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Sebastiano Tusa - Regione Siciliana

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Navi romane fra gli Specola Lilybitana<br />

e le Aegades Geminae?<br />

Note per una ricostruzione topografica della battaglia<br />

delle Egadi<br />

Maria Ida Gulletta<br />

71<br />

Il 10 marzo 241 a.C. 1 un forte libeccio<br />

preme idealmente sulla cuspide occidentale<br />

di Sicilia, ‘ricollocando’ l’isola nel suo<br />

esatto orientamento cartografico.<br />

La continuità della rotta geopolitica Cartagine-Roma,<br />

incrinata dalla riscoperta<br />

della ‘troianità’ genetica dell’Urbe (263<br />

a.C.) 2 , ma ancora valida per quella torre<br />

lilibetana, opportunamente evidenziata<br />

da Polibio come tramite di navigazione 3 –<br />

ebbene, tale continuità si spezza. Cartagine,<br />

polo meridionale di un equilibrio<br />

gestito per secoli sul mare e di una prevalenza<br />

incontestata ad occidente di un confine<br />

fluviale sulla terraferma insulare, abbandona<br />

rovinosamente il ‘tavolo da gioco’<br />

siciliano; e la Sicilia, spezzate le funi<br />

ideali tra Lilibeo e Cartagine, ruoterà a<br />

nord-est, volgendosi a Roma 4 .<br />

La battaglia delle Egadi è uno di quei<br />

nodi, storici e storiografici 5 , che da Polibio<br />

in poi hanno alimentato il dibattito<br />

sulle guerre puniche, le loro cause e la partigianità<br />

delle fonti, la svolta geopolitica e<br />

l’epocalità delle conseguenze 6 : conseguenze,<br />

peraltro, chiarissime 7 rispetto alla<br />

nebulosità topografica, in una antitesi ormai<br />

sperimentata nella cartografia delle<br />

‘grandi battaglie’ 8 . Non stupirà, dunque,<br />

il rinnovato confronto con l’autopsia e la<br />

propaganda, vale a dire con la versione<br />

degli ‘storici al servizio della guerra’; nè<br />

sarà il caso di indagare ancora sulla specularità<br />

delle fasi rispetto alla dinamica di<br />

precedenti fatti militari 9 , sul ribaltamento<br />

degli eventi, i fenomeni atmosferici e la<br />

provvidenzialità di un daimon che annulla<br />

ogni intuizione tattica del perdente: clichés<br />

letterari che, alla fine, distraggono<br />

dalla essenzialità di un lessico e dal riflesso<br />

autoptico che ogni rielaborazione, inevitabilmente,<br />

si porta dietro 10 .<br />

Gli antefatti immediati dello scontro finale<br />

sono scanditi da azioni a sorpresa<br />

contro gli ultimi capisaldi della costa occidentale<br />

dell’isola sguarniti di postazioni<br />

puniche, in uno schema che sembra ripetere<br />

puntualmente l’attacco inaspettato<br />

contro un vuoto militare, la reazione di<br />

enormi spiegamenti e l’intuizione dei movimenti<br />

nemici che previene e determina<br />

le sorti della battaglia 11 : l’anomala situazione<br />

dei Cartaginesi, assedianti ed assediati<br />

ad Erice 12 , si aggrava per l’arrivo della<br />

flotta romana che occupa, senza ostacolo,<br />

le acque antistanti Drepana e le rade<br />

di Lilibeo. L’intera costa occidentale dell’isola<br />

resta quindi tagliata fuori da ogni<br />

comunicazione con Cartagine; Lilibeo,<br />

fondamentale snodo marittimo e terrestre<br />

della Sicilia punica 13 , resta un vicolo cieco<br />

nel duplice blocco romano.<br />

La reazione punica punta alla liberazione<br />

delle truppe di Amilcare ferme all’Erice,<br />

per la risoluzione della guerra sui due<br />

fronti, con un’azione a tenaglia tesa a<br />

sbloccare i porti e sciogliere gli assedi di<br />

terra. Una forza immensa si appresta a solcare<br />

le acque del Canale di Sicilia, una forza<br />

immensa e tuttavia perdente prima an-

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