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Sebastiano Tusa - Regione Siciliana

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Litorale presso<br />

Palma di Montechiaro<br />

(foto Fondo Orao).<br />

zionato, sette pallini in piombo, un panetto<br />

e un frammento di zolfo e qualche<br />

frammento di anfora.<br />

Nell’area si notarono anche tavole di fasciame<br />

di un relitto e due cannoni di medie<br />

dimensioni concrezionati, probabilmente<br />

in ferro; nelle immediate vicinanze<br />

si osservarono vari elementi della struttura<br />

dello scafo concrezionati non meglio<br />

identificati; venne pure trovata l’ancora<br />

del relitto e, sparpagliato, un notevole<br />

quantitativo di pallini.<br />

Il materiale e l’evidenza raccolti indicano<br />

l’esistenza di un relitto di epoca post-medievale<br />

di grande interesse che potrebbe<br />

già divenire oggetto di visita senza pensare<br />

ad alcun ulteriore recupero, che potrebbe<br />

essere pianificato in seguito, ove le<br />

condizioni si ponessero. Inoltre dai materiali<br />

identificati si evince anche la presenza<br />

di altri relitti di varie epoche, giustificabili<br />

con la pericolosità dello scoglio per<br />

la navigazione. Pertanto la zona, opportunamente<br />

valorizzata, potrebbe diventare<br />

elemento di attrazione turistica.<br />

Ma l’interesse maggiore dell’area costiera<br />

in questione si basa sull’accertata, ma non<br />

documentata esaustivamente, presenza<br />

delle installazioni portuali greche relative<br />

all’importante metropoli di Akragas, che<br />

si trovano nei pressi del litorale di San<br />

Leone. Tenui indizi sono stati finora raccolti.<br />

È necessario impiantare una ricerca<br />

su vasta scala per evidenziare le tracce effettive<br />

di strutture portuali che potrebbero<br />

diventare un ottimo corollario alla visita<br />

delle rovine della città antica.<br />

Palma di Montechiaro – Monte Grande<br />

Le recenti ricerche effettuate dalla Soprintendenza<br />

per i Beni Culturali ed Ambientali<br />

di Agrigento, sotto la guida di Giuseppe<br />

Castellana, nel vasto complesso archeologico<br />

di Monte Grande, hanno messo<br />

in evidenza l’esistenza di un importante<br />

insediamento preistorico databile all’antica<br />

età del bronzo (prima metà del II<br />

millennio a.C.) che intratteneva rapporti<br />

stretti con l’Egeo, con Cipro, con il Vicino<br />

Oriente, Creta e la Grecia continentale.<br />

Si trattava di un vero e proprio emporio<br />

primordiale che divenne florido per la<br />

sua posizione lungo le rotte mediterranee<br />

tra l’Oriente e l’Occidente, ma anche come<br />

luogo di approvvigionamento dello<br />

zolfo che già da allora si estraeva proprio<br />

sui fianchi del Monte Grande. L’estrazione<br />

dello zolfo fu un’attività che proseguì<br />

fino in epoca romana e anche oltre, fino<br />

all’immediato dopoguerra.<br />

La floridezza di questo sito attraverso le<br />

epoche si deve proprio alla capacità dei<br />

suoi abitanti nello sfruttamento dello zolfo<br />

e della posizione geografica dell’area.<br />

Ma tale capacità sarebbe stata vana se le<br />

merci e lo zolfo non fossero state commerciate<br />

inoltrandole per mare nei mercati<br />

di destinazione. Per garantire la commercializzazione<br />

era necessario che l’insediamento<br />

avesse degli approdi sicuri nella<br />

costa antistante.<br />

Data l’importanza del sito e la sua alta<br />

antichità (è uno dei pochissimi empori<br />

riconosciuti databili a epoche così antiche<br />

in tutto il Mediterraneo) e data la<br />

149 Fattibilità dei parchi e itinerari archeologici subacquei nella Sicilia occidentale

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