototipale. In quella entusiasmante esperienza<br />

che ha reso l’Italia famosa per i suoi<br />

giardini sin dal ’700, la statua, l’erma, l’elemento<br />

architettonico isolato, il grande<br />

vaso e quant’altro vennero usati come elementi<br />

di arredo esterno in un’ottica fortemente<br />

influenzata da schemi di pensiero<br />

classicheggianti e arcadici. Il trasferimento<br />

in mare di quei criteri, invero tardivo,<br />

ci risulta alquanto errato poiché<br />

non giustificabile con alcuna motivazione<br />

se non quella banalmente decorativa.<br />

La moderna archeologia e una aggiornata<br />

museografia impongono il rispetto dei<br />

contesti e soprattutto la lettura dell’oggetto<br />

non soltanto nei suoi caratteri estetici,<br />

tipologici e tecnologici, ma anche contestuali<br />

come portatori di valori storici comprensibili<br />

nella relatività degli insiemi.<br />

Come si è visto nella sintesi storico-archeologica<br />

precedente, ciò che ci ha animato<br />

e spinto è stata proprio la ricerca dei<br />

contesti e non dei singoli reperti. Ogni<br />

contesto è stato analizzato per le sue caratteristiche<br />

globali e i singoli reperti che<br />

lo compongono sono stati esaminati dettagliatamente<br />

al fine di fornire dati tali da<br />

aiutare alla comprensione sintetica dell’“archeofatto”<br />

in un’ottica di ricostruzione<br />

storica delle micro e macrostorie. Ciò<br />

non risponde soltanto ad aggiornati criteri<br />

di indagine archeologica, ma anche alle<br />

necessità insite nella trasposizione divulgativa<br />

di quanto la ricerca va portando<br />

alla luce. In altre parole il visitatore deve<br />

essere messo in condizione di apprezzare<br />

sia il reperto o i reperti per i loro caratteri<br />

intrinseci, ma deve anche essere aiutato a<br />

vedere al di là del singolo reperto. Deve<br />

essere, in ultima analisi, messo in condizione<br />

di vedere la storia che c’è dietro al<br />

reperto o al contesto repertuale. È per<br />

questo che abbiamo voluto approfondire<br />

l’esame di alcune tematiche storiche poiché<br />

è tramite queste che intendiamo costruire<br />

un’offerta didattica e turistica accattivante<br />

ed educativa, con grande pote-<br />

re evocativo della nostra storia più antica<br />

attraverso il filtro blu del mare.<br />

Quanto abbiamo ipotizzato come presupposto<br />

teorico alla realizzazione degli itinerari<br />

archeologici subacquei scaturisce da<br />

precise impostazioni scientifiche, ma anche<br />

dall’analisi di quanto è stato fatto altrove.<br />

Illuminante a tal proposito è stata<br />

l’esperienza australiana.<br />

L’Australia ha una situazione paragonabile<br />

a quella mediterranea soltanto dal punto<br />

di vista quantitativo poiché i suoi mari<br />

possiedono una quantità enorme di testimonianze<br />

sommerse, ma di periodi e natura<br />

totalmente diversa rispetto ai nostri.<br />

Tuttavia la sua insularità, con le dovute<br />

diversità dimensionali, la rende simile alla<br />

Sicilia poiché tutta la sua storia, dall’arrivo<br />

degli Aborigeni (circa 40.000 anni fa) fino<br />

alla sistematicità del commercio seguito<br />

all’avvento del dominio inglese (1778),<br />

attraverso le fortune olandesi della leggendaria<br />

Batavia, è stata condizionata dai collegamenti<br />

marittimi.<br />

Si calcola che circa 5.000 sono i relitti che<br />

giacciono nei suoi mari. Ed è attraverso<br />

questi che si può ricostruire una porzione<br />

importante della storia del continente. Attraverso<br />

l’esame e la fruizione di quei relitti<br />

si può approfondire la conoscenza dei<br />

commerci, delle migrazioni, delle esplorazioni,<br />

della pesca e dei conflitti che hanno<br />

interessato la regione. Dal 1964 l’Australia<br />

ha posto in essere una legislazione che<br />

protegge tutti i relitti databili prima del<br />

1900. Tutto questo grande patrimonio di<br />

storia è stato studiato, ma anche valorizzato<br />

secondo il principio elementare che<br />

la gente è incoraggiata a visitare i relitti<br />

laddove ciò sia possibile, ma con un imperativo<br />

dominante: “guardare e non toccare”.<br />

Le varie istituzioni pubbliche hanno<br />

sviluppato progetti di valorizzazione in<br />

collaborazione con agenzie private finalizzati<br />

alla protezione e valorizzazione di<br />

questo ingente patrimonio. Sono proprio<br />

questi due basilari concetti della inscindi-<br />

<strong>Sebastiano</strong> <strong>Tusa</strong> 104

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