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Sebastiano Tusa - Regione Siciliana

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La scelta dell’area campione delle Isole Egadi<br />

<strong>Sebastiano</strong> <strong>Tusa</strong><br />

13<br />

L’intenzione di scegliere l’arcipelago delle<br />

Egadi come area di indagine campione<br />

per effettuare lo studio di fattibilità di cui<br />

qui si presentano i risultati si basa su vari<br />

fattori e, soprattutto, sulla verificata variabilità<br />

dell’offerta archeologica che l’arcipelago<br />

fornisce sia sotto il profilo della tipologia<br />

del sito, che della molteplicità<br />

cronologica e culturale. Inoltre – da non<br />

sottovalutare – la conclamata variabilità<br />

costiera, che si traduce in altrettanta variabilità<br />

delle possibili condizioni meteomarine,<br />

regala a quest’area delle potenzialità<br />

di fruizione turistica maggiori e si inquadra<br />

nella più generale tipologia dei siti<br />

archeologici subacquei che insistono nelle<br />

isole minori a corona della Sicilia.<br />

L’arcipelago delle Egadi propone un territorio<br />

ben definito e logicamente delineato<br />

geograficamente e morfologicamente nel<br />

triangolo composto dalle tre isole maggiori<br />

(Favignana, Levanzo e Marettimo) e<br />

dall’antistante costa siciliana tra Trapani e<br />

Marsala. Data la sua posizione all’estremo<br />

Occidente della Sicilia, l’arcipelago ha<br />

sempre avuto un ruolo fortemente strategico<br />

sia sotto il profilo commerciale che<br />

politico-militare. Da qui passano le rotte<br />

principali che collegano la Sicilia, l’Italia e<br />

l’Europa con il Nord-Africa. Da qui passarono<br />

le flotte di conquista da o per l’Europa<br />

e l’Africa. Da qui passarono e passano<br />

le flotte che attraversano il Mediterraneo<br />

da e per lo Stretto di Gibilterra da un<br />

lato e la costa dell’Asia Minore dall’altro.<br />

Sin dalla più remota preistoria attraverso<br />

questo mare transitarono genti ed idee che<br />

contribuirono allo sviluppo di entrambi i<br />

continenti. Attraverso questo mare si incanalò<br />

il flusso migratorio culturale che<br />

portò la Sicilia occidentale ad abbracciare<br />

la civiltà fenicio-punica. Qui si consumò<br />

in un sol giorno uno di quegli eventi che<br />

decisero la storia del mondo di allora: la<br />

battaglia delle Egadi del 10 marzo del 241<br />

a.C. che spianò la strada al dominio romano<br />

sul mondo di allora.<br />

È proprio partendo da questo fondamentale<br />

evento che abbiamo tratto lo spunto<br />

per le nostre esplorazioni alle Egadi, cercando<br />

di correggere il tiro di una ricerca<br />

archeologica che nel passato era stata a nostro<br />

avviso erroneamente costruita e pesantemente<br />

condizionata da questo fatto<br />

storico. Quelle poche e frammentarie ricerche<br />

effettuate alle Egadi si erano articolate<br />

su un presupposto metodologico<br />

che l’attuale ricerca storiografica e archeologica<br />

non può tollerare: la “caccia al<br />

tesoro”. Oggi la ricerca deve contestualizzare<br />

i fenomeni storici e gli artefatti riconducendoli<br />

a una più articolata dimensione<br />

diacronica e sincronica.<br />

Tuttavia il grande clamore evocativo di<br />

quella battaglia costituisce un indubbio<br />

richiamo che permette di attrarre l’attenzione<br />

su questo interessantissimo spazio<br />

di Mare Mediterraneo. Ma non può essere<br />

la ricerca delle presunte navi affondate<br />

in quella battaglia a costituire l’unico e il

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