Sebastiano Tusa - Regione Siciliana
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la cittadina sede del pittoresco porto peschereccio.<br />
Dello scafo si conserva la prua<br />
e alcune tavole di fasciame; del carico si<br />
conserva ben poco poiché la posizione del<br />
relitto nei pressi della costa ne determinò<br />
la sua asportazione o depredazione.<br />
Il relitto più interessante e spettacolare è<br />
quello di una nave francese del XVI secolo,<br />
anch’esso arenatosi a circa ottanta metri<br />
dalla riva di fronte la contrada Coda di<br />
Volpe. I resti del relitto e del carico si trovano<br />
su un fondale sabbioso a m 5 di profondità.<br />
La parte più significativa e indicativa<br />
del carico era l’armamento della nave,<br />
costituito da cannoni in bronzo lunghi<br />
circa m 3, alcuni tortili a sezione poligonale<br />
recanti vistosi stemmi. Uno dei<br />
cannoni aveva il pomolo della culatta a tulipano<br />
con tracce dell’originaria doratura.<br />
Aveva anche la superficie occupata da gigli<br />
disposti a scacchiera, una vistosa F e<br />
lo stemma che rappresentava la salamandra.<br />
Si tratta di cannoni attribuibili all’età<br />
di Francesco I (1515-1547) e di suo figlio<br />
Enrico II.<br />
Oltre ai cannoni giacevano sul fondo anche<br />
numerosi rottami di ferro, palle in<br />
ferro, piombo e pietra, pallottole per moschetti,<br />
archibugi, petriere, parti dello scafo<br />
e frammenti di lamine di piombo usate<br />
per rivestimento.<br />
L’episodio cui si riferisce probabilmente il<br />
naufragio di questa nave francese si inquadra<br />
nelle attività della c.d. “empia alleanza”<br />
tra Francesi e Turchi ai danni della<br />
Spagna. La nave potrebbe essere stata distrutta<br />
e affondata in occasione dell’assedio<br />
di Sciacca che avvenne nel corso della<br />
spedizione organizzata a partire dal maggio<br />
del 1553 dall’empia alleanza costituita<br />
da Ottomani, Francesi e pirati seguaci<br />
di Dragut. In quell’occasione una grande<br />
flotta composta da sessanta galere ottomane<br />
al comando di Mustafà Pascià, di ventisei<br />
galere francesi al comando del principe<br />
di Salerno e delle fuste di Dragut partì<br />
dalla Turchia alla volta della Sicilia sac-<br />
<strong>Sebastiano</strong> <strong>Tusa</strong><br />
cheggiando Licata e ponendo l’assedio a<br />
Sciacca, che resistette.<br />
La presenza di resti consistenti di relitti e<br />
luoghi di ancoraggio e gli episodi storici<br />
a essi relativi inducono a ritenere questo<br />
tratto di costa meritevole di attenzione e,<br />
quindi, da sottoporre a intensa ricerca archeologica<br />
finalizzata alla risoluzione di<br />
problemi storici e alla enucleazione di<br />
quei siti da valorizzare ai fini della creazione<br />
di itinerari da fruire.<br />
Agrigento, Porto Empedocle – Scoglio<br />
Bottazza<br />
Nelle acque antistanti il litorale agrigentino<br />
di San Leone, in prossimità dello scoglio<br />
della Bottazza, a m 1-15 sotto il livello<br />
del mare e a una distanza di 150 metri<br />
circa dal medesimo, in direzione 15° N-<br />
N / O, venne individuata un’area con fondale<br />
melmoso ricca di reperti metallici.<br />
Tra i materiali recuperati si segnalano tre<br />
piccole spingarde in bronzo, un golfare in<br />
piombo, un manufatto in ferro concre-<br />
Costa agrigentina<br />
(foto Fondo Orao).<br />
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