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Sebastiano Tusa - Regione Siciliana

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parlare di archeologia subacquea e sottomarina<br />

in particolare. Un grosso giro di<br />

interessi scientifici, economici, ricreativi<br />

e culturali è sorto intorno a questa che<br />

può essere considerata una delle ultime<br />

discipline a essere “nate” nell’ambito del<br />

grande arcipelago delle scienze storico-archeologiche.<br />

Ma al di là della moda legata<br />

al fascino insito della ricerca abissale,<br />

l’archeologia subacquea riserva sorprese e<br />

possiede potenzialità del tutto originali e<br />

inusitate.<br />

Oggi l’archeologia subacquea ha fatto<br />

enormi passi in avanti da quando, nel dopoguerra,<br />

l’uso degli autorespiratori è diventato<br />

possibile. Da allora si contano a<br />

decine gli esempi di iniziative, ricognizioni<br />

e ricerche effettuate in più parti del<br />

mondo. I risultati sono incoraggianti e<br />

l’attuale momento di grande interesse verso<br />

questo settore della ricerca storica lo<br />

dimostra. Quello che vogliamo ribadire,<br />

per sgombrare subito il campo da facili,<br />

anche se legittimi, entusiasmi è che di ricerca<br />

storica si tratta. Lo dimostra il fatto<br />

che, al di là della spettacolarità del recupero,<br />

oggi corredato di alta tecnologia, i<br />

risultati più significativi di quasi un quarantennio<br />

di ricerche si sono avuti nell’avanzamento<br />

della conoscenza storica dell’antichità.<br />

Storia intesa sia come aggiunta<br />

di tasselli sconosciuti ai quadri esistenti,<br />

sia come capacità di approfondire la<br />

conoscenza di determinati periodi e aspetti<br />

della vita dell’uomo.<br />

La Sicilia, come ogni isola che si rispetti,<br />

per di più situata nel più ricco tra i mari<br />

del mondo, è, dagli inizi, salita a pieno titolo<br />

sulla ribalta dell’archeologia subacquea.<br />

Lo sviluppo costiero dell’isola e la<br />

presenza di arcipelaghi limitrofi la avvantaggia<br />

come potenziale area egemone nel<br />

settore in questione. Ed in effetti la breve<br />

storia di ricerche e le scoperte fortuite registrate<br />

nelle acque siciliane ne costituiscono<br />

una chiara riprova.<br />

Anni di attività e di esperienza sono stati<br />

<strong>Sebastiano</strong> <strong>Tusa</strong><br />

recentemente valorizzati con la creazione<br />

da parte della <strong>Regione</strong> <strong>Siciliana</strong> del<br />

“Gruppo d’Indagine Archeologica Subacquea<br />

Sicilia” (oggi “Servizio per il Coordinamento<br />

della Ricerca Archeologica Subacquea”)<br />

che costituisce un organo centrale<br />

di ricerca che agisce nei mari isolani<br />

di concerto con le Soprintendenze competenti<br />

per territorio e con le forze dell’ordine.<br />

È, comunque, da tempo ormai che la tutela<br />

dei beni archeologici sommersi, soprattutto<br />

quelli marini, è oggetto di particolare<br />

attenzione da parte delle istituzioni<br />

preposte alla tutela e delle forze dell’ordine.<br />

Ciò in virtù di un sempre maggiore<br />

interesse scientifico verso le testimonianze<br />

provenienti dal mare, ma anche<br />

per l’oggettiva mole di trafugamenti che<br />

si sono sempre più incrementati in seguito<br />

alla diffusione degli sport subacquei al<br />

livello di massa.<br />

Un indubbio progresso nella didattica subacquea<br />

ha portato alla volgarizzazione<br />

delle tecniche di apprendimento con il risultato<br />

che se fino agli anni ’70 era necessario<br />

un corso di diversi mesi per acquisire<br />

i rudimenti dell’immersione con autorespiratore,<br />

successivamente sono bastati,<br />

e bastano, soltanto sette giorni per essere<br />

in grado di indossare e usare l’attrezzatura<br />

necessaria per raggiungere almeno i venti<br />

metri di profondità. Non è necessario indugiare<br />

sui pro e contro di questa rivoluzione<br />

nell’andar per mare, ma è indubbio<br />

che tutto ciò ha provocato un aumento<br />

vertiginoso del rischio per la salvaguardia<br />

del nostro patrimonio subacqueo, soprattutto<br />

marino.<br />

Se ne deduce che il rischio trafugamento,<br />

a differenza di quanto avviene per i beni<br />

archeologici terrestri, non è tanto legato<br />

al fenomeno della criminalità organizzata<br />

che depreda sistematicamente (o tenta di<br />

depredare) le vaste concentrazioni necropolari<br />

del meridione o intraprende vere e<br />

proprie sistematiche attività di scavo ille-<br />

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