Sebastiano Tusa - Regione Siciliana
Sebastiano Tusa - Regione Siciliana
Sebastiano Tusa - Regione Siciliana
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
Selinunte. Veduta<br />
aerea dell’Acropoli<br />
(foto Fondo Orao).<br />
nora soltanto l’inizio di alcune strade e<br />
scalinate che scendevano verso i porti è<br />
stato chiaramente identificato.<br />
Selinunte basava, quindi, la sua ricchezza<br />
su due strutture portuali, poste rispettivamente<br />
a est e a ovest dell’acropoli, in prossimità<br />
delle foci del Gorgo Cottone e del<br />
fiume Modione. I porti costituivano l’anello<br />
di transizione fra due mondi: la terra<br />
e il mare. Come tali la loro percezione,<br />
oggi mancante, darebbe la chiave per<br />
comprendere pienamente che cosa Selinunte<br />
fu per l’antichità.<br />
Di evidenze portuali dell’antichità se ne<br />
conoscono diverse. Esse vanno distinte in<br />
differenti categorie, da quelle naturali a<br />
quelle parzialmente adattate artificialmente,<br />
a quelle decisamente artificiali. Vitruvio<br />
(De architectura, V, 12) ci conferma<br />
che questa distinzione era già nota nell’antichità.<br />
Egli distingue fra porti naturali<br />
e artificiali. Questi ultimi possono,<br />
inoltre, avere caratteristiche molto diverse<br />
fra loro. Si poteva passare dall’insenatura<br />
naturale protetta da una semplice<br />
diga, ad una serie di bacini multipli completamente<br />
costruiti.<br />
Il sistema portuale selinuntino si dovrebbe<br />
porre fra quelle strutture naturali dotate<br />
di opere artificiali che assolvevano ad<br />
una doppia funzione di protezione, ma<br />
anche di avamporti destinati all’approdo,<br />
allo scarico e al carico delle merci. Sul piano<br />
tipologico e cronologico dovremmo<br />
trovarci in quel periodo nel quale, sempre<br />
secondo Vitruvio, l’evoluzione delle tecniche<br />
ingegneristiche permise la costruzione<br />
di strutture sommerse. Particolarmente<br />
frequenti divennero le semplici dighe<br />
che, partendo dalla costa secondo varie<br />
angolature, descrivevano archi o gomiti<br />
per riparare insenature naturali, come<br />
nel caso di Tabbat-el-Hammam, di fronte<br />
all’isolotto di Machroud (sulla costa siropalestinese),<br />
databile al IX sec. a.C. Più<br />
elaborati e sicuri divennero i porti a dighe<br />
multiple, ma soltanto con i Romani l’ingegneristica<br />
portuale raggiungerà i vertici<br />
assoluti dell’era pre-cemento armato.<br />
Da tutta una serie di evidenze raccolte<br />
negli anni in seguito a ricerche scientifiche<br />
e alla tradizione orale tramandata dai<br />
pescatori si evince che le strutture portuali<br />
selinuntine dovevano essere costituite<br />
da due grandi estuari naturali protetti da<br />
alcune dighe che riparavano le insenature<br />
sia da scirocco che da ponente.<br />
Nell’ambito del porto di levante, alcuni<br />
scavi effettuati sulla spiaggia diedero l’opportunità<br />
di mettere in luce l’inizio di un<br />
largo e massiccio molo che si dirigeva verso<br />
Sud-Ovest in direzione del mare. Detta<br />
struttura doveva costituire la barriera di<br />
protezione da ponente. Nel corso di una<br />
potente sciroccata, all’inizio degli anni<br />
’50, una struttura analoga, che doveva essere<br />
la continuazione di quella precedentemente<br />
scavata, si scoprì proprio al di<br />
sotto delle pendici orientali dell’acropoli.<br />
Fino agli inizi degli anni ’70, infine, era<br />
visibile una lunga struttura che, partendo<br />
dalle pendici occidentali dell’acropoli, si<br />
145 Fattibilità dei parchi e itinerari archeologici subacquei nella Sicilia occidentale