Sebastiano Tusa - Regione Siciliana
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cartaginese crea un sistema e una rete soprattutto<br />
tra il Nord-Africa, Sicilia e Sardegna<br />
tale da provocare l’emergere di una<br />
forza marinara che ebbe il pieno controllo<br />
del Mediterraneo. Tale controllo e tale<br />
forza si basavano proprio su una stretta<br />
connessione tra Cartagine e la Sicilia dove<br />
prosperavano le città puniche di Mozia,<br />
prima, e Lilibeo dopo, ma anche di<br />
Selinunte, conquistata dopo il 409 a.C.,<br />
di Erice, di Panormo e di Solunto. Il territorio<br />
nord-africano e la Sicilia occidentale<br />
divennero tutt’uno, l’uno interconnesso<br />
con l’altro attraverso una fitta rete<br />
di collegamenti politici, militari, culturali<br />
e commerciali. Questo perno geografico<br />
ha nel collegamento marittimo attraverso<br />
il Canale di Sicilia, Pantelleria e le isole<br />
Egadi il suo fulcro vitale. È, pertanto,<br />
pienamente comprensibile il motivo della<br />
particolare abbondanza di testimonianze<br />
punico-ellenistiche nei mari delle Egadi,<br />
così come in quelli di Pantelleria e del<br />
Canale di Sicilia. In quel periodo attraverso<br />
quel mare si realizza un intenso traffico<br />
commerciale e militare che costituisce<br />
la spina dorsale di un potere che stringeva<br />
in una morsa apparentemente inattaccabile<br />
tutto il Mediterraneo.<br />
Analogamente è comprensibile che i Romani<br />
astutamente capirono che il loro destino<br />
di potenza dominante sul Mediterraneo<br />
poteva essere compiuto soltanto se<br />
si fosse spezzato questo asse di collegamento<br />
tra Nord-Africa e Sicilia occidentale.<br />
Fu per questo che lo scontro decisivo<br />
per le sorti di tutto il Mediterraneo avvenne<br />
proprio in uno dei punti focali di<br />
questo sistema di collegamenti: le isole<br />
Egadi. Dimostrare la vulnerabilità di quel<br />
collegamento avrebbe permesso ai Romani<br />
di conseguire un risultato duplice. Da<br />
un lato avrebbe indebolito il campo avverso<br />
spezzandone il cuore del suo potere,<br />
dall’altro avrebbe minato psicologicamente<br />
il nemico dimostrandone la vulnerabilità<br />
in uno dei punti di massima forza. È<br />
così apparentemente semplice spiegare e<br />
commentare sia la presenza archeologica<br />
subacquea alle Egadi, sia la localizzazione<br />
della famosa battaglia che nel volgere di<br />
poche ore il 10 marzo del 241 a.C. decise<br />
le sorti del mondo di allora per i secoli a<br />
venire. Ed è altresì spiegabile alla luce di<br />
queste succinte, ma significative, considerazioni<br />
storiche, anche la particolare presenza<br />
di testimonianze archeologiche subacquee<br />
pertinenti il periodo romano repubblicano<br />
e imperiale. Anche Roma, infatti,<br />
perseguendo un sistema economico<br />
e culturale già consolidato, costruì la sua<br />
fortuna su una rete di collegamenti nordsud<br />
da e per l’Africa di grande spessore. Si<br />
giustifica in tal modo anche la presenza di<br />
testimonianze archeologiche sui territori<br />
delle isole Egadi, di Pantelleria, nonché la<br />
potenza e la vivacità di Lilibeo romana,<br />
vero e proprio anello di collegamento tra<br />
l’Italia e l’Africa per tutto il periodo romano,<br />
fino alle invasioni vandaliche.<br />
Le deduzioni tratte dalla nostra campagna<br />
di ricerche archeologiche subacquee<br />
confermano, quindi, quanto va emergendo<br />
attraverso l’intensificarsi della ricerca<br />
archeologica non tanto alle Egadi, quanto<br />
a Pantelleria e a Lilibeo/Marsala. Un quadro<br />
di grande ricchezza emerge dalle recenti<br />
ricerche con il delinearsi di una notevole<br />
floridezza commerciale e di una<br />
forte attività edilizia e artigianale di pregio<br />
che caratterizzano i secoli del dominio<br />
dell’impero romano in questa zona del<br />
Mediterraneo.<br />
Questo quadro ricostruttivo della storia<br />
di quel periodo lega indissolubilmente<br />
terra e mare poiché i dati dell’archeologia<br />
terrestre aiutano a comprendere quelli dell’archeologia<br />
subacquea e viceversa. Queste<br />
deduzioni di carattere storico-archeologico<br />
devono indirizzare anche la traduzione<br />
divulgativa di quanto la ricerca<br />
scientifica ha finora dissepolto dal mare e<br />
dalla terra. In altre parole l’offerta didattico-turistica<br />
che si delinea con il presen-<br />
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