Sebastiano Tusa - Regione Siciliana
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Panoramica del litorale<br />
tra Porticello e<br />
Capo Zafferano.<br />
A Sud-Est dei resti del suddetto molo il<br />
Purpura segnala i resti di un veliero del<br />
XVII secolo, di cui descrive alcune ordinate<br />
e il paramezzale. Pertinenti a tale relitto<br />
dovrebbero essere i frammenti di<br />
piatti invetriati monocromi biancastri che<br />
si rinvengono nelle vicinanze, insieme ad<br />
altre ceramiche coeve.<br />
Oltre ai resti descritti, tutta la zona dell’insenatura<br />
della Kalura appare interessata<br />
dalla presenza di evidenze storico-archeologiche<br />
di notevole importanza. Si segnalano<br />
ceramiche che datano a partire<br />
dal V sec. a.C. sino all’età moderna; inoltre<br />
frammenti di anfore corinzie e pani di<br />
zolfo nei pressi della punta, frammenti di<br />
anfore vinarie italiche e lingotti di rame,<br />
in direzione della torre, frammenti di anfore<br />
romane del tipo Dressel 20 e puniche<br />
del tipo Mañà D, oltre a numerose ancore<br />
in pietra, ferro del tipo ammiragliato e<br />
marre e contromarre in piombo.<br />
Recenti, ma altrettanto interessanti storicamente,<br />
sono i resti di due imbarcazioni<br />
da guerra della II guerra mondiale, identificati<br />
come “barchini esplosivi MTM”<br />
autoaffondati in occasione dello sbarco<br />
alleato.<br />
Che quest’area ha sempre attratto per la<br />
sua forte vocazione portuale lo si deduce<br />
anche dal ricordo che la Kalura, agli<br />
inizi del XVIII secolo, all’epoca del vicereame<br />
di Vittorio Emanuele Filiberto,<br />
fu prescelta quale scalo commerciale a<br />
tal punto di progettarvi la costruzione di<br />
un vero e proprio porto che, per la fortuna<br />
dei subacquei odierni, non fu mai<br />
realizzato!<br />
Porticello – Formica / Sant’Elia / Capo<br />
Zafferano<br />
Se c’è una località subacquea in Sicilia<br />
dove si può dire che l’archeologia subacquea<br />
sia nata e abbia fatto i primi passi è<br />
proprio lo scoglio della Formica, situato a<br />
poche centinaia di metri di fronte l’imboccatura<br />
del ben noto e pittoresco porticciolo<br />
peschereccio di Porticello, pochi<br />
chilometri a est di Palermo.<br />
Lo Scoglio della Formica, per la sua scarsa<br />
riconoscibilità dato che si trova al pelo<br />
dell’acqua, costituì in tutte le epoche un<br />
pericolo per le imbarcazioni naviganti nella<br />
zona. È per questo che numerosi sono<br />
stati i rinvenimenti effettuati nei suoi<br />
pressi. Lo scoglio è l’apogeo di un rilievo<br />
che si erge su un fondale sabbioso di circa<br />
m 50 di profondità. A un attento esame<br />
la parte più alta dello scoglio appare sagomata<br />
artificialmente a forma di un’ellisse<br />
schiacciata con un varco mediano.<br />
La direzionalità dell’ellisse è Est-Ovest,<br />
sicché il varco mediano segna la direzione<br />
Nord-Sud.<br />
È qui che agli inizi degli anni ’50 i primi<br />
subacquei siciliani (e non) fecero le loro<br />
prime esperienze di utilizzazione dell’autorespiratore<br />
ad aria. Tra quei pionieri della<br />
subacquea siciliana ricordiamo Cecé Paladino,<br />
i fratelli Giovanni e Beppe Michelini,<br />
Sergio Rocca, Mario Savona e il compianto<br />
Renato Zanca, solo per citarne alcuni<br />
tra i più noti nell’ambiente. È da lì<br />
che provengono i tantissimi reperti, soprattutto<br />
anfore e ancore in piombo e in<br />
pietra, che costituirono il nucleo più co-<br />
117 Fattibilità dei parchi e itinerari archeologici subacquei nella Sicilia occidentale