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Sebastiano Tusa - Regione Siciliana

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le Associazioni più diffuse sul territorio<br />

nazionale per la concessione dei brevetti<br />

(Fipsas, Nase, Padi Europa), si è potuto<br />

solamente appurare che ogni anno la<br />

Fipsas, registra circa 10.000 brevetti di<br />

nuovi sommozzatori (I livello) e la Nase<br />

circa 5.000. Purtroppo, neanche la Fipsas<br />

che è l’associazione legata al Coni, sembra<br />

poter fornire un dato sulla consistenza<br />

complessiva dei divers ma solo quello<br />

sul flusso annuale di brevetti che peraltro<br />

potrebbe anche essere sovrastimato<br />

in quanto l’effettiva registrazione dei<br />

brevetti avviene su scala provinciale e<br />

non nazionale.<br />

Durante questi colloqui si è solo riusciti<br />

ad appurare che il settore sembra in<br />

crescita, in particolare quello relativo all’archeologia<br />

subacquea. In Italia, la Fipsas<br />

rilascia annualmente 5.000 brevetti<br />

di istruttore per archeologia subacquea a<br />

soggetti che hanno già esperienza, cioè<br />

hanno acquisito i brevetti di I, II e III livello;<br />

mentre, in Europa, nel 1995, sono<br />

stati rilasciati 158.000 nuovi brevetti di<br />

immersione e un numero pressoché uguale<br />

di brevetti di vario livello 6 .<br />

Per procedere alla stima della domanda,<br />

con i pochi dati a disposizione sul trend<br />

dei divers, si è preferito fare riferimento al<br />

flusso medio giornaliero di immersioni in<br />

un centro diving della Sicilia. Da interviste<br />

con gestori di centri diving siciliani,<br />

ubicati in diverse zone della Sicilia, si è osservato<br />

che, a seconda del richiamo turistico<br />

della zona, a seconda del periodo<br />

dell’anno tale flusso è molto variabile: a<br />

Ustica (PA), che rappresenta uno dei luoghi<br />

di maggior richiamo in Italia per il turismo<br />

subacqueo, in un centro diving si<br />

possono effettuare sino a 80/90 immersioni<br />

al giorno concentrate nel solo mese<br />

di agosto, mentre normalmente negli altri<br />

periodi dell’anno si arriva a non più di<br />

4/5 immersioni al giorno; a San Vito lo<br />

Capo (TP), località che acquista crescente<br />

fama tra i sub, un diving centre può con-<br />

tare sino a 40/50 immersioni al giorno in<br />

alta stagione (luglio/agosto); ad Acitrezza,<br />

che non esercita particolare attrattiva sui<br />

sub, in un diving centre si svolgono mediamente<br />

durante l’anno 6/7 immersioni<br />

al giorno.<br />

Considerando che le condizioni climatiche<br />

favorevoli in Sicilia permettono immersioni<br />

per almeno quattro mesi, ma limitando<br />

cautamente il periodo più adatto<br />

per l’immersione subacquea a 100 giorni<br />

nell’alta stagione (cioè, dall’inizio della seconda<br />

decade di giugno fino alla fine della<br />

seconda decade di settembre), per ottenere<br />

una stima della frequenza media di<br />

immersioni, si è ritenuto ragionevole e<br />

assolutamente prudenziale adottare una<br />

media ponderata di sole 15 immersioni<br />

giornaliere per 60 giorni (luglio e agosto)<br />

più 3 immersioni giornaliere per i restanti<br />

40 giorni. Questa combinazione dà<br />

un valore totale di 1.020 immersioni,<br />

equivalenti a circa 10 immersioni al<br />

giorno. Questo valore però non include<br />

immersioni per archeologia subacquea, se<br />

non per Ustica, dove si trova l’unico itinerario<br />

archeologico subacqueo (oltre che<br />

a Pantelleria, dove ne è stato appena inaugurato<br />

uno).<br />

Proprio dalle indicazioni fornite dal numero<br />

di immersioni dirette all’archeologia<br />

subacquea a Ustica possiamo ricavare una<br />

stima della domanda addizionale di immersioni<br />

di questo tipo. Da informazioni<br />

fornite da un operatore del settore che lavora<br />

a Ustica, tra coloro che si dedicano<br />

all’attività subacquea, il 30% ha come<br />

priorità l’archeologia subacquea, il 70%<br />

l’osservazione della flora e della fauna marina.<br />

Pertanto, ipotizzando che circa un<br />

terzo delle immersioni non sarebbero effettuate<br />

in assenza di un’adeguata offerta<br />

di archeologia subacquea, possiamo ritenere<br />

che le immersioni attuali rappresentino<br />

circa due terzi del totale potenziale di<br />

immersioni che sarebbero realizzabili con<br />

l’offerta di parchi archeologici subacquei.<br />

Maurizio Caserta, Tiziana Cuccia, Isidoro Mazza, Giacomo Pignataro 200

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