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Sebastiano Tusa - Regione Siciliana

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ecenti e in particolare quelle probabilmente<br />

riferibili a una città menzionata<br />

nelle fonti e non ancora trovata dagli archeologi<br />

con certezza: Cetaria.<br />

Le fonti storiche parlano di questo insediamento<br />

cresciuto in periodo classico ed<br />

ellenistico sulla costa settentrionale della<br />

Sicilia, particolarmente dedito alla attività<br />

di pesca e trasformazione del pescato.<br />

Si è pensato di identificare tale città con<br />

un centro archeologico localizzato sulla<br />

costa tra Guidaloca e Scopello, dove, tra<br />

l’altro, sono stati identificati i resti di alcune<br />

fornaci.<br />

Proprio nelle vicinanze di Guidaloca, nei<br />

pressi della spiaggia omonima è localizzato<br />

un relitto di cui resta parte del carico<br />

in forma di colonne ed elementi architettonici<br />

in pietra. La sua datazione, ancora<br />

imprecisa, dovrebbe oscillare intorno ai<br />

primi secoli dell’era cristiana.<br />

Un altro relitto è localizzato di fronte la<br />

spiaggia (plaja), dove la breve ricognizione<br />

effettuata ha portato all’effettiva identificazione<br />

dei resti di un’imbarcazione lignea<br />

fortemente insabbiata di cui si nota<br />

appena parte di probabili ordinate e di<br />

lunghi chiodi in rame in esse inseriti. Si<br />

constatava anche la presenza di un probabile<br />

cannone, ma il forte insabbiamento<br />

inibisce ogni ulteriore chiarimento. I resti<br />

di cui sopra si localizzano su un fondale<br />

di circa m 2. Dovrebbe trattarsi di relitto<br />

post-medievale (databile tra il ’500 e il<br />

’600) che soltanto ulteriori dati potranno<br />

meglio evidenziare.<br />

Non lontano se ne dovrebbe trovare un<br />

altro che abbiamo identificato attraverso<br />

una ricerca d’archivio. In un documento<br />

è attestata l’esistenza di un relitto di galeone<br />

del XVI secolo, naufragato presumibilmente<br />

per avverse condizioni marine<br />

nelle acque antistanti la località Magazzinazzi.<br />

Da questo documento si evince<br />

che l’imbarcazione possedeva diversi<br />

cannoni, alcuni dei quali vennero recuperati<br />

poco dopo il naufragio. Sempre sulla<br />

<strong>Sebastiano</strong> <strong>Tusa</strong><br />

base di documento d’archivio si evince il<br />

naufragio (nel 1487) in queste acque di<br />

una nave carica di grano appena salpata<br />

dalla costa alcamese.<br />

L’intenso traffico marittimo, appena evidenziato<br />

attraverso queste poche notizie,<br />

è provato anche dalla presenza, nell’area<br />

dell’odierno porto, di una struttura in<br />

opera cementizia molto tenace con rivestimento<br />

in blocchi di calcarenite locale,<br />

talora reimpiegati. La struttura in questione<br />

è parallela alla linea di costa e, pertanto,<br />

non può non essere interpretata che<br />

come parte di un molo o banchina. Sui<br />

suoi fianchi presenta le tracce di almeno<br />

due solchi di battente che indicano la relativa<br />

antichità del manufatto.<br />

La datazione avanzata da taluni al periodo<br />

fenicio-punico, associando tale struttura<br />

ad altre presunte sommerse in asse a<br />

quella emersa e, pertanto, a essa collegate,<br />

non appare provata da alcun dato archeologico<br />

o riguardante la tessitura muraria.<br />

Scopello. I faraglioni<br />

(foto Fondo Orao).<br />

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