Sebastiano Tusa - Regione Siciliana
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In merito alla rotta seguita va fatta la considerazione<br />
che sia che la flotta romana<br />
fosse a Aegussa sia che fosse a Phorbantia,<br />
nome peraltro mai riportato dalle fonti,<br />
la rotta seguita doveva avere la partenza<br />
dalla costa orientale di Hiera in quanto<br />
arrivando da Cartagine le navi puniche,<br />
con il regime eolico delineato, là soltanto<br />
avrebbero trovato un ridosso sicuro e ampio<br />
per tutta la flotta.<br />
Inoltre la rotta doveva essere necessariamente<br />
quella a nord di Phorbantia sia per<br />
problemi di vento sia perché sapevano<br />
della presenza della flotta romana nell’area,<br />
per cui infilarsi nello stretto fra Phorbantia<br />
e Aegussa, ampio 1,7 mgl, li avrebbe<br />
esposti consapevolmente a un agguato<br />
con conseguenze molto probabilmente a<br />
loro non favorevoli. Incerto invece è l’appostamento<br />
della flotta romana. Infatti vi<br />
sono due ipotesi: la prima è che la flotta<br />
romana fosse appostata a ridosso di Aegussa,<br />
per cui a circa dieci miglia da Hiera,<br />
lungo la rotta per Erice, questa entrava<br />
nel cono ottico delle navi puniche e<br />
quindi avrebbe impiegato almeno 1 ora<br />
per tagliare la strada alla flotta punica e<br />
aggredirla, essendo i Cartaginesi impediti<br />
a virare a 180° in quanto la direzione del<br />
vento e la tipologia delle vele (quadre) non<br />
lo consentivano. In tal senso però va rilevato<br />
che l’individuazione della flotta punica<br />
da Aegussa (Favignana) era subordinata<br />
alla visibilità che, in presenza di foschia,<br />
improbabile quel giorno, e data la<br />
distanza (almeno 12 km), avrebbe potuto<br />
essere problematica anche per una vedetta<br />
posta in alto.<br />
La seconda ipotesi invece prende le mosse<br />
dai rinvenimenti nel tempo di numerosi<br />
resti di ancore di eguale tipologia a nordest<br />
di Phorbantia. Se tali ancore fossero<br />
appartenute a quella flotta romana l’agguato<br />
sarebbe stato improvviso e in ogni<br />
caso si sarebbe verificato nella stessa area<br />
dell’ipotesi precedente ma con possibilità<br />
di avvistamento decisamente più sicura e<br />
Piero Merk Ricordi<br />
aggressione più immediata data la minore<br />
distanza. In questo caso, lo schema ipotizzato<br />
concorderebbe anche con la circostanza<br />
riferita da Polibio secondo cui: “…<br />
I Cartaginesi ammainarono le vele preparandosi<br />
allo scontro con le navi romane<br />
che venivano incontro” e quindi si presume<br />
in direzione frontale o quasi.<br />
Infine, la correlazione fra gli storici fornisce<br />
un computo delle navi che hanno partecipato<br />
alla battaglia. Infatti Polibio specifica<br />
che le navi romane da battaglia,<br />
quinqueremi a vela, furono 200 mentre<br />
quelle puniche erano navi da guerra caricate<br />
con beni di consumo da inviare alle<br />
truppe cartaginesi. Cassiodione specifica<br />
che erano 250. Di queste 50 affondarono<br />
e 70 furono catturate e probabilmente<br />
condotte presso Lylibaeum occupata dai<br />
Romani. In tale ottica si inquadrerebbe il<br />
ritrovamento della nave punica di Marsala<br />
a opera di H. Frost. Considerate infatti<br />
le correnti e il luogo presunto dello scontro<br />
veniva più agevole indirizzare e/o rimorchiare<br />
le navi catturate verso Lylibaeum<br />
per cui è ipotizzabile che una o<br />
più navi mal ridotte potessero per esempio<br />
affondare o, più probabilmente insabbiarsi<br />
lungo quella rotta.<br />
Inoltre la considerazione che il livello eustatico<br />
era inferiore di circa m -1,5 rispetto<br />
all’attuale induce a ritenere che qualche<br />
nave possa essere stata spinta volutamente<br />
su un’area di secca per salvare almeno<br />
il carico e successivamente abbandonata.<br />
Tale area potrebbe inquadrarsi agevolmente<br />
nel settore esterno della laguna<br />
di Mothia, prospiciente Isola Lunga.<br />
Sulla base delle considerazioni precedenti<br />
è stata localizzata a nord-ovest di Capo<br />
Grosso, a Levanzo, un’area entro la<br />
quale si ritiene che possa essere avvenuto<br />
lo scontro.<br />
In quest’area, analizzata mediante side<br />
scan sonar solo marginalmente e solo parzialmente,<br />
sono stati rilevati alcuni punti<br />
a cui allo stato attuale non è possibile at-<br />
Il primo punto<br />
(profondità: 63.1).<br />
Il secondo punto<br />
(profondità: 65.0) si<br />
presenta come un gruppo<br />
di tre elementi di natura<br />
non definibile ma in una<br />
giacitura anomala rispetto<br />
a quella del substrato.<br />
Il terzo punto<br />
(profondità: 55.9) si<br />
presenta come un<br />
elemento di natura non<br />
definibile e in forte<br />
rilievo.<br />
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